Aiutare la società a cambiare

[…] L’egoismo sembra imperare, la malvagità sembra farla da padrona, gli interessi personali – economici e non – sembrano vincere su quegli ideali, su quelle parole che tu mi hai sempre mandato.

Io vorrei poter fare qualcosa affinché ciò che tu mi hai detto, che io ho sentito ed ho condiviso, riuscisse a far comprendere anche agli altri che il vero senso di essere in questo mondo non è quello di possedere, di guadagnare, di avere il potere… già: il potere!

Fratello mio, questo smarrimento che mi coinvolge totalmente mi porta molto spesso alla depressione, quasi ad abbandonare le armi, a fermarmi, ad essere soltanto uno spettatore di quell’apparente sfacelo politico, sociale e – perché no? – anche individuale, che sembra esserci intorno.

Ti prego, quindi, ancora una volta, di darmi quella spinta, quel conforto, quello stimolo affinché io riesca a trovare il coraggio di essere uno tra molti, ma unito e vicino a questi molti. Anonimo

Fratello mio, che ancora una volta ti rivolgi a me quale portavoce di una presunta verità per chiedere conforto in quella valle così difficile che stai attraversando; fratello che ti aspetti da me una soluzione ai problemi che ti circondano, che sogni di poter avere almeno tu – tu che sei vicino agli insegnamenti, alla spiritualità – una visione migliore, ottimistica, più piena di speranza, di quello che potrà essere il futuro, tuo, dei tuoi figli, dei tuoi amici, dei tuoi parenti…

Vedi, fratello, proprio tu che conosci le parole che abbiamo detto in tutti questi anni, dovresti ormai avere in te stesso la comprensione, la consapevolezza che, sola, può darti la forza di sperare, e non soltanto semplicemente di sperare, ma addirittura di credere col più profondo del tuo intimo, che tutto ciò che accade intorno a te non può altro – alla fine – che rivelarsi un bene, un bene nato dalla necessità di far comprendere a te e a tutti gli altri  che, insieme a te, vivono sul piano fisico.

Se tu, fratello, ti ricordassi che il fatto di essere presente all’interno del mondo che chiamiamo “della materia” significa fare esperienza per comprendere e, da questa comprensione, trarre un miglioramento al proprio interno, allora le tue domande cadrebbero da sole.

Senza dubbio, apparentemente non vi sono molti motivi intorno a te per sperare che tutto si risolva nel modo migliore: turbolenze, disastri, malvagità sembrano effettivamente essere all’ordine del giorno e costituire la trama principale su cui è basata la società nella quale ti trovi a vivere.

Ma tu, fratello, considera, te e tutti gli altri intorno a te come se foste un corpo, un corpo umano, nel quale vi è una parte fisiologica che cerca di ristabilire, di trovare, di creare un equilibrio che, per qualche motivo, per qualche ragione, è andato perso, è andato sconvolto: in questa condizione – tu lo sai – la reazione del fisico non è mai una reazione tranquilla: vi sono sconvolgimenti fisiologici, vi è febbre, vi sono reazioni epidermiche

La stessa cosa è identica per la società in cui vivi in quanto, pur essendo costituita da tante particelle, da tanti individui, tuttavia forma un unico grande corpo che cerca di ritrovare l’equilibrio al suo interno creando, sulle vestigia di una società che ormai ha fatto il suo tempo, un nuovo altare per la Verità; e questo non può essere fatto senza tormenti, senza turbolenze – così come in ambito fisiologico – senza sommovimenti, senza tormenti, senza turbolenze.

Ecco quindi che ancora una volta io ti dico che ciò che accade non è sintomo di negatività: questa confusione che vedete intorno a voi non prelude ad una tempesta che distruggerà, in qualche ipotetico olocausto, l’umanità, ma è invece un motivo per gioire perché dalla confusione, dal dubbio, dai perché, dai tormenti, espressi magari anche violentemente, si può dedurre che l’individuo ha ormai la sua coscienza formata e, pur non essendo vicino del tutto alla Verità, tuttavia sente che esiste, sente che vi è qualcosa di meglio da trovare.

E cerca di trovarlo, confusamente, magari nel modo sbagliato, dibattendosi in tutte quelle trappole che egli stesso si è creato intorno, ma che senza dubbio, prima o poi, riuscirà a superare.

Ed allora tu vedrai nascere quel mondo nuovo in cui tutti saranno uguali, in cui gli affetti non saranno limitati soltanto alla propria famiglia, ai propri figli, ma sarà manifestazione comune verso tutti gli altri individui; e non soltanto, ma l’affetto non sarà più soltanto tra individuo e individuo, ma tra individuo e natura, in un equilibrio che, solo, può dare la certezza, la sicurezza interiore che siete parte di un Tutto e non particelle isolate, chiuse ognuna in un proprio mondo in contrasto con quello degli altri.

In definitiva, la tua stessa confusione non è altro che un rispecchiare, nel tuo piccolo, quei sentimenti, quel malessere che fanno nascere in te le domande, i dubbi ed i perché e, quindi, è proprio per questo che noi ti diciamo: “Gioisci e spera, poiché nulla di ciò che accade, di ciò che è accaduto e di ciò che accadrà mai ha altra funzione che quella di ottenere il miglior bene possibile per tutti voi”. Moti

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Allora, fratelli, se le vostre parole sono nel vero – e non ho motivo di dubitare che così sia – io personalmente, in prima persona, trovandomi confuso tra i confusi, smarrito tra gli smarriti, pecora tra i lupi, innocente – apparentemente – tra i colpevoli, cosa posso fare, io, per dare il mio piccolo apporto affinché tutto questo cambi? Andrea

Sarebbe facile rispondere, come ha sussurrato qualcuno, “conosci te stesso”.
Sì, perché, se ben ci pensate, dire “conosci te stesso” può anche non voler significare nulla. Chi di voi conosce se stesso? In che misura è necessario conoscere se stessi? Quanto si deve conoscere di se stessi per trovare quella pace, quella tranquillità, quella serenità, quella consapevolezza che può aiutare anche chi sta attorno?

Perché ricordate che se non trovate voi, in voi stessi, la pace, la fiducia, la consapevolezza, difficilmente potete veramente fare qualcosa anche per gli altri.
E allora, che fare?

In realtà la risposta è molto semplice: ciò che si deve fare è cercare di trovare in se stessi la giusta intenzione nel compiere le azioni, cercare di fare ciò che si sente di fare, cercare di comunicare agli altri la propria serenità; cercare, quando si è felici, di far sentire agli altri che si è felici e, quindi, ricordare loro – magari chiusi nella loro infelicità – che la felicità esiste ancora, se si vuole trovarla. Essere, quindi, un esempio di felicità affinché gli altri non si dimentichino che la felicità esiste. 

Significa sentire un nodo alla gola per la tristezza e non mascherarla ma, di fronte agli altri, anche a costo di apparire stupidi o donnicciole, lasciar uscire questa tristezza e magari piangere, affinché gli altri si ricordino che intorno a loro ci sono altre persone, forse anche più infelici e più tristi di loro, e che hanno bisogno del loro equilibrio e del loro aiuto, e che quindi possono – se vogliono – essere utili agli altri: perché essere utili agli altri è sempre un gran motivo per trovare forza interiormente.

Che fare ancora, creature? Basta operare nella società facendo il proprio lavoro, senza emulare coloro che lavorano non perché ritengono giusto farlo, ma perché pensano sempre e comunque di poterne ricavare dei benefici di qualche tipo; significa insomma vivere la propria vita non soltanto all’insegna di se stessi, ma tenendo sempre presente che si fa parte – come diceva il fratello, prima – di un unico organismo, e che sono le cellule sane quelle che possono far guarire quelle malate. 

Significa, alla fin fine, essere se stessi di fronte a se stessi ma, più che altro, di fronte agli altri, non mascherando le proprie delusioni, i propri problemi, le proprie confusioni, perché ci si deve ricordare che gli altri in noi – in voi – osservano se stessi, e se noi ci mettiamo le maschere, se non mostriamo come siamo, come possono essi scoprire ciò che appartiene a loro?

Bisogna non sentirsi sfruttati dagli altri, ma bisogna ricordarsi che vivere sul piano fisico significa sì fare il proprio interesse magari per i propri bisogni, per il proprio bisogno d’affetto, o per altro; tendere a sfruttare gli altri per ottenere ciò che più fa piacere o serva per crescere, per comprendere, ma non aver paura allorché gli altri pretendono la stessa cosa da noi.
Quindi, essere pronti a sfruttare, per comprendere, gli altri, ma essere pronti anche ad essere sfruttati dagli altri affinché possano acquisire la loro comprensione.

Vi sembra difficile tutto questo? No, creature: basta semplicemente ricordarsi di farlo e volerlo fare. Scifo

Eh sì, certo, belle parole queste, ma voi che sapete tante belle cose, che conoscete le verità, visto che noi è tanto che siamo qua accanto a voi, vi seguiamo, vi sentiamo, ci appassioniamo a quello che voi dite… magari abbiamo le nostre preferenze, preferiamo uno invece che l’altro, ma poi sappiamo benissimo che in fondo in fondo siete un po’ tutti una stessa cosa e allora non ha poi neanche tanto senso far distinzioni tra l’uno e l’altro…

Voi che siete così evoluti, così grandi, così bravi – ma fermiamoci: non vorrei sembrare una che pensa di avere dei diritti particolari per il fatto di assistere a queste cose, ma tuttavia non nascondo che penso che voi, in fondo, certamente anzi, lo dico senza star lì a fare giri – magari qualcosina di più per noi potreste anche farla.

Ci sono momenti di sofferenza, problemi di migliaia di tipi che ci assillano tutti i giorni, e, sicuro, noi siamo bravi, diligenti, bravi scolari, bravi discepoli, vi seguiamo con affetto, ma fate qualcosina di più per noi: le parole non sempre miei cari, bastano! Margeri

Posso capire quello che tu hai appena detto, cara sorella, ma devi renderti conto che proprio per quello che noi diciamo non possiamo fare molto di più di quanto già stiamo facendo.

Sì, noi vediamo i vostri dolori e le vostre sofferenze, ma non possiamo togliervele. Se tu ti aspetti che questo noi facciamo a te e per te, cara sorella, nulla hai capito del nostro venire tra voi!
Come potremmo noi arrogarci il diritto di togliere  ad uno di voi la possibilità di sperimentare un fatto della vostra vita?!

Tu potresti chiedermi di salvare una persona che ami, e come possiamo noi, sorella, ad esempio, fare una cosa del genere? Quella persona ha bisogno di ciò che sta vivendo; non può essere che così!

Tu stessa, che ami quella persona, ricavi dal tuo dolore, dalla tua sofferenza, comprensione; e se noi ti togliessimo questo dolore, questa sofferenza, opereremmo un delitto ben più grave di quello che altri compiono sul vostro piano di esistenza; perché ti assicuro, sorella mia, che il delitto più grave che si possa compiere  è quello di impedire agli altri di vivere ciò che stanno vivendo, di andare contro il disegno che l’Assoluto ha creato per ognuno di voi.

Non dico con questo che ciò che state vivendo nel dolore, nella sofferenza, nella gioia, nella felicità, debba essere vissuto come il mio popolo così spesso pensa: nella passività, aspettando che accadano le cose, senza cercare di far nulla per modificarlo.
In realtà voi potete modificarlo, poiché voi soltanto siete attori e responsabili di ciò che vi circonda; ma noi nulla possiamo fare, nulla sarebbe giusto che facessimo in questo senso. 

Ecco perché, fratelli, sorelle, possiamo soltanto venire  e cercare di spiegare il perché di ciò che state vivendo e farvi comprendere che va affrontato con fiducia e serenità, e qualche volta con rassegnazione.

Sappiamo che non è facile, sappiamo che tutti voi spesso riponete in noi speranze che non possono essere esaudite, sappiamo che  questo non esaudire le vostre speranze porta molto spesso ad un vostro allontanarsi da noi, ma, questo fa parte del gioco delle vostre esperienze e, senza dubbio, non porta mai a noi della sofferenza in quanto sappiamo che ciò che accade – anche questo – è per il vostro vero bene.
Om tat sat. Ananda

D’altra parte, se noi o chiunque altro potesse intervenire sui film individuali, ritorneremmo ad una concezione di Dio degna di quel cattolicesimo retrivo che noi andiamo contestando, in qualche modo – come alcuni di voi ben sanno – in quanto ritorneremmo a quella figura di divinità volubile e capricciosa che aiuta, magari, chi spende un po’ di tempo in più a rivolgerle una preghiera.

Noi da anni, anche se poco in realtà abbiamo parlato fino ad oggi, continuiamo a volervi proporre l’idea di un Dio logico e razionale, che lascia che i film individuali di tutti gli individui si intreccino, che in questi film ci sia anche il dolore, la sofferenza perché il salto di qualità per raggiungere la coscienza – il “sentire” se preferite chiamarlo così – superiore deve inevitabilmente passare attraverso quell’esperienza.

Per cui, in nome di questa divinità logica e razionale che è in ognuno di noi e in ognuno di voi, noi possiamo soltanto portarvi le nostre parole di conforto ma, ahimè, lasciare che i vostri film individuali seguano quel corso che là, nell’Eterno Presente, figli cari, esistono, e che la vostra coscienza vi fa sentire a volte frammentariamente come reali. Vito


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11 commenti su “Aiutare la società a cambiare”

  1. Siamo tutti connessi. Oggi l’attualità e la contemporaneità ce lo ricordano in modo ancora più forte. Ognuno con il proprio ruolo, che in fondo è ugaule per tutti: scoprisi parte di un unico organismo.
    Grazie.

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  2. Molto attuale la prima parte, dato quello che sta accadendo nel mondo intero per via del Covid 19. Sottolineare che tutto è necessario per l’apprendimento delle Coscienza può essere di conforto a chi in questi giorni sto perdendo la fiducia, perchè non compreso appieno questo insegnamento.

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  3. Il post sembra scritto proprio per la realtà che viviamo adesso. Questo significa che tendiamo a dimenticare che ogni periodo storico, anche vicino, ha i suoi tumulti e sconvolgimenti. Mi ha colpito il passo in cui si afferma che la società nel suo insieme, si comporta come il corpo umano: per trovare l’equilibrio che ha perso vive momenti di sofferenza, confusione, incertezze, ma tutto è per il nostro bene.

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  4. Alla fine andrà tutto bene. Frase che oggi col covid-19 va tanto di moda.
    In realtà questo può essere detto soltando dall’individualita’ come risultato delle molteplici reincarnazioni.
    Per quanto riguarda l’individuo invece, la singola incarnazione, andrà come deve andare.
    Pur non essendoci nessun Disegno, di nessun Dio, su di noi, nessuna esperienza andrà perduta ma sarà utilizzata per ampliare il sentire.
    Un Dio logico e razionale, per noi che ci eravamo affezionati ad una Madre affettuosa e premurosa, non è sempre facile da accettare ed interiorizzare.

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  5. Il percorso è obbligato. Nessuno può o deve togliere gli ostacoli. Penso che ad un certo punto del percorso evolutivo, sia più facile non identificarsi nella vittima e accogliere gli eventi.

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  6. Tanti sono gli spunti di riflessione.
    Mi soffermo sulla responsabilità di ciascuno, accogliendo la quale superiamo la visione tradizionale di un Dio da cui attendere un intervento. Questo mi è ormai chiaro. Non c’è dio da invocare e supplicare. Ci sono solo le mie/nostre maniche da rimboccare.
    Altra chiarezza acquisita: ogni esperienza porta l’insegnamento necessario, individuale e collettivo.
    La via di fuga è solo una delle numerose illusioni.

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  7. Tanti sono gli spunti di riflessione.
    Mi soffermo sulla responsabilità di ciascuno, accogliendo la quale superiamo la visione tradizionale di un Dio da cui attendere un intervento. Questo mi è ormai chiaro. Non c’è dio da invocare e supplicare. Ci sono solo le mie/nostre maniche da rimboccare.
    Altra chiarezza acquisita: ogni esperienza porta l’insegnamento necessario, individuale e collettivo.
    La via di fuga è solo una delle numerose illusioni.

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  8. Ricche di spunti queste pagine!
    Chiaro l’esempio delle cellule sane e malate del corpo umano.
    La negatività non esiste!
    L’accoglienza di ciò che è.
    E inoltre sento risuonare questa frase: “essere utili agli altri è sempre un gran motivo per trovare forza interiormente”

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  9. Così come le individualità sono alla ricerca di continui equilibri che si susseguono e che sono il frutto di esperienze, anche la società evolve con le stesse dinamiche.

    All’interno delle società ognuno, attraverso il suo comportamento, può essere il motore che spinge al cambiamento, alla condizione di ricerca di un nuovo equilibrio.

    E’ di nuovo fondamentale la responsabilità che non è rivolta solo a noi stessi ma si apre alla comunità in cui ci troviamo a vivere e all’interno della quale rappresentiamo la spinta, il seme, l’esempio che spronano altre individualità a poter raggiungere comprensioni.

    Ciò che contraddistingue colui che segue un cammino spirituale è la consapevolezza di tutto questo. Consapevolezza della propria funzione così come riconosce la funzione altrui nei propri confronti.

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