Dal dubbio alla certezza, attraverso la conoscenza e la comprensione

Cosa vuol dire “dubbio”? Se voi andate a cercare questa parola su un dizionario, troverete che dubbio è una parola che deriva dal latino “duo” e che significa “essere in bilico tra due cose”. L’uomo vive nel dubbio ogni attimo, ogni momento – persino nei sogni il dubbio si manifesta in lui – e non è certo una cosa piacevole! Tutti sapete, tutti avete avuto dei momenti in cui siete rimasti oscillanti, senza saper prendere una decisione.
Dubitare, che brutta cosa! Eppure anche il dubbio è necessario; anche il dubbio, come tanti altri accadimenti dell’uomo, ha una sua funzione: è necessario all’evoluzione.
Quanti dubbi sciogliete ogni giorno? Tanti, dai più semplici ai più grandi: vi alzate al mattino e siete già in dubbio su quale paio di scarpe mettervi!
E perché scegliete un paio di scarpe invece che un altro? Come accade che voi riusciate a sciogliere anche questo piccolo dubbio?
Voi direte: “È una cosa istintiva, una cosa senza importanza!” Non è così, non è una cosa istintiva. In realtà, voi operate una scelta e sciogliete il dubbio per appagare il vostro Io. Certo, voi sorriderete: “Il nostro Io appagato dalla scelta di un paio di scarpe…”. Invece è proprio così: il vostro Io è appagato dalla scelta di un paio di scarpe. Questo Io così vanitoso, così presuntuoso, così fatuo che si intromette persino in una scelta di così poca importanza!
Questo esempio è per farvi capire che tutti i dubbi che si presentano alla vostra mente, dal più piccolo al più grande, quando vengono risolti, vengono sempre risolti in funzione del proprio Io, in funzione dei propri bisogni interiori, così come il dubbioso della favoletta che ha fatto sottostare la sua decisione sull’esistenza di un Dio, semplicemente al guadagno che avrebbe avuto. Moti

Io sono qua, stasera, per mettervi alcuni dubbi oltre a quelli che avete già. Voi direte: “Che necessità c’è di questo? Abbiamo già tanti dubbi nella nostra vita che proprio non ci fa piacere trovarne degli altri!”
Ma, come ha detto Moti, il dubbio è necessario, perché è attraverso la risoluzione dei dubbi che si raggiungono delle certezze.
Il dubbio che vorrei porvi questa sera – e che porgo in particolare ad alcuni di voi – è questo: siete sicuri che ciò che vedete intorno a voi esiste realmente ed è come lo vedete? Direi che, in linea di massima, siete tutti d’accordo sul fatto di essere limitati dagli organi di senso che possedete e che quindi vi possa interessare sapere qual è la Realtà, sentirvi ripetere – se qualcuno una certa idea se l’è già fatta – com’è la Realtà.
La Realtà non è quella che voi percepite. Voi guardate intorno a voi e pensate di vedere altri esseri umani, oggetti, animali e piante, ma non è così.
O meglio: questo accade semplicemente perché voi osservate la Realtà da un punto di vista particolare, legato appunto a quei cinque sensi che ognuno di voi ha.
O, meglio ancora: legato alla limitatezza di quei cinque sensi, poiché l’orgoglio dell’uomo deve essere alquanto ridimensionato, visto che i sensi che possiede – in fondo in fondo – sono molto limitati e ben poca cosa – ad esempio – a confronto con l’acutezza dei sensi presenti in alcuni animali che l’uomo ritiene “esseri inferiori”. Eppure gli animali, in un certo modo, hanno già una visione più ampia della Realtà, proprio grazie a questa minore limitatezza di certi sensi.
Voi potete osservare un fiore: vedete il “fiore, percepite la forma fiore, ne assorbite il profumo, ne toccate la levigatezza, ne percepite i colori. La somma di tutto questo è per voi il fiore. Eppure, se i vostri sensi fossero più acuti se – ad esempio – la vostra vista riuscisse ad essere così acuta da arrivare a vedere a livello microscopico, la forma del fiore scomparirebbe e la realtà non sarebbe più quella che percepite normalmente.
Già voi pensate che, vedendo un fiore, vedete soltanto la forma esteriore mentre vi sfugge, ad esempio, la presenza della linfa che nel fiore scorre, o il meccanismo che è attivato nel fiore, cosicché particelle gassose attraversano determinati punti della forma-fiore. Eppure sapete che questo accade, e ciò vi dà conoscenza di una realtà più completa di quella percepibile solo attraverso i vostri sensi.
Questo vuol dire che, anche se i vostri sensi sono limitati, per vostra stessa natura avete la possibilità di capire con la vostra mente qualcosa che va al di là delle vostre semplici sensazioni; e noi speriamo proprio, con il tempo, di riuscire a portarvi al di là di esse, con un lavoro lento, graduale, faticoso e, vi garantisco, non solo per voi!
Dubitate delle mie parole, quanto vi ho detto vi lascia dubbiosi, la mia esistenza e la mia realtà, la realtà stessa di ciò che io sono, non vi convince? Benissimo, creature care, ne sono proprio contento!
Se in voi infatti non esistessero dubbi, vi sarebbero due possibilità: la prima è che voi siate così avanti nell’evoluzione, così “illuminati” da non avere più alcun dubbio. Purtroppo, con mio rammarico – ma con sincerità e aderenza a quella che è la vostra Realtà attuale – non è accettabile: se così fosse, infatti, se voi non aveste dubbi, non sareste più legati a un corpo fisico e alla necessità della reincarnazione, ma sareste in altri lidi ben più confacenti al vostro stato evolutivo, e poi basta a chiunque osservarvi nelle vostre giornate, solo per qualche minuto, per scoprire in voi gli errori, le incertezze che indicano la presenza dei vostri dubbi.
La seconda è che, invece, siate così indietro nella vostra evoluzione da non avere ancora formato una vera autocoscienza, cosicché non state in realtà vivendo ma cristallizzando o vegetando, ma se così fosse non partecipereste a queste riunioni.
“Dubito ergo sum” direbbe Cartesio e, forse, in questo modo direbbe una frase ancor più pregna di significato del suo “Cogito ergo sum”.
Il fatto che voi dubitiate significa che non siete immobili dentro, che avvertite la necessità di conoscere, di comprendere, di avanzare; ed è il più chiaro sintomo di quella “malattia” contagiosa e ineluttabile che è l’evoluzione. Dubitate – quindi – e amate i vostri dubbi, ma senza trastullarvi in essi; usandoli, invece, come strumenti per continuare ad andare avanti, per arrivare a delle certezze sulle quali appoggiarvi per risolvere i dubbi più grandi che quelle certezze, inevitabilmente, vi porteranno ad affrontare.
Dubitate, quindi, senza timori, con tutto voi stessi, ricercando quell’immenso senso di soddisfazione e di appagamento che vi trasforma allorché riuscite a mutare un dubbio in certezza.
“Frate dubbio” avrebbe detto San Francesco.
“Padre dubbio” vi dice Scifo, perché il dubbio è fecondo e prolifico per ognuno di voi, molto di più di quanto riusciate ad immaginare. Scifo

Come la candela non fa luce se nessuno la accende,
così il dubbio non crea certezze se non vi è la volontà di risolverlo.
Labrys


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8 commenti su “Dal dubbio alla certezza, attraverso la conoscenza e la comprensione”

  1. “Dubitate – quindi – e amate i vostri dubbi, ma senza trastullarvi in essi; usandoli, invece, come strumenti per continuare ad andare avanti, per arrivare a delle certezze sulle quali appoggiarvi per risolvere i dubbi più grandi che quelle certezze, inevitabilmente, vi porteranno ad affrontare.”
    Sintesi con una forte valenza esistenziale di cui tutti noi credo abbiamo una nitida esperienza

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  2. A volte il dubbio, nella mia esperienza, crea estremo disagio, alimenta la mente che si perde in mille discorsi, portandomi in percorsi contorti. Affrontare il dubbio facendolo diventare esperienza profonda, mi richiede uno sforzo verso il silenzio, il radicamento e lo spazio in modo che la risposta venga dal profondo, e i frutti così sono tangibili

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  3. Mi è capitato di leggere da qualche parte che il segno dei gemelli, di cui faccio parte, non rappresenti la doppiezza, come a volte superficialmente viene giudicato, ma il continuo altalenarsi tra una visione e un’altra. Come qualcuno interpretò magistralmente: tra l'”essere o non essere”, per poi aggiungere “questo è il problema”, ma anche il senso, aggiungerei io. Il dubbio come motore propulsivo alla ricerca. Certo non ti permette di startene comodamente seduto a guardare, comporta un movimento, una spinta al rischio. Ma altrimenti che alternativa avremmo? Come potremmo raggiungere nuove comprensioni? Guardare la questione da questo punto di vista, mi ha molto riappacificato con il mio senso di inadeguatezza, causato da questa mia incertezza ancestrale. Anche se è un terreno difficile, quello del dubbio è l’unica via percorribile. Grazie Scifo.

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  4. Non ho avuto mai nessun problema a credere che ci sia una realtà oltre il mondo fisico, ma ho faticato molto a comprendere che la realtà che percepiamo è dovuta al fatto che abbiamo questi sensi, con altri percepiremmo altro. Leggervi, Voi tutti maestri del cerchio Ifior è stato ed è un dono davvero grande e stimolante.

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