La fisiologia della sessualità e l’omosessualità (5s)

La sessualità dell’individuo uomo è qualcosa di molto complesso, perché – come ogni manifestazione dell’individuo uomo – è la risultante della interazione dei tre corpi che costituiscono l’individuo stesso.
Corpo fisico, astrale e mentale giocano un ruolo molto importante per la manifestazione di quel complesso di azioni-reazioni-emozioni-pensieri che abbiamo chiamato sessualità.

Se la sessualità agisse soltanto a livello fisico – ed allora non la si dovrebbe più chiamare sessualità bensì sesso – molto probabilmente sarebbe “periodica” come accade nel mondo animale, in quanto esisterebbe al solo scopo di far sopravvivere la specie uomo e non sarebbe causa – come ancora oggi è, alle soglie del 2000 – di problemi.

Essa, inoltre, è strettamente legata al funzionamento di due ghiandole endocrine, l’epifisi e l’ipofisi (ghiandola pineale e pituitaria). Le due ghiandole in questione svolgono un’attività a livello fisiologico non indifferente. 

La prima è preposta allo sviluppo dei caratteri sessuali dell’individuo, tanto è vero che dopo la pubertà comincia, per essa, uno spontaneo processo di atrofia.

La seconda controlla l’emissione di ormoni sessuali – tanto per intenderci le gonadotropine – sostanze, in fondo, necessarie per l’eccitazione sessuale e per tutto il meccanismo che riguarda il rapporto sessuale in se stesso.

Non solo gli ormoni sessuali vengono stimolati dalle ghiandole suddette, ma viene stimolata l’intera produzione ormonica dell’organismo; questa produzione ha, però, sue determinate leggi, ed anche la produzione di ormoni sessuali è sottoposta ad esse. Questo significa che all’interno dell’equilibrio ormonale dell’organismo sano anche la produzione di ormoni sessuali diventa una componente necessaria, non significando, per questo, che voi abbisognate in continuazione di rapporti sessuali. 

L’organismo umano sano ha dunque bisogno, per il suo mantenimento, di ormoni sessuali in circolo, al fine di mantenere inalterato il suo funzionamento.
Tutto questo vuole dire che, in condizioni normali, un individuo porta in circolo anche ormoni sessuali i quali, però, non lo indirizzano necessariamente verso l’ottenimento di un rapporto sessuale. Questo significa, allora, che per mettere in atto il meccanismo del rapporto sessuale – ricordate che parliamo in termini molto semplificati – è necessaria, quanto meno, una quantità maggiore di questi ormoni.

Ne consegue, quindi, che deve entrare in campo un “quid” che sottopone ad un plus-lavoro le ghiandole sessuali e, poiché questo “quid” non lo si può trovare a livello fisico, ne consegue che se la sessualità fosse soltanto un fatto fisico essa si limiterebbe a quei “periodi” che caratterizzano la sessualità animale, in cui vi sarebbe una spontanea e naturale maggior produzione di ormoni sessuali, necessari – come abbiamo visto – a mettere in atto il meccanismo del rapporto sessuale.

La causa scatenante risiede, come vi è stato detto recentemente, nel corpo mentale dell’individuo; ed è da lì che parte lo stimolo alle ghiandole addette al controllo delle secrezioni delle ghiandole sessuali.

Questo, naturalmente, significa che la sessualità è strettamente legata al corpo mentale, e ciò lo potete verificare voi stessi osservandovi nelle vostre reazioni sessuali e cercando di capire quanto, quando e come il vostro corpo mentale vi ha influenzati; oppure lo potete vedere osservando la curva che la sessualità compie dal suo primo apparire in età puberale fino alla vecchiaia.

Generalmente un individuo sano, e con una sessualità non frustrata, noterà certamente un calo della sessualità nel corso dell’esistenza; questo avviene perché, se la sessualità viene vissuta in maniera “appagante”, non determina più quel ribollire di pensieri-desideri, che inducono il corpo mentale a stimolare il risveglio sessuale a ogni livello influendo (e subendone gli stimoli) in particolare sul corpo astrale il quale, in quanto sfera delle emozioni e delle sensazioni, renderà manifestata l’eccitazione a livello fisico.

Un meccanismo, questo, apparentemente complesso, tuttavia molto frequente in ognuno di voi e motivo di turbamento per alcuni.
Da quanto appena detto si può concludere che la sessualità, o meglio ancora il desiderio sessuale ed ogni sua conseguenza, agisce soprattutto a livello astrale e mentale.

Ma non volevo parlarvi di questo, anche se l’introduzione che ho fatto era più che necessaria per farvi comprendere ciò che voglio dirvi. Infatti sulla base di quanto detto voglio parlarvi di un particolare aspetto della sessualità: quell’aspetto – considerato una deviazione, pena e tormento di chi lo vive in prima persona, suscitatore in talune persone di ribrezzo – che viene comunemente denominato omosessualità.

Quella dell’omosessualità sembra essere una questione che affligge l’umanità fin dai suoi albori. Non si può infatti dire che essa sia una questione dei giorni nostri, in quanto l’omosessualità è sempre esistita, anche se differente è stato nei secoli il modo di interpretarla e di viverla.

Ma che cos’è l’omosessualità? 

È una dimensione sessuale che induce un individuo a rivolgere il proprio desiderio sessuale verso un altro individuo dello stesso suo sesso.
Questo sembra andare contro quella che è la normalità, anche per il fatto che lo scopo della sessualità sembrerebbe essere la propagazione della specie, il procreare, ed è chiaro per tutti che due individui dello stesso sesso non possono procreare.

Tuttavia, io sono qua per dire che non vi è nulla di anormale nell’omosessualità; naturalmente parlo di individui dalle tendenze omosessuali ma che hanno integre le caratteristiche sessuali di uno dei due sessi.
Infatti esistono individui che portano anche a livello morfologico e fisiologico le caratteristiche sessuali dell’uno e dell’altro sesso contemporaneamente: per questi individui, dunque, l’incertezza nel desiderio sessuale è più che mai comprensibile se si considera tutto il discorso di secrezioni ormonali che si faceva all’inizio.

«Ma l’individuo che ha invece un aspetto fisico normale, una fisiologia normale, dovrebbe indirizzare la propria sessualità in maniera altrettanto “normale”» viene da affermare, il fatto che, però, non sia così dà, a sua volta, da pensare che esista una causa scatenante un indirizzo anomalo della propria sessualità.

Le cause apparenti e più immediate potrebbero essere diverse: dal trauma infantile al “vizio” che induce a vivere la sessualità in maniera esasperata. Questo però non è certamente sufficiente a spiegare la complessità del fenomeno.
Le cause citate e tutte quelle che stanno nel mezzo e che non abbiamo menzionato, stanno anche alla base di altre problematiche sessuali, le quali hanno una più che evidente matrice psicologica che, in quanto tale, può essere modificata, “curata”, cambiata, riportata alla normalità.

Anche per quanto riguarda l’omosessualità si possono trovare, in alcuni casi, queste cause, ma non sempre: esistono chiaramente casi in cui la causa è differente.

Se si chiede ad un omosessuale vero (e per vero intendo un individuo morfologicamente e fisiologicamente normale, e che si trova a vivere la propria omosessualità non per motivi traumatici o per vizio) quando ha scoperto la propria realtà, risponderà che non c’è stato un momento preciso:
“Sono sempre stato così, fin da piccolo”.
Questo potrebbe ancora significare che il vero omosessuale nasce così, sembrerebbe cioè esistere – dopo una tale affermazione – una causa congenita; ma se abbiamo detto che, fisicamente, egli è un individuo integro, normale, significa ancora che non può esistere una causa apparente.
La causa esiste, certamente esiste, e la si trova sul piano astrale e sul piano mentale. Infatti è proprio da lì che partono gli impulsi e gli stimoli affinché il comportamento sessuale di quell’individuo rientri in una sfera o nell’altra.

Un osservatore esterno rileva nell’omosessuale vero – e parliamo in questo caso di omosessuali maschi anche perché sembra che l’omosessualità maschile abbia una maggiore importanza rispetto a quella femminile che passa molto più inosservata (ed anche qui ci sarebbe da parlare per ore e ore) – una certa “femminilità” data da una strana ed inconsueta “dolcezza” nel modo di essere e di fare di quell’individuo.
Ora la dolcezza, che non è affatto una prerogativa femminile – anche perché esistono “femmine” molto più aggressive e più dure dei “maschi” -, non è un attributo del modo di essere di un individuo che appartiene al piano fisico, ovvero non esiste nulla a livello fisico che sia la “causa” diretta o indiretta della dolcezza, ma la dolcezza, che fa parte del carattere di una persona, è un attributo che vede la sua provenienza dal piano mentale e dal piano astrale. 

Anche questo, dunque, conferma indirettamente che l’origine dell’omosessualità risiede in qualcosa che non appartiene al mondo fisico.
Non so quanto sia riuscito a convincervi, tuttavia dando per buono il fatto che ci sia riuscito, passiamo ad altro.

Come può essere che la causa dell’omosessualità rientri nel piano astrale e mentale, senza l’intervento di quegli stimoli che provengono dal piano akasico e grazie ai quali, piano mentale e astrale sono messi in movimento? 

Sapete che non può essere così, e infatti, lo stimolo principale proviene proprio dal piano akasico, e non solo, ma è proprio qui, nel piano akasico, che le motivazioni possono essere diverse, a seconda degli individui e del loro cammino evolutivo. 

Il compito del piano astrale e del piano mentale, mi sembra a questo punto abbastanza chiaro, in quanto essi hanno la funzione, attraverso la sfera dei desideri e delle emozioni il primo, ed attraverso la mente il secondo, di inviare gli impulsi al corpo fisico per indirizzarlo e dirigerlo in un determinato modo. Questo è abbastanza semplice da comprendere.

Il ruolo del piano akasico diventa invece molto più complesso, questo perché – come dicevo prima – le motivazioni del piano akasico sono diverse da individuo a individuo.
Se volessimo semplificare le cose, potremmo dire che l’esperienza di una vita da omosessuale rientra nei casi di karma irreversibili, necessari per fare comprendere a quell’individualità – attraverso ad un’esperienza che, a volte, può risultare piuttosto dolorosa – quel qualcosa che non ha voluto comprendere attraversando vie meno anguste.
Ma non vogliamo semplificare le cose, vogliamo cercare di comprendere quale può essere – in linea di massima – il meccanismo che induce all’omosessualità.

Facciamo alcuni esempi.

  • Potrebbe essere che l’individualità in questione abbia raggiunto un buon livello evolutivo, un buon livello evolutivo che lo porta ad amare indistintamente tutti i suoi fratelli. 
    Ecco che, però, per mettere a dura prova questo suo bisogno di amare, si profila il problema della sessualità, ed ecco che egli, a livello fisico, indotto dai moti del piano astrale e del piano mentale, si trova a sentirsi attratto sessualmente verso un individuo del suo stesso sesso; avviene così che il suo desiderio di amare tutti lo porterà verso esperienze anche dolorose che gli insegneranno qualche sfumatura in più di questo suo bisogno di amare, quanto meno quella che gli farà comprendere che amare non significa necessariamente avere dei rapporti carnali con l’individuo amato.
  • Un altro esempio potrebbe essere quello dell’individualità che si trova a sperimentare l’omosessualità per compensare una vita di voluto ed esasperato ascetismo, o di intolleranza verso tutto ciò che fuoriesce dalla normalità, dal lecito.
  • Un altro esempio ancora – e poi ci fermeremo qui – potrebbe essere quello dell’individualità che si porta dietro in maniera vivida e reale i retaggi di una vita precedente, lasciata magari in maniera traumatica e precoce, in cui rivestiva un corpo fisico di sesso opposto a quello attuale.
    In questo caso il corpo akasico invia gli impulsi quasi come se quell’individuo fosse ancora quello della vita precedente; naturalmente non è che il corpo akasico di quell’individuo stia facendo confusione, o abbia i mattoncini sottosopra ma, molto più semplicemente, alcuni aspetti dell’esperienza precedente rimasti incompiuti devono completarsi arricchendosi di nuove e diverse sfumature.

Se ne potrebbero fare altri di esempi, ma come ho detto prima preferisco fermarmi qui perché non farei altro che fare una lista di situazioni diverse che corrispondono ai differenti bisogni evolutivi degli individui che si trovano a vivere questa esperienza.

Quindi vista in questa ottica – come potete voi stessi considerare – l’omosessualità non ha nulla di anormale, se non quei comportamenti che vanno contro una morale solo umana, infatti da un punto di vista spirituale va considerata alla stregua di ogni esperienza “diversa” che l’individuo nel corso delle proprie esistenze può incontrare.

È vero che gli omosessuali possono avere, in linea di massima, una certa labilità emotiva, o che possono non essere, a volte, individui sereni, o, ancora, che possono avere comportamenti contraddittori e a volte addirittura provocatori, ma questo è soltanto un problema psicologico degli individui che non riescono ad accettare e a vivere serenamente la propria condizione, tanto è vero che sono molto vicini, per certi aspetti, a quelle signore insoddisfatte della propria condizione di “moglie-madre-casalinga”, che vivono la loro realtà in modo tormentato rasentando molto spesso la nevrosi.

Risolto il problema psicologico probabilmente anche un omosessuale riuscirebbe a vivere la propria esistenza in maniera più fluida, con gli alti e i bassi, con l’alternanza di momenti di sofferenza e di gioia come un qualsiasi altro individuo.

Ma – per concludere – volevo sollevare un quesito.  Si è parlato di omosessualità negli animali, allora io vi chiedo: come la si può spiegare, considerando che l’animale – almeno da quanto è stato detto dalle Guide – ha strutturato soltanto il corpo astrale e quello mentale è soltanto un abbozzo? 

A questo, naturalmente, risponderemo in un’altra occasione perciò io mi fermo qui, e vi saluto tutti quanti. Francesco


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1 commento su “La fisiologia della sessualità e l’omosessualità (5s)”

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