La gravidanza, il processo fisico e spirituale che prepara la nascita (IF9)

Insegnamento filosofico 9
«Sono incinta, aspetto un bambino!»
Così, ogni tanto, si sente dire da qualche giovane (o meno giovane) donna, con un tono di voce che maschera la felicità, l’imbarazzo e la paura.
Il dire di questa donna potrebbe essere così tradotto: «Sono felice perché aspetto un figlio, felice perché la nascita di un bambino, il vedere sorgere una nuova vita è sempre un dono divino, perché tutto questo comporta un cambiamento, un rinnovarsi; felice perché dimostro d’essere donna biologicamente ‘normale’ con tutte le funzioni fisiologiche a posto».
«Sono imbarazzata perché aspetto un figlio, imbarazzata perché non conosco (questo accade soprattutto alle donne che si trovano per la prima volta di fronte a questa esperienza) le conseguenze fisiche, pratiche e morali che ciò comporterà, imbarazzata perché non conosco le mie ‘capacità’ di genitore, di madre.
«Ho paura perché aspetto un figlio, paura poiché il parto, meta ultima e inevitabile di questa esperienza, mi intimorisce; non tanto per il dolore (raccontato da altre donne che l’hanno provato prima di me), quanto per il fatto che `vada tutto bene’; paura perché non so – e non posso sapere – se il bambino che sta crescendo dentro di me sarà normale, sano, bello e vispo come quelli delle altre.»
Oh, povera donna mia che affronti la gravidanza, l’esperienza di divenire madre, turbata, sconvolta e al contempo felice!
Se tu sapessi quanto è grande quello che stai compiendo, molto probabilmente i tuoi sentimenti sarebbero ancora più confusi, ti sentiresti ancora più turbata, ancora più sconvolta ma terribilmente felice. Io voglio dirti alcune cose su questo «miracolo» che sta avvenendo dentro di te, poiché il mio intento è quello di aiutarti, di renderti consapevole dell’importanza e della grandezza di questo fenomeno, sia che lo si guardi da un punto di vista strettamente materiale, sia che lo si cerchi di vedere anche nelle sue connotazioni e implicazioni spirituali.

Se lo guardiamo da un punto di vista materiale, all’interno cioè del mondo fisico, osservandolo soltanto nelle sue implicazioni fisiche, non si può non restare meravigliati, affascinati nel seguire tutto lo sviluppo materiale che porterà la vita ad una nuova creatura.
Vediamo cosa accade da quando l’ovulo viene fecondato dallo spermatozoo, senza soffermarci sul processo del concepimento anche se già di per se stesso è un miracolo per la perfezione e la precisione con cui si verifica. Dopo essere stato fecondato, l’ovulo – già portatore di una vita – cercherà l’ambiente più adatto per «annidarsi» (ambiente che, tra l’altro, è già pronto per riceverlo); ecco che da questo momento si ha l’immediata sospensione di particolari sostanze nell’organismo (dannose per la nuova vita) a favore di altre necessarie per favorire la crescita di questa nuova creatura.
E tutto quello che avviene all’esterno: le modificazioni del corpo fisico, il prepararsi graduale e lento del seno da cui uscirà la linfa vitale per questo nuovo essere, il meticoloso meccanismo fisiologico, le difese immunologiche, il tutto a protezione dell’ambiente in cui questa nuova creatura possa svilupparsi, crescere, raggiungere quella maturità necessaria alla propria «sopravvivenza» nel mondo fisico.
Non ha tutto questo del meraviglioso, non ti sembra sbalorditivo?
E il momento del parto? Non ti pare che anch’esso sia qualcosa di non attribuibile al caso, per la perfezione con cui esso è strutturato (ti basti pensare alla dilatazione dell’orifizio attraverso il quale il nuovo essere deve passare, e il contemporaneo e momentaneo sovrapporsi delle tenere ossa craniche, le famose «fontanelle», affinché il passaggio possa avvenire nel migliore dei modi), per la scelta del momento più adatto in cui quel delicato equilibrio che teneva legata la madre al figlio viene delicatamente, gradualmente, lentamente a spezzarsi per far sì che la nuova creatura, pur passando attraverso un’esperienza dolorosa da un punto di vista materiale, fisico, possa vedere finalmente la luce?
Se tu sapessi quale meraviglioso meccanismo hai messo in moto dentro di te, e se potessi assaporare le meraviglie che avvengono al tuo interno, sta’ certa che le tue paure e il tuo imbarazzo scomparirebbero! Com’è possibile pensare, infatti, che con tutto quello che sei stata in grado di fare in quei lunghi, faticosi e, infine, estenuanti nove mesi di gravidanza, tu non sia in grado di essere una «vera» madre?
Ciò che è avvenuto dentro di te, e che tu hai vissuto con trepidazione, paura, come lo si può chiamare se non amore? E se l’amore ti è rimasto accanto per tutto quel tempo, come puoi anche solo dubitare che, una volta che tuo figlio vedrà la luce, quello stesso amore ti possa abbandonare? Ed il tuo stesso timore che «vada tutto bene» altro non è che una diversa sfaccettatura di quell’amore che ti ha permesso di attendere pazientemente il passare di quei lunghi mesi affinché l’opera venisse compiuta.
Impara, cara donna mia, a osservare con l’ingenuità di un bambino, con lo stesso stupore e la stessa meraviglia, il fenomeno “gravidanza”, il fenomeno “nascita”, fin dal suo sorgere; osservalo non soltanto su di te ma anche in tutte quelle donne che decidono ed accettano di darsi totalmente a questa “missione”, e capirai da sola che non vi può essere nulla di casuale, perché tutto è troppo ordinato e perfetto, curato nei minimi particolari, seguito dal primo momento, protetto per tutto il periodo di tempo necessario, e questo può essere soltanto il frutto di una Mente perfetta che ci trascende e che scopre migliaia di modi differenti per insegnarci a riconoscere il Suo Amore.

Abbiamo, a grandi linee, osservato quello che accade nel mondo fisico allorché sta per nascere un nuovo essere; cerchiamo quindi, adesso, di vedere qualcosa di quello che accade nel mondo spirituale, quando una nuova individualità sta per continuare la sua evoluzione attraverso un nuovo corpo fisico.
Quello che accade nel mondo spirituale non ha nulla da invidiare al mondo fisico, al mondo della materia; infatti, pur non essendo così visibile e percepibile, è altrettanto meraviglioso.
Quelle due persone hanno deciso di avere un figlio: quel figlio avrà un corpo fisico, con particolari caratteristiche; quel corpo fisico apparterrà ad una entità, ad uno «spirito», sarà il suo veicolo fisico per proseguire il suo cammino evolutivo, sarà suo e di nessun altro.
Ecco che un altro meraviglioso meccanismo viene messo in moto, quella entità (la quale, te lo voglio ricordare, avrà bisogno, per la sua comprensione, di determinate esperienze che soltanto nascendo tramite te e in quelle condizioni potrà avere) sarà l’unica ed assoluta «proprietaria» di quel corpo fisico che tu stai creando.
Essa si trova, nel momento in cui tu decidi di avere un figlio, nel piano akasico, per lo più inconsapevole di quanto le sta per accadere, ed ecco che, stimolata da qualcosa di inconoscibile, comincia ad attirare intorno a materia del piano precedente (il piano mentale), diversi tipi di materia mentale, dalla più sottile alla più densa, sette strati di materia che formeranno i sette strati del suo corpo mentale.
Compiuto questo, dopo aver cioè raccolto tutta la materia del piano «mentale» necessaria per la costituzione del proprio nuovo corpo mentale, inizierà a raccogliere materia del piano «astrale», dalla più sottile alla densa, sette strati per formare i sette strati del proprio nuovo corpo astrale. Così sarà anche per la materia fisica.
Ed ecco il «primo vagito», ed ecco il primo contatto dell’entità con il proprio veicolo fisico (in realtà quello che tu nel corso della gravidanza hai preparato è soltanto la parte più densa della materia fisica), e l’individualità è adesso pronta a fare le esperienze necessarie per proseguire nel proprio cammino evolutivo.
Pensa quindi, cara donna mia, a quanto lavoro sta dietro ad un atto sessuale, a quante aspettative viene risposto, a quante attese, a quanti bisogni, a quante necessità si fa fronte in ogni momento in cui un ovulo viene fecondato, a quanto bene porta il tuo «sacrificio»!
Certo, il tuo «divenire madre» comporta non pochi sacrifici, non solo fisici ma anche morali, tuttavia questi sacrifici valgono la pena di essere accettati, vissuti coscientemente poiché il significato della «nascita», al di là di ogni materialismo, al di là dei luoghi comuni, al di là dei condizionamenti culturali, rappresenta sempre e comunque il «miracolo», se non altro quello della stretta comunione di due mondi: quello materiale e quello spirituale.
E sebbene essi siano sempre intercomunicanti, inscindibili, mai come in questa occasione particolare collaborano in perfetta armonia, col massimo sincronismo, mossi dalla Mano Invisibile di quel grande Regista che mai dimentica di curare anche il più apparentemente insignificante particolare delle sue opere.
E così, cara, sei «incinta», «aspetti un bambino», tutto il mondo si muove attorno a te ed alla creatura che sta crescendo nel tuo ventre, e tu e la tua creatura, dal vostro mondo fisico, vi muovete attorno al mondo dello spirito, in un eterno gioco, in un cerchio senza fine, affinché un nuovo essere possa aggiungere un passo al suo cammino verso Dio.
Non versare lacrime ma gioisci, sempre, poiché anche se l’esito di tanta lunga attesa non sarà quello da te sperato, sappi, con certezza, che il «miracolo» s’è compiuto ugualmente, e prima o poi anche tu potrai comprenderlo.
Gioisci sempre e comunque, cara, perché Lui, sempre e comunque, ti ha voluto fare un grande dono, un dono che non riuscirai mai a dimenticare: io ti ringrazio anche a nome di coloro che, per merito tuo e di tante altre donne come te, hanno una nuova possibilità di andare avanti, di maturare, di imparare, di conoscere, di incontrare il Dio Buono e Misericordioso di tutti i nostri sogni. Francesco


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