Lo strumento della logica per avvicinarsi alla Realtà dell’Uno [IF83.3focus]

[…] In realtà noi stessi, nel momento in cui parliamo di “comprendere l’Uno” stiamo dicendo – a voler essere buoni – una corbelleria, in quanto l’Uno non può essere capito dalla mente di ognuno di voi né compreso dal vostro stesso corpo akasico: l’Uno, come avevo cercato di portarvi a comprendere, può soltanto essere “sentito”.

“Benissimo – immagino che direte – ma allora perché il nostro corpo akasico, del quale il sentire è l’espressione più potente, non arriva a sentire l’Uno?”

Questo è abbastanza semplice da spiegare: il sentire del vostro corpo akasico non è completo, si va gradatamente ampliando e, com’è ovvio, soltanto un sentire completo può comprendere veramente l’Uno costituito da infinito sentire, da sentire completo in tutte le sue sfumature, insomma: da Sentire Assoluto.

A questo punto, penso che vi sentirete forse anche un poco demoralizzati e i più combattivi tra voi avranno già pensato: “Ma allora cosa ci parlano a fare di queste cose, se non abbiamo la possibilità di comprenderle?”.

Ricordate che, comunque sia, voi siete sul vostro pianeta per comprendere la Realtà e, poiché la Realtà che voi potete osservare non è altro che l’Uno, mascherato da “relativo”, ecco che cercare, comunque, di avvicinarvi alla comprensione del Tutto rientra in un vostro preciso dovere evolutivo. 

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Senza dubbio avrete cose più urgenti da affrontare nel corso delle vostre giornate e, apparentemente, più utili nell’immediato o più gratificanti per il vostro Io, ma anch’esse, alla fin fine, non sono altro che una maniera indiretta per sperimentare l’Uno e, attraverso la sperimentazione, arrivare a cogliere, magari, qualche sua sfumatura che, altrimenti, vi sarebbe sfuggita.

D’altra parte, se è vero che l’Uno non sarà compreso da ognuno di voi fino a quando non avverrà la vostra ricongiunzione con l’Uno stesso, è anche vero che vi sono state offerte delle vie per aiutare il vostro inerpicarvi sul percorso della comprensione.
Una di queste vie è la logica.

Il Cosmo e tutta la Realtà sono, necessariamente, soggetti alla logica: abbiamo visto che tutto procede dall’Uno, quindi ha la sua causa nell’Uno stesso, dal quale discende – secondo una precisa e logica consecuzione di causa-effetto – tutta la Realtà. 

Se potessimo ipotizzare che anche solo la più piccola porzione della Realtà non fosse dipendente dall’Uno e, quindi, fosse al di fuori dal processo di causa-effetto, dovremmo per forza di cose dover arrivare a dire che l’Uno non sarebbe Assoluto; che, di conseguenza, la Realtà stessa non potrebbe essere un tutt’unico, e che non potrebbe esistere ma tenderebbe alla disgregazione in tante diverse realtà con la conseguenza che nessuna di esse potrebbe essere riconoscibile come Realtà Assoluta.

Portando all’estremo il ragionamento, si può affermare che se la Realtà non fosse logica sarebbe illogica, quindi irreale e, di conseguenza, non soltanto non avrebbe la possibilità di esistere, ma non avrebbe neppure la possibilità di costituirsi, in quanto i suoi elementi costitutivi, avendo cause non collegate tra di loro e, quindi, non omologhe, porterebbero alla sua disgregazione fin dal suo ipotetico inizio. Vito

È la possibilità di effettuare con il proprio corpo mentale delle catene logiche quello che permette all’uomo, se non di arrivare a comprendere l’Uno, quanto meno di compiere il percorso fino a Lui risalendo lungo la catena di causa-effetto.

Per fare un esempio concreto, tra voi potrete anche discutere sulla Verità o meno, sulla credibilità o meno di quanto noi vi siamo andati dicendo in questi lunghi anni d’insegnamento; ciò è giusto, logico e, financo, auspicabile.

Ma sciocco è colui che crede a quello che noi diciamo ritenendo che le nostre parole provengano da entità disincarnate. Lo stato di non appartenenza al mondo fisico non costituisce certamente motivo di maggiore credibilità né è necessariamente un’etichetta di autorevolezza. Molte altre fonti – o quanto meno sedicenti tali, provenienti da ipotetici maestri disincarnati (e, talvolta, anche incarnati) – esistono, e sono di una banalità deprimente o di una pochezza tale, da dimostrare senza bisogno di ulteriori discussioni che non possedere più il corpo fisico non è certamente sinonimo di saggezza, o anche solo di semplice buon senso. 

Eppure molti attribuiscono acriticamente a queste fonti la dignità di grandi insegnamenti, magari anche solo per il fatto che vengono citati più volte il nome o le parole del Cristo.
Come se bastasse mettere in una pentola cento erbe diverse acclamate dai più grandi cuochi per fare un buon minestrone!

Non avete la certezza assoluta di chi noi siamo e potremmo, magari, anche noi essere annoverati tra le fonti che godono di millantato e immeritato credito. 
Soltanto voi, personalmente, potete capire se e quanto attribuire importanza a quanto vi abbiamo detto in questi lunghi anni; e non è, senza dubbio, accettando a piè pari quanto noi vi proponiamo che potrete veramente manifestare la vostra tendenza verso l’Uno.

La verità è che noi non siamo importanti, se non per i vostri Io che ricavano soddisfazione e appagamento dal poter anche solo pensare di essere stati a contatto con dei presunti maestri disincarnati, teoriche fonti di verità supreme.
Importanti sono, forse, le nostre parole.

Ma esse lo sono nella misura in cui voi comprendete, assimilate, aderite a esse non per semplice fede bensì perché, attraverso la vostra logica, quello che vi diciamo vi dà ragione di tante cose che, altrimenti, non riuscireste a spiegarvi, allarga i vostri orizzonti di comprensione, modifica la vostra visione della vita, attenua il dolore che incontrate tutti i giorni, fedele e costante compagno del vostro percorso evolutivo.

Nell’esaminare quanto noi vi portiamo, fate in maniera di non fermarvi alle parole, di non attaccarvi a esse come l’edera si attacca al muro: ricordate sempre che noi usiamo strumenti imperfetti per parlarvi e ci sono mille e mille motivi per cui una parola può venire detta nella maniera sbagliata o nel momento sbagliata, cosicché sia più il senso e la logica del discorso quello che vi convinca e non la mera apparenza esteriore e formale.

Siate, quindi, il più elastici possibile, tenendo caro al vostro cuore, alla vostra mente e alla vostra coscienza non i termini usati nel dirvi ciò che vi diciamo, ma il senso logico di quanto, di volta in volta, vi proponiamo.

Chi s’attacca alla parola dimostra che, sotto sotto, non è ancora pronto ad avvicinarsi veramente alla Verità perché la Verità non è fatta di parole ma di Sentire, anche se le parole possono e debbono venire usate in mille modi per precisare meglio al se stesso cosciente sul mondo fisico quanto si sta sentendo, in maniera da mantenere in costante percorribilità il ponte che esiste tra il vostro essere incarnati nella materia del piano fisico e il vostro contemporaneo essere presenti, con la vostra coscienza, sui piani spirituali.

Ricordate sempre che – come abbiamo detto più di una volta negli anni – anche ciò che noi vi diciamo non è la Verità Assoluta, ma è solamente quella porzione della Verità Assoluta che noi, personalmente, siamo arrivati a comprendere mentre compivamo, affaticati, lo stesso cammino che voi ora state percorrendo con altrettanta fatica.

Sappiate che la Verità impregna tutta la Realtà nelle sue molteplici sfaccettature ma che la Verità Assoluta non è posta nel piano akasico, né nel Terzo Logos, né nel Secondo Logos: essa risiede soltanto nell’Uno e solo l’Uno la può possedere completamente.

Per questo motivo vi abbiamo detto di recente, ad esempio, che dove sono situati gli archetipi permanenti non ha effettivamente una grande importanza, perché per voi, per la vostra possibilità di comprensione della Realtà, non cambia assolutamente niente immaginarli sul primo Logos o, per assurdo, sul piano fisico, mentre può cambiare la vostra concezione della vita – e, perciò, il vostro rapportarsi con essa – il sapere come essi agiscono su di voi e in quale maniera voi interagite con essi.

Ed è il “capire la vostra vita” la prima ragione della vostra immersione nella materia fisica. Purtroppo molto spesso questo non accade e vi soffermate più sui dettagli privi d’importanza che su ciò che per voi è più importante, arrivando, magari, a discutere animosamente tra di voi per questioni che ricordano molto le famose dissertazioni sul numero di angeli che possono stare sulla capocchia di uno spillo, o l’enumerazione monotona e ipnotica dei mille nomi di Dio.

Cercate, ma quale importanza può avere se l’Uno si chiama Dio, Zeus, Allah, Jehova, Vishnu, Rama, Odino o Taratatà? La storia vi ha mostrato ampiamente che dare un nome diverso all’Uno ha portato allo sterminio d’intere popolazioni. Ed è già successo troppe volte nei millenni, nel vostro piccolo, di non fare gli stessi errori.

Non fate delle nostre parole un fatto di cultura.
Certo, anche la cultura è utile e può aiutare nell’esercizio della logica ma, spesso, si dimostra una pesante catena per chi la possiede, perché finisce col diventare non un mezzo per comprendere più organicamente ma un fine da conseguire, magari per alimentare e soddisfare il desiderio del proprio Io di sentirsi un gradino più su degli altri ammantandosi di “io so”, che sarebbero esilaranti se non fosse che la tristezza per una così immotivata presunzione non avesse la meglio.

Ci sono innumerevoli persone incarnate, di umili origini e prive di qualsivoglia nozione culturale che, pure, sentono e assecondano la logica della Realtà meglio di quanto facciano dotti scienziati o illustri personaggi rinomati per la loro cultura. 

“Siate semplici” e “Sia il vostro dire sì, sì, no, no” è stato detto in un altro tempo.

Ciò non significa prescindere da quanto si conosce e comportarsi con voluta umiltà, bensì essere capaci di trarre dalla realtà che si affronta l’essenziale senza mascherarlo sotto una valanga di orpelli che ne rende più difficile la comprensione e la comunicazione.

Perché – e questa è l’ultima cosa che voglio dirvi – ricordate che chi ha compreso una verità, per quanto piccola essa sia, ha la responsabilità di preservarla intatta e suggerirla – mai imponendola – alle creature che ancora non l’hanno raggiunta ma che stanno tendendo a essa. Moti

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3 commenti su “Lo strumento della logica per avvicinarsi alla Realtà dell’Uno [IF83.3focus]”

  1. Mi rimane difficile comprendere questo testo nella concretezza della dimensione quotidiana, o perlomeno sento che nulla aggiunge la teoria all’adesione alla Via.

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  2. “La Verità non è fatta di parole ma di Sentire,”

    Si potrebbe anche dire: “La Verità va contemplata e non capita con il solo intelletto”.

    Ma la contemplazione è un processo in cui la parola e la logica entrano a pieno titolo.

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