Non ci sarà mai un Giudizio Universale: come si può pensare che l’Assoluto, dopo averci immersi nel mondo fisico come creature imperfette nelle loro capacità di comprensione potrebbe mai giudicare o condannare il singolo uomo che ha commesso degli sbagli nel corso della sua avventura sul piano fisico?
Non è possibile immaginare che il Tutto non sappia che le sue creature, proprio in conseguenza di come sono state create, non possano fare altro che commettere errori fino a quando non avranno compreso quali sono le loro incomprensioni interne che lo hanno condotto ad agire in maniera tale da danneggiare se stesso e gli altri. Ci si troverebbe davanti davvero a un ben miserevole Tutto, meschino, ingiusto e persino un po’ perfido, verrebbe da pensare.
La concezione di Giudizio Universale deriva dal tentativo da parte dell’uomo incarnato di attribuire all’esterno di sé il ruolo di giudice, per cercare di non ammettere quelle che sono le proprie personali responsabilità in ogni azione che viene compiuta.
Il concetto, in se stesso, ha avuto, nei secoli, una sua ragione di utilità per la sua esistenza in quanto costituiva un tentativo di limitare, attraverso il timor di Dio, i danni che l’ignoranza del sentire dell’individuo può provocare intorno a sé ma, in realtà (e questo ve lo abbiamo sempre detto, in passato), ognuno di voi ha un solo giudice – per altro quanto mai severo – e quel giudice non siete altro che voi stessi.
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Il vostro Io, illusione all’interno dell’illusione, prova a cercare di mitigare le sue responsabilità dando vita al suo interno ai sensi di colpa, in maniera tale da abbellire con maschere di finti e non sentiti “mea culpa” la sua posizione allorché si trova faccia a faccia con quelle che sono le risultanze delle sue azioni.
Ma battersi il petto recitando litanie di “mea culpa”, fratelli, o tormentarsi rendendo insopportabile la propria vita e propagando all’esterno di sé ondate di sofferenza, sorelle, non riesce a fare emettere alla vostra coscienza una sentenza assolutoria, perché non pone rimedio a ciò che avete sbagliato ma, anzi, spesso ha il solo effetto di accantonarlo irrisolto cosicché, quando l’esperienza di vita vi rimetterà, come è inevitabile, di fronte a una situazione analoga, ci sarà ancora la reale possibilità che ricadiate nello stesso comportamento sbagliato.
L’unico modo per evitare il ripetersi dell’errore è quello di averne compreso la causa, cioè di aver compreso che cosa lo ha sostenuto nel vostro intimo, non quello di colpevolizzarsi inutilmente, pensando erroneamente che ciò basti e possa essere un’espiazione dei propri errori.
Per poter comprendere diventa necessario trovare dentro di sé il sostengo dell’umiltà, quell’umiltà che vi porterà ad ammettere i vostri errori, che ve li farà accettare come utile insegnamento per non sbagliare più, che vi aiuterà a trovare l’accettazione di voi stessi e della vostra imperfetta comprensione, permettendovi, nel migliore dei casi, di rimediare agli errori per cui vi sentite in colpa, o, quanto meno, di trovare dentro di voi l’accettazione di ciò che non avevate compreso, mettendovi in grado di essere veramente sinceri con voi stessi e, grazie a questa vostra sincerità, di porre rimedio a quella vostra condizione interiore che vi ha spinto ad errare fino a risolvere e a comprendere sentitamente, e non solo a parole, ciò che avevate necessità di scrivere nel vostro corpo della coscienza, per far sì che le vibrazioni che esso vi invia si adeguino, a poco a poco, a ciò che esso ha come modello di giustezza, ovvero i modelli che gli Archetipi Permanenti, riflesso della Vibrazione Prima, sussurrano al vostro cuore senza sosta.
Sincerità con se stessi, fratelli, accettazione di ciò che si è, sorelle e, infine, presa di coscienza consapevole delle proprie responsabilità sono i cardini attorno ai quali ruota la vostra evoluzione di coscienza, la sola che può portarvi ad uscire dal mondo dell’illusione.
Sarà solo allora, solo a quel punto che il giudice che è dentro di voi e che vi osserva con cipiglio severo e intransigente vi sorriderà.
Viene inevitabile da chiedersi che senso ha averci messi nel mondo in queste condizioni fallaci, ponendoci in condizione di sbagliare e quindi, inevitabilmente, di soffrire e di andare incontro al dolore, come se si trattasse di un gioco crudele in cui il direttore del gioco si diverte, sadicamente, a mettere ostacoli difficilissimi da superare sul cammino fatto da ogni partecipante al gioco.
Io non vi chiedo di fare un atto di fede nelle mie parole ma di ascoltare ciò che vibra dentro di voi: se ascoltate attentamente il vostro intimo vi renderete conto che in voi non vi è solo disperazione ma anche speranza, che ogni atto di odio nasconde un bisogno d’amore, che ogni parola aggressiva cela il desiderio di comunicare i propri turbamenti, che ogni violenza fatta all’esterno di voi stessi è frutto della violenza che il vostro Io attua su se stesso per non rivelarsi ai suoi stessi occhi fragile e bisognoso di attenzione e di partecipazione sincera.
Ascoltate voi stessi veramente con attenzione e troverete certamente dentro di voi il filo conduttore che vi unisce per sempre e indissolubilmente a quell’Archetipo Permanente primario che permea il Cosmo e che è stato chiamato da voi, nei secoli, con mille nomi diversi ma che in realtà ha un solo nome: Amore! Viola
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