Domande su: illusione, immagine di sé, suicidio [A231]

D – Posso vedere le caratteristiche della mia immagine in quello che vedo di positivo/negativo negli altri, ma solo in quello che mi rimandano in modo inconsapevole o anche in quello che dicono di me? Quello che gli altri dicono di me è «inquinato» dalla loro percezione soggettiva, mantiene comunque un qualche valore oggettivo? È possibile usarlo come strumento per l’aggiornamento interiore della propria immagine?

L’immagine che l’individuo ha delle altre persone non è in’istantanea fissa e immobile ma è in continua fase di aggiornamento in qualche suo aspetto.
Il rimando di tale immagine che viene fatto, a sua volta, non è costituito da un solo fotogramma percepito ma dalla fusione delle varie percezioni di molteplici elementi (l’espressività emotiva, l’interazione fisica, le caratteristiche intellettive) che definiscono, agli occhi di chi sta osservando, le altre persone e che si riflette, inevitabilmente, nella costruzione dell’immagine e, anche, nella maniera in cui ognuno esprime all’esterno di tale immagine, sottoponendola al vaglio di quelle che sono le sue caratteristiche percettive e, quindi, rendendola parziale rispetto alla sua formazione.

Il termine immagine può essere fuorviante perché viene riferito, per consuetudine, a una sorta di istantanea della realtà dell’altro, come se fosse la stampa di una fotografia, immobile e costante nel tempo, mentre è composta da una molteplicità di fattori che definiscono l’individuo nella sua complessità e le forniscono una continua variabilità.

L’immagine di noi che ci viene riflessa dagli altri è senza dubbio parziale e soggettiva, perché condizionata dai loro bisogni e dalle loro capacità percettive ma contiene anche elementi che l’altro elabora vagliando i nostri comportamenti e le nostre reattività, quindi c’è comunque uno stretto collegamento tra ciò che gli altri ci rimandano di noi e ciò che noi manifestiamo all’esterno di noi stessi e che ci trasmettono attraverso quelle che sono le “loro” reazioni in risposta alle “nostre”, riproponendocele come ragionamenti, emozioni e scambi fisici.

A questo punto credo si possa dire che, esaminando le reazioni messe in atto dagli altri nei nostri confronti, è possibile scorgere il riflesso di noi stessi e, di conseguenza, risalire a ciò che di noi stessi e del nostro agire è stato portato alla percezione nell’altro inducendolo a formarsi un’immagine che riflettono su di noi con i loro comportamenti reattivi nei nostri confronti.

Esiste, quindi, un valore oggettivo nell’immagine che gli altri si formano di noi ed esaminare il riflesso dell’immagine che ci viene proposto può aiutare a comprendere meglio se stessi e le proprie incomprensioni portandoci, come conseguenza, ad aggiornare l’immagine che noi abbiamo di noi stessi. Rodolfo
Continua nella pagina successiva…

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