Domande su: illusione, immagine di sé, suicidio [A231]

D – L’aspirante suicida sta male con se stesso e con il mondo, ma sta ancora più male perché deve combattere con questo pensiero/voce che fatica a contrastare, è possibile portare un aiuto dall’esterno?

È difficile poter dare una risposta univoca a questo tipo di interrelazione, in quanto coinvolge la capacità di trasmettere il suo disagio interiore da parte dell’individuo che pensa al suicidio ma anche la sensibilità e la capacità percettiva messe in atto da parte di chi si trova nella situazione di interagire con il teorico suicida. Georgei

D – È il caso di arrivare ad intontire la persona di farmaci e impedirle in questo modo di avere una vita almeno vicina alla normalità oppure si dovrebbe imparare ad accettare anche il fatto che una persona possa fare un gesto così estremo?

Senza dubbio si dovrebbe riuscire ad accettare anche un gesto così estremo, in quanto è sempre bene cercare di rispettare le esigenze degli altri. Questo, però, non ci esime, non ci può esimere, dal cercare di fare il possibile per aiutare l’altro a trovare altri modi più utili per se stesso e per gli altri nell’esprimere il suo disagio interiore.

Molte volte basta la sola presenza dell’affetto di un’altra persona per far desistere l’aspirante suicida dai suoi propositi autodistruttivi, e non è un caso che quasi sempre chi si suicida lo faccia quando è da solo, quindi quando il senso di abbandono e di solitudine che lo opprimono non gli forniscono motivazioni sufficienti a farlo desistere dal pensare di compiere un gesto estremo. Georgei
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