Il nostro amico Urzuk si aggirava per la foresta, affamato come sempre e, di conseguenza, come sempre alla ricerca di cibo che non fosse costituito dalle solite radici indigeste e faticose da masticare o dalle larve mollicce che si potevano trovare scortecciando gli alberi.
A giudicare dai rumori e dai fruscii che sentiva intorno a sé, la foresta brulicava di vita. Solo che chi produceva quell’ininterrotto brusio sembrava dannatamente deciso a non farsi scoprire, forse intimorito dai gorgoglii che emetteva lo stomaco vuoto del nostro amico Urzuk unendosi alla cacofonia di suoni della foresta.
Lo sguardo di Urzuk esplorò con attenzione ciò che lo circondava fino a che, con sua grande gioia, scorse qualcosa di bianco all’incrocio dei rami di un grande albero. Uova! pensò con soddisfazione immaginando il succoso contenuto di quell’inaspettato dono che la natura gli elargiva.
Con entusiasmo incominciò ad arrampicarsi sull’albero. In breve tempo arrivò all’altezza del nido che conteneva ben tre (tre!) succose uova e allungò la mano per prenderne una.
Le sue dita si avvolsero con delicatezza intorno al guscio levigato e allungò l’altra mano per prendere un altro uovo quando un frullo d’ali preannunciò l’arrivo del genitore infuriato nel vedere minacciata la sua potenziale prole.
Emettendo forti strida l’uccello colpì a più riprese con il becco e con le ali Urzuk che si divincolò saltellando sul ramo nel tentativo di difendersi.
Uno scricchiolio improvviso fu il preannuncio di quello che stava per accadere: il ramo si spezzò senza che Urzuk potesse evitare la caduta, dal momento che una mano era occupata dall’uovo e l’altra sferzava l’aria per tenere lontano l’uccello combattivo.
Così precipitò verso il basso, spezzando altri rami nella caduta e provocandosi contusioni ed escoriazioni varie fino a quando rimbalzò sul terreno, fortunatamente ricoperto da un buon strato soffice di foglie che limitò almeno in parte i suoi danni fisici.
Sfortunatamente, però, era caduto sull’uovo che gli era sfuggito di mano, frantumandolo e spargendo all’intorno, in maniera irrecuperabile, il suo appetitoso contenuto.
Piuttosto avvilito e anche un po’ stordito dai colpi subiti, Urzuk si guardò intorno.
Accanto a lui si ergeva un grande formicaio, brulicante di grosse, voraci e aggressive formiche nere che incominciavano già a dirigersi, in battaglioni ordinati verso di lui. Ben conoscendo quel tipo di formiche per essere già stato, in passato, sottoposto ai loro morsi brucianti, Urzuk si alzò in piedi di colpo e si allontanò ancora un po’ traballante sulle gambe.
Sono proprio un uomo fortunato, si disse tra sé e sé – pochi centimetri più in là e sarei piombato sul formicaio! Sentendosi baciato dalla buona sorte riprese a scrutare la foresta alla ricerca di un’altra fonte di cibo.
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Fortuna e sfortuna sono i risultati che l’osservatore del karma rileva nell’osservare gli avvenimenti delle esistenze. Come il nostro Urzuk ci insegna con il suo semplice ottimismo che gli permette di considerare una fortuna non essere caduto sul formicaio e non la sfortuna di avere fatto tanta fatica inutile avendo rotto l’uovo, oggetto del suo scalare l’albero, fortuna o sfortuna sono relativi all’interiorità di chi sta osservando l’evolversi delle situazioni che sta vivendo.
In realtà, amici miei, la fortuna e la sfortuna non esistono veramente di per sé: certamente non vi è alcuna dea, come credevano gli antichi, sempre pronti a personalizzare ciò che sfuggiva al controllo e all’analisi dell’uomo di allora, preposta a elargire benefici o malefici al povero uomo in balia dei suoi capricci.
Da quanto abbiamo appreso negli anni, nulla succede a caso, ma è sempre frutto di meccanismi di azioni e reazioni conseguenti alle comprensioni acquisite o da acquisire da parte dell’individuo, e ciò che appare all’osservatore come fortuna o come sfortuna non è altro che il manifestarsi degli effetti karmici che egli ha smosso nel corso del suo cammino evolutivo.
Certo, osservando la vita di un individuo e limitando l’osservazione soltanto a quell’esistenza, può erroneamente sembrare che certe persone siano ingiustamente perseguitate dalla mala sorte e che altre, invece, si trovino in continuazione a ricevere benefici che appaiono financo gratuiti.
Ma la Realtà, come ormai dovreste sapere, è ben più ampia, e ogni vita che l’individuo incarnato vive è sempre, nei suoi accadimenti, la conseguenza, il risultato di ciò che ha compiuto non solo nel corso di quella vita ma, anche, nel corso delle sue vite precedenti, tendendo, sempre e comunque, a fornirgli l’occasione per comprendere ciò che non ha ancora compreso e, di conseguenza, diventando il supporto essenziale per permettergli di proseguire lungo il suo percorso evolutivo.
È per questo motivo, creature nostre, che nei decenni abbiamo sempre affermato che (e mi trovo a dover riaffermare sempre e comunque), ciò che vi accade non è gratuito, ma accade per il vostro bene, e il vostro bene non è quello di avere una vita tranquilla e felice, priva di dolore e di sofferenza, bensì quello di comprendere i vostri errori e di ampliare il vostro sentire, unico modo, questo, per arrivare alla fine a non provare più dolore e a non soffrire più. Scifo
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