Non modellate i bambini secondo i vostri desideri

Il bambino, soprattutto quello piccolissimo, data la sua struttura fisica nuova e non avendo, possiamo dire, allacciato ancora del tutto i suoi nuovi corpi (il corpo astrale, il corpo mentale) è più in diretto contatto con il mondo spirituale che ha lasciato da poco; inoltre, da un punto di vista psicologico il suo Io è in via di formazione e quindi non è del tutto strutturato.
Si sa che il bambino piccolo tende alla spontaneità, è aperto alle esperienze, è desideroso e talvolta anche impaziente di imparare, ma via via che cresce potrete notare che questa freschezza, questa spontaneità, questa apertura si attenua fino a scomparire quasi del tutto; e via via che la sua personalità si costituisce e si solidifica, vedrete che i suoi primi attributi ne risentono e in questo modo si allontana dalla Realtà, dalla Verità, dall’Energia e dall’Amore.

Questo accade sia perché i corpi cominciano ad allacciarsi e quindi entrano in campo fattori nuovi che servono soltanto a complicare la struttura della personalità del piccolo, sia perché entrano in gioco gli adulti che, sentendosi forse degli dei, tendono a modellare quella creatura a propria immagine e somiglianza, per non parlare poi degli educatori, che, per il solo fatto di aver studiato, tendono a stigmatizzarli, a generalizzarli, a generalizzare ciò che, a mio avviso, per nessuna ragione può essere chiuso in rigidi e, scusatemi il termine un po’ forte, stupidi schemi.

Porto un esempio: se si dà un elaborato grafico di un bambino di pochi anni ad uno studioso – o magari per rendere più interessante l’esperimento a più studiosi, noterete che ognuno di essi dà un’interpretazione diversa dall’altro – vi sentirete dire le più esilaranti corbellerie, esilaranti almeno per me, che dalla mia parte posso vedere alcune cose che dall’altra non si possono vedere.
Colui che interpreta, ad esempio un test proiettivo, non si rende conto di interpretare quello che l’eventuale “paziente” voleva significare, non realizza (proprio non può) che la proiezione la sta facendo lui stesso e proprio nel momento in cui interpreta.
Vi sentirete dire le più grandi assurdità – dicevo – e, con una certa tristezza, mi tocca anche dire le più preoccupanti affermazioni di modificare a tutti i costi, quella personalità che si sta costituendo.

Quello che vivifica i bambini:
– ricordo ancestrale di amore ed energia,
– contatto più vicino, più diretto con tali forze, viene così manomesso, manipolato, a volte persino a scopi egoistici, sfruttato in taluni casi e miseramente soffocato.

Se volete che almeno una minima parte di quel ricordo d’Amore, di energia, rimanga intatto, tenete in considerazione il fatto che quelle strane creature che sono i bambini hanno una personalità che è una e diversa da quella degli altri bambini, ed in quanto tale, proprio per il fatto di essere unica, è inconoscibile anche se complementare alle altre.

Rispettate quindi questa loro individualità, e non gettate su di loro i vostri problemi, le vostre paure, i vostri sensi di colpa, le vostre ansie, lasciateli crescere naturalmente: l’esistenza, la vita, l’amore, pensano già (e vi assicuro molto meglio di quanto possiate fare voi) a creare per questi piccoli, le esperienze necessarie alla loro maturazione.

Non allontanatevi con le più strane fantasticherie dalla realtà solo perché essa fa paura a voi, non imbottiteli di concetti assurdi la cui esistenza ha come unica giustificazione la tranquillità o il tacitarsi della vostra coscienza.

Essi diventeranno adulti, certo, senz’altro cresceranno e non saranno più com’erano da piccolissimi in diretto contatto con l’Amore e l’Energia, ma se voi cercherete di non modellarli secondo la vostra volontà e i vostri desideri, secondo i vostri personali bisogni, secondo i vostri scopi per compensare le vostre frustrazioni, essi avranno senz’altro, ve lo posso assicurare, qualche spiraglio di luce in più rispetto a quelli che i vostri genitori vi hanno concesso di avere.

***

È quindi molto importante cercare di mantenere un senso di sincerità, di spontaneità, di freschezza nei rapporti con i bambini.
Nella mia esperienza di “guardone” (infatti dal mio piano di esistenza ho avuto occasione di osservare a lungo il mondo degli uomini e i loro comportamenti) ho notato che molte madri colte, istruite, magari pure laureate, hanno commesso più errori nell’educazione dei propri figli della casalinga ignorante che aveva soltanto la prima elementare.
Perché questo?

Perché la madre colta, istruita, piena di teorie di qua e teorie di là (e qua i nomi sono tanti, perfino troppi sinceramente), ha finito con il confondere quella che era la sua parte naturale, istintiva di madre con le cose che dicevano i luminari della pedagogia (che poi, non avevano avuto nella loro vita neanche un figlio!), mentre la madre ignorante, quella che – al limite – si è ritrovata madre per caso senza sapere come ha fatto a diventarlo, ha provato subito per la sua creatura qualcosa di diverso ed ha continuato a mantenere con questa sua creatura quel cordone ombelicale invisibile che suggerisce tutte le risposte giuste ad ogni problema, cordone ombelicale che dovrebbe in ogni caso continuare a legare una madre con il proprio figlio.

E sì, per quanto possa sembrare esagerato, vi assicuro che la madre colta, istruita, laureata, preoccupata perché il proprio figlio non mette il dentino tra il sesto e l’ottavo mese (come tutti i manuali di puericultura che si rispettino indicano) è capacissima di portare la propria creatura dal “chirurgo” per fargli incidere le gengive, mentre la madre ignorante, quella che, magari, ha fatto soltanto la prima elementare dice tra e sé: “Prima o poi lo metterà!”. E come ha ragione la seconda se soltanto fosse possibile intuirlo da parte vostra.

Se solo pensate che ogni cosa che vi accade è predeterminata e governata dalla Legge Universale, potreste capire che anche la crescita ritardata di un dentino ha una sua motivazione che va oltre le ragioni fisiologiche dell’individuo: vi ricordo che tutto quello che accade nel mondo fisico, nella materia fisica, tutto quello che accade ad un corpo fisico, fin dal suo nascere, è necessariamente legato a dei bisogni evolutivi.

Avevo affermato che i bambini, soprattutto poi quelli piccolissimi, sono le persone più spontanee, più aperte, le più semplici e le più naturali e non possono essere trattate che allo stesso modo di come esse si presentano agli altri.
Quale deve essere quindi questo rapporto con quelle creature, se non quello di essere altrettanto spontanei, sinceri, altrettanto naturali?
È certa una cosa: quando ci si trova di fronte ad un bambino di tre, di quattro, di cinque anni e lui, con la sua spontaneità fa una domanda particolare, che può essere quale esempio quella di “come nascono i bambini” (che mette sempre in crisi gli adulti), se si comincia a pensare: “Ah, il Tal Dei Tali direbbe così, ma quell’altro ha detto che bisogna far così, ma quell’altro ancora ha detto che è meglio agire così!” (e se poi si va a ben guardare sono sempre modi l’uno diverso dall’altro se non addirittura in contrasto tra di loro), allora non riuscite mai a dare niente a quella creatura che si sta aspettando qualcosa da voi, ma se voi riusciste a risponderle così istintivamente, naturalmente, così come vi viene in quel momento, senza badare se quello che viene detto rientra nei canoni della pedagogia e della psicologia ufficiale, allora veramente, riuscireste a dare una mano a quella creatura, non deludendo le sue aspettative.
E non c’è nulla di peggio del deludere le aspettative di un bambino. Francesco


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4 commenti su “Non modellate i bambini secondo i vostri desideri”

  1. Quando parla della madre colta che può fare anche più danni della madre ignorante, viene in mente anche quel genitore che si sente impregnato di “verità” perché fa un “percorso spirituale” che non mette mai in dubbio…quel figlio non ha vie di fuga.

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  2. È sempre molto difficile relazionarsi con i bambini, con i figli, con gli alunni. Fondamentale, sicuramente, è cercare di lasciarsi condizionare meno possibile dai propri bisogni e creare perciò le condizioni per essere il più possibile vuoti di sé ed aperti all ascolto dell altro.

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