Preveggenza e precognizione, la prudenza del ricercatore (VS5)

Criteri per scegliere la propria via spirituale 5

Abbiamo esaminato abbastanza diffusamente ciò che noi pensiamo, figli nostri, dei cosiddetti fenomeni fisici (anche se, senza dubbio, non mi era possibile esaurire l’argomento nel poco spazio che mi viene concesso in questi brevi interventi) e ribadisco che i miei non sono stati interventi distruttivi, bensì tesi a mettere in guardia chi si avvicina a queste cose senza un’adeguata preparazione, con tutti i rischi che ne conseguono.
Ancora una volta sottolineo che tutta la tipologia conosciuta fino ad ora dei fenomeni fisici è accaduta nel tempo ed è possibile che accada ancora ma, senza ombra di dubbio da parte mia, non così facilmente come sembra accadere al giorno d’oggi in cui molti si proclamano effettuatori di importanti fenomeni che, nella migliore delle ipotesi, si rivelano a un’attenta e obiettiva analisi o un falso o banalissimi fatti gabellati per grandi operazioni «magiche».
Nel presentarvi il nostro pensiero in proposito ci siamo preoccupati di fornirvi quanto meno alcune spiegazioni razionali o logiche per cui ciò che di reale appartiene al giardino degli incanti non può essere così frequente e così facilmente reale.
Questa volta vorrei tentare di seguire lo stesso percorso per quanto riguarda i cosiddetti fenomeni intellettivi (preveggenza, precognizione e via dicendo), anch’essi possibili ma, anch’essi, limitati nella loro realtà da considerazioni scientifiche ormai appurate e nella loro fattibilità da precisi elementi logici e razionali conseguenti agli insegnamenti che i Maestri, nel tempo, hanno dato all’umanità.
Per portare a termine questo intento mi occuperò principalmente della preveggenza ma resta inteso che potete voi stessi vedere come le mie parole e le mie considerazioni possano essere applicate anche agli altri tipi di fenomeni consimili.

Dunque, fratelli, la preveggenza è, detto in termini semplicistici, la capacità di «sapere» in anticipo ciò che accadrà in futuro.
Un primo elemento razionale da tenere a mente prima di gridare «meraviglia delle meraviglie!» è talmente semplice che nessuno se lo ricorda: il cervello umano è una sorta di calcolatore elettronico in cui vengono immessi dati che egli elabora (addirittura, spesso, senza che la parte cosciente dell’intelletto ne sia consapevole) creando connessioni e ipotizzando conseguenze, poiché è tipico dell’inconscio dell’essere umano cercare di anticipare il futuro per non trovarsi totalmente impreparato di fronte a ciò che gli accadrà.
Ecco che quindi, per esempio, da disparati elementi osservati nel tempo, è possibile elaborare un’ipotesi di avvenimento futuro che, quando si verificherà esattamente, produrrà il senso di meraviglia. Per fare un esempio banale notate inconsapevolmente che in casa un libro di ricette era fuori posto e che nella dispensa era comparsa una bustina di vaniglia e la previsione tratta da questi fattori è che, per il vostro compleanno, vi verrà presentata una torta fatta in casa invece della torta comprata in pasticceria. Queste previsioni che ogni individuo fa, consapevolmente o inconsapevolmente, sono numerosissime nel corso della giornata; alcune si rivelano esatte e altre no e quelle esatte possono dare l’idea di una precognizione, specialmente se riguardano fatti meno banali di quello che vi ho portato come esempio.
Se voi teneste nota quotidianamente delle vostre previsioni vi accorgereste che buona parte di quello che vi è accaduto nella giornata lo avevate previsto ma, anche, che molte delle previsioni che avevate fatto si sono rivelate errate.

Esistono, ancora, precisi meccanismi psicologici che fanno classificare come previsioni fatti che non lo erano per nulla: spesso si teme che accada qualche cosa perché, inconsciamente, si sa di aver mosso le cause perché ciò accada ma, poiché il proprio Io non vuole assumersi le proprie responsabilità di fronte alle disavventure, ecco che si crea l’alibi dell’«avevo preconizzato con la mia seconda vista che sarebbe accaduto questo fatto», facendo un patetico tentativo di tramutare un proprio errore in un proprio merito, entrando a buon diritto negl’incantatori del nostro giardino.
Sempre in ambito psicologico (come molti critici, giustamente, hanno fatto osservare) vi è un meccanismo che opera una sorta di sfalsamento temporale tra ciò che accade e ciò che si ricorda di aver pensato, al punto che, spesso, si pensa di aver previsto prima un avvenimento mentre il pensiero era contemporaneo all’avvenimento stesso, secondo i parametri della propria soggettiva percezione della realtà.
Queste sono alcune delle possibilità razionali che minimizzano la preveggenza e, naturalmente, ne esistono altre, ma non vorrei dilungarmi troppo, dato che il mio scopo è quello di darvi alcuni elementi su cui ragionare.

Vi sono, poi, coloro che conoscono l’insegnamento dei Maestri e applicano ai fatti ciò che essi hanno insegnato. Per costoro esistono elementi in più su cui poter ragionare. Una domanda che essi si possono, giustamente, porre è questa: come mai l’individuo che possiede veramente delle capacità precognitive non sempre prevede in maniera giusta? Perché a volte non riesce, addirittura, a prevedere nulla su ciò che desidera prevedere?

Il primo elemento da considerare è che il veggente con effettive capacità non è svincolato dal proprio Io il quale, inevitabilmente, influisce sul suo spettro di percezioni; classico è l’esempio del veggente Croiset il quale era quasi infallibile quando si trattava di percepire avvenimenti che riguardavano persone molto giovani ma non altrettanto infallibile negli altri casi, e ciò era dovuto alla sua infanzia particolarmente tormentata per cui un giovane in difficoltà acuiva il suo desiderio di poterlo aiutare, indirizzando in maniera più precisa le sue facoltà, focalizzandone lo spettro e, quindi, rendendole più esatte.

Non è possibile poi, in quest’ottica, non accennare all’esistenza di quel moltiplicarsi delle possibilità che viene conosciuto con il termine di «varianti»; per poter prevedere il futuro è necessario che esista in qualche parte della Realtà (e non mi sembra sia il caso, ora, di approfondire questo concetto), un futuro già scritto da poter leggere.
Tuttavia esiste anche un libero arbitrio dell’individuo, se pure limitato dalle esigenze di esperienza degli altri individui, e ciò sottintende che nel volume già scritto del domani, siano presenti magari, per uno stesso avvenimento, i diversi modi in cui un individuo può percorrerlo, oppure i diversi modi in cui l’avvenimento si può sviluppare, mantenendo, così, intatta per l’individuo stesso la sua libertà di scelta.
Ora, il veggente, legge il libro del domani a una data pagina, indirizzato dai «suoi» intenti e bisogni, che non coincidono con quelli della persona che vivrà direttamente l’avvenimento. Vi è quindi, ampiamente, la possibilità che la pagina letta non sia quella che davvero si verificherà, ma una semplice variante non percorsa, con l’ovvia conseguenza di una precognizione sbagliata.
Questo ben lo sapeva, per fare un esempio, Nostradamus, e fu anche per questo motivo che egli scrisse le sue centurie in maniera così apparentemente ermetica, non volendo che le sue previsioni cadessero in mani di persone che avrebbero potuto avere la loro esistenza sconvolta, bensì nelle mani di chi sarebbe riuscito a comprendere come esse erano un’indicazione, una possibilità e non una realtà incontrovertibile.

Tutto ciò, come potete capire da soli, figli e fratelli, rende questo tipo di fenomeni alquanto aleatori e ciò dovrebbe mettere in guardia tutti coloro che si recano da sensitivi per conoscere gli sviluppi del loro futuro o, quanto meno, renderli consapevoli che ciò che viene loro detto, alla fin fine, è soltanto un’ipotesi, e come tale va pure tenuta in considerazione ma certamente non vissuta come realtà sicura.
A questo proposito mi fanno sorridere le persone che si trovano a contatto con coloro che affermano di prevedere il futuro e che danno consigli su come modificarlo: è un’idea talmente sciocca e assurda che soltanto individui in balia di grossi problemi e di sofferenze soffocanti possono basare il loro comportamento futuro su di essa!
Se è vero che esiste un effetto karmico (ovvero che vi sono esperienze che, per necessità evolutiva personale, l’individuo «deve» attraversare) non vi può essere nulla o nessuno che possa portarlo fuori da quell’esperienza, neppure il più grane Maestro potrebbe riuscire a tanto! Se, invece, l’individuo si trova ad avere, per quell’esperienza, una o più possibilità di scelta, è ovvio che sceglierà secondo il proprio sentire cosicché costoro finiscono per pagare (e spesso profumatamente!) per l’indicazione di come agire in una certa situazione nel corso della quale, ironia delle cose, avrebbero comunque agito in quella maniera.

Viene, a questo punto, un legittimo pensiero: allora queste doti non servono proprio a nulla?
Non esiste alcunché, figli nostri, che non abbia la sua ragione d’essere nel Disegno creato dall’Assoluto! Evidentemente, per fare un esempio, è necessario, per certe persone, attraversare l’esperienza della preveggenza per comprendere qualche cosa e, contemporaneamente magari (poiché nulla serve mai per un solo individuo) è altrettanto necessario che attraverso lo stimolo ricevuto da una precognizione, giusta o sbagliata, un individuo affronti o eviti ciò che deve o non deve sperimentare.
Che succo trarre, allora dalle mie parole? Prima di tutto, come sempre, di essere cauti e razionali di fronte a certe presunte facoltà, di non rifiutarle aprioristicamente ma di vagliarle con la propria mente e la propria sensibilità, di tenere pure come possibile ipotesi la precognizione di uno sviluppo in un certo senso della propria vita, ma non dimenticare che, comunque e sempre, con le proprie azioni e con lo sviluppo del proprio sentire ognuno è padrone di se stesso, se non nel governare la realtà esterna, quanto meno nel modo in cui essa realtà esterna viene introiettata perché, comunque e sempre, una realtà esterna dolorosa e ineluttabile diventa sopportabile quando viene affrontata tenendo a mente che da essa si ricaverà, alla fin fine, un miglioramento della propria coscienza.
E la speranza non deve mai mancare al fianco di ognuno di voi. Baba


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3 commenti su “Preveggenza e precognizione, la prudenza del ricercatore (VS5)”

  1. Il rimando a dubitare di tutte quelle “arti magiche” che hanno avuto un fascino anche su di me, mi conferma l’onestà delle Guide e l’importanza del loro insegnamento.

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  2. E’ fondamentale sapere se e’ deduzione, pensiero personale o vera chiarovveggenza. In qual caso sapere se condividerlo o meno.
    Chi ha questa apertura del terzo occhio ha bisogno di essere davvero connesso con vibrazioni elevate.
    E’ una responsabilta’ e un discernimento che non puo’ essere filtrato dall io egoico, bensi’ condotto da elementi superiori.

    Rispondi

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