La sincerità nei confronti di se stessi (s1)

La vostra società, l’ambiente in cui ormai da anni, da secoli direi, siete inseriti vi porta e vi costringe, in un certo senso, ad adottare nel vostro modo di essere dei comportamenti che non si possono certamente definire vicini agli ideali dell’insegnamento spirituale.

Infatti, è chiaro che la vostra società, nei rapporti interpersonali tra individui, vi costringe a comportamenti d’ipocrisia, a comportamenti di falsità, a comportamenti fondamentalmente di non-sincerità.
La società è costituita da un numero non indifferente di individui, individui diversi tra loro, con caratteristiche diverse ma, soprattutto, con bisogni diversi. Ed è stato quindi logico che, ad un certo punto, vi fossero delle leggi ben precise (leggi sociali, naturalmente) che dettassero una linea di comportamento che potesse essere adattabile a tutti anche se, ripeto, gli individui che compongono questa società sono numerosi e molto diversi tra di loro.

Nella società nascono, ad esempio, delle mode, delle mode di comportamento, delle mode ancora più semplicemente di vestire, delle mode di abbigliamento. Capita così a persone che abbiano un certo senso estetico di vedersi di fronte individui che ormai hanno raggiunto una certa età, abbigliati di vestimenti particolari tipici dei giovani. Capita così di vedere che so io… un sessantenne vestito con un paio di pantaloni attillatissimi e la casacca, magari, tipo australiano che va tanto di moda in questo periodo; e capita, infine, che nessuno abbia il coraggio di dire a quella persona che, vestito in quel modo, abbigliato in quella determinata maniera, è più ridicolo che serio.

Anche se il detto «l’abito non fa il monaco» è effettivamente vero ed anche se il modo di vestirsi fa parte dell’esteriorità e, quindi, non rappresenta certamente ciò che giace all’interno dell’individuo e non manifesta l’essenza stessa di quell’individuo, è anche vero che l’individuo che ha una certa evoluzione, che è consapevole del suo ruolo, del suo posto e di quello che deve fare in quel momento, non cercherà mai di comportarsi o di manifestarsi in una maniera diversa da quella in cui egli, veramente, si trova.

Ma non voglio analizzare le motivazioni che spingono il sessantenne ad abbigliarsi in quel modo, in quanto le motivazioni psicologiche che lo spingono a tale comportamento possono essere tante e diverse da individuo a individuo. Voglio invece soffermarmi sul fatto che nessuna delle persone (o per lo meno quasi nessuna) osa dire qualche cosa direttamente a quell’uomo. E’ più facile, infatti, che, magari, due persone che a braccetto camminano lungo una passeggiata ed incontrano un tipo di tale fatta, non dicano niente direttamente a quell’individuo, ma si divertano tra di loro prendendolo in giro, ridicolizzando il suo modo di vestire.

Questa è una situazione che penso sia capitata più o meno a tutti voi, ed è un’ulteriore prova della vostra ipocrisia, della vostra incapacità di essere veramente sinceri nei confronti degli altri ma, soprattutto, nei confronti di voi stessi.
Perché ho detto nei confronti di voi stessi? Perché, a mio modesto parere, molto spesso capita che le reazioni d’ilarità, le reazioni di divertimento per un abbigliamento particolare, o strano, o divertente, nascono proprio da un’incapacità di riconoscere che, tutto sommato, si vorrebbe essere in grado di riuscire a fare altrettanto.
Infatti la moda, miei cari, i modi così diversi che vengono proposti dai pensatori di moda, da tutto quello stuolo di persone che si dedicano a questo tipo di cose, non sono poi così fini a se stesse ma questi individui che disegnano, che fanno i vestiti che apparterranno all’uomo o alla donna degli anni ‘90 o degli anni 2000, altro non fanno che mettersi in contatto con quelle che sono le forme-pensiero che la somma degli individui riesce a proiettare nel mondo astrale.

Capita dunque così che gli stilisti, quando disegnano i loro modelli, non facciano altro che mettere in pratica, evidenziare, estrinsecare un qualcosa che appartiene a una comunità, ad un insieme di pensieri che s’è formato, s’è fissato sul mondo astrale.
E’ chiaro, tuttavia, che il fatto che non tutte le persone siano attratte da queste forme di abbigliamento dipenda essenzialmente dall’evoluzione, cosicché l’individuo resterà coinvolto perché quel tipo di abbigliamento, quel tipo di «look», come si è soliti dire adesso, risponderà a delle esigenze interiori.

Tuttavia capiterà che vi sarà l’individuo poco evoluto, magari che so, un quarantenne, che pur restando attratto da quel tipo di abbigliamento che risponde – come abbiamo detto – a determinati bisogni, a determinate esigenze sue particolari ed interiori, non avrà il coraggio di mostrarsi in pubblico vestito in quel determinato modo poiché lo riterrà anacronistico in relazione all’età anagrafica che sta portando; tuttavia sarà proprio questo tipo di individuo che, nell’incontrare il sessantenne vestito all’australiana proverà o lancerà verso dì lui, silenziosamente, dei motti, dei lazzi.

Bene, questo è il classico individuo che non è sincero, e soprattutto, non riesce a trovare la via per avere la sincerità nei confronti di se stesso, in quanto è molto meglio – tutto sommato – il sessantenne vestito all’australiana, ma consapevole di quanto sta facendo, piuttosto che l’individuo che veste classicamente ma che in cuor suo desidererebbe avere i capelli tagliati a spazzola, inamidati con quelle sostanze chimiche tanto di moda in questo momento, e così via. Vito


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Catia Belacchi

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Claudio

Letto, accolto. Alcune affermazioni devo meditarle un po’ e forse richiedono qualche chiarimento

Roberta I.

Considero il tema della sincerità nei confronti di noi stessi di vitale importanza. Molte volte ho dovuto constatare quanto mentissi a me stessa e spesso è stato il corpo fisico a smascherarmi con simboli di chiara evidenza. La mancanza di sincerità è molto spesso inconscia e lo specchio della vita è lì, a nostra disposizione, per mostrarci la nostra ambiguità, attraverso la relazione, il conflitto, gli eventi che impattano su di noi. Questo specchio, se non ci ostiniamo a voltarci da un’altra parte, pur di non vedere e riconoscere la nostra ipocrisia, ci costringe continuamente a fare i conti con la fallacia delle idee che nutriamo su noi stessi e sugli altri.
Per questo è molto importante che ciò che impariamo a livello mentale scenda nelle viscere del nostro essere, perché col tempo la mente si fa sofisticata, capace di sfruttare a proprio uso e consumo concetti come l’amore, la libertà, la compassione… e la menzogna, spudoratamente, è mascherata con parole di verità.

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