[Sommario IA] Gli Archetipi Transitori (AT) continuano a essere sperimentati in vite successive se non completati in una singola vita.
Il legame tra individui e AT deriva dal bisogno di risolvere incomprensioni comuni, non solo da legami karmici pregressi.
Gli individui influenzano la creazione degli AT tramite i loro corpi akasici e il processo “conoscenza – consapevolezza – comprensione”.
Gli AT si formano come nuclei vibrazionali che attraggono sentimenti individuali con vibrazioni simili.
L’esperienza modifica il corpo akasico, determinando il percorso di sperimentazione dell’AT.
Gli AT sono interni al corpo akasico dal punto di vista individuale, ma esterni come richiamo vibratorio.
Quando la sperimentazione è completa, l’individuo si scollega dall’AT, che perde sostegno vibrazionale e cessa di esistere. [/S]
D – Il collegamento a un AT si esaurisce con la fine della vita o si riprende in una vita successiva finché non si è «sperimentato» tutto?
Certamente se nel corso di una vita non avete finito di sperimentare un Archetipo Transitorio (il che avviene quasi sempre) la sperimentazione continuerà in una o più vite successive.
D – Esiste un legame karmico precedente tra gli individui collegati a uno stesso AT?
Il legame karmico derivante da esperienze comuni appartenenti a vite precedenti può essere il modo di presentarsi del collegamento fra gli individui ma ciò che costituisce, in realtà, il vero legame tra individui diversi è la presenza del bisogno di risolvere una comune incomprensione che non ha trovato soluzione nelle vite passate. Così come, d’altra parte esiste – anche se è meno strettamente collegabile agli Archetipi Transitori – il legame derivante dalla presenza, all’interno di due o più individui, dello stesso tipo di comprensione.
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D – Ma come possono gli individui, dall’interno del piano fisico, influire sull’organizzazione della materia akasica, e quindi determinare la creazione degli AT? L’unica possibilità è che possano farlo attraverso i rispettivi corpi akasici, grazie al continuo flusso di dati che giungono dalle esperienze compiute nei piani inferiori (incarnazione). Dati che, secondo il processo “conoscenza – consapevolezza – comprensione” vanno poi ad ampliare il sentire individuale. Quindi il processo per la formazione degli AT passerebbe necessariamente attraverso i corpi akasici individuali.
A questo punto mi sembra che si renda necessario cercare di chiarire in maniera un po’ più dettagliata come avviene la formazione degli Archetipi Transitori, in modo da non incorrere in concettualizzazioni errate, quale quella appena esposta che sembrerebbe attribuire al corpo akasico dell’individuo incarnato la capacità di creare gli Archetipi Transitori, in quanto così non è.
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La formazione degli Archetipi Transitori
Per capire meglio questo aspetto della Realtà bisogna ragionare in termini di energia e, di conseguenza, di vibrazione.
Come sappiamo, l’intero Cosmo è formato e basa la sua esistenza sulla presenza e gli effetti innescati dall’attività vibratoria che lo pervade. Tale tessuto vibratorio porta le informazioni trasmesse dalla Vibrazione Prima in ogni singolo punto del Cosmo e, attraverso i processi di attrazione che permettono il costituirsi di fasci vibratori formati dai collegamenti vibrazionali tra vibrazioni che hanno onde vibratorie simili o complementari, creano delle zone vibratorialmente uniformi (con un processo che, se vogliamo, possiamo assimilare a quello che porta alla creazione delle cosiddette isole akasiche) che attraggono e consuonano con le vibrazioni singole che posseggono le stesse caratteristiche vibrazionali.
L’intero sistema – che esiste, come sappiamo, per compiere il disegno evolutivo interno al Cosmo – è alimentato e movimentato anche dal costante ampliarsi dei sentire degli individui incarnati che compiono le loro esperienze all’interno del piano fisico, modificando in questa maniera, non soltanto il corpo akasico di ogni individuo, ma anche i collegamenti vibrazionali interni al Cosmo, in concerto con l’ampliamento individuale dei sentire.
Gli Archetipi Transitori si formano e si strutturano come nuclei vibrazionali compatti e uniformi come tipo di vibrazione che attraggono verso il collegamento quei sentire individuali che posseggono qualità vibrazionali che trovano agganci con qualche aspetto vibratorio presente nel fascio di vibrazioni che li costituiscono.
Come potete dedurre, in questa maniera si viene a determinare l’aggancio del corpo akasico individuale in punti diversi del sistema vibratorio di ogni Archetipo Transitorio a seconda del tipo di vibrazione che il corpo akasico possiede, e questo, ovviamente, determina il percorso di sperimentazione dell’Archetipo Transitorio da parte dell’individuo, dal momento che, grazie all’esperienza, il suo corpo akasico modifica e struttura in maniera sempre più complessa e accurata le sue vibrazioni interne a mano a mano che acquisisce comprensione col procedere dell’esperienza percorrendo una sorta di cammino all’interno del complesso vibratorio che forma l’Archetipo Transitorio.
Quindi possiamo dire che la frase che hai usato (“il processo per la formazione degli AT passerebbe necessariamente attraverso i corpi akasici individuali”) può essere considerata anche giusta, ma è una risposta solo parziale alla questione: certamente i corpi akasici individuali hanno una loro influenza all’interno del ciclo Archetipo Transitorio/sperimentazione dell’Archetipo da parte dell’individuo, ma tale aspetto è la conseguenza di un processo molto più ampio e non la causa del processo stesso.
D – Se differenziamo il corpo akasico individuale dal sentire, la porzione di corpo akasico non ancora strutturata è da considerare «interna» o «esterna» al corpo akasico? (se non la «sente» è come se non gli appartenesse!) E quindi dove colloco gli AT: fuori dal sentire ma dentro il corpo akasico, o fuori dal sentire e fuori dal corpo akasico? (ma sul piano akasico esiste della materia al di fuori dei corpi akasici?)
Sulla base di quanto abbiamo appena considerato le domande poste diventano estremamente relative al punto di osservazione che si adopera per osservare la questione: dal punto di vista dell’individuo incarnato gli Archetipi Transitori cui egli è collegato sono parte integrante della struttura del suo corpo akasico e, quindi, in qualche modo interno a esso, dal punto di vista, invece, dell’intero processo essi sono sì interni alla materia akasica ma, tuttavia, costituiscono un richiamo vibratorio esterno al corpo akasico dell’individuo.
In quanto alla domanda “se differenziamo il corpo akasico individuale dal sentire, la porzione di corpo akasico non ancora strutturata è da considerare «interna» o «esterna» al corpo akasico” credo che sia una domanda inficiata dalla considerazione che non è possibile né corretto differenziare il corpo akasico individuale dal sentire, in quanto sono da considerarsi due elementi inestricabilmente correlati e che, anche se a gradi diversi di strutturazione, sia la parte strutturata che quella ancora in via di strutturazione fanno parte comunque del corpo akasico dell’individuo.
D – Nel momento in cui nel corpo akasico l’esperienza dell’individuo incarnato nel piano fisico supererà tutte le sfumature legate a un specifico A.T. cosa succederà alle vibrazioni che legavano l’individuo al quel specifico A.T? Sarà a quel punto che entreranno in gioco le vibrazioni akasiche? Vibrazioni che, complete di quella particolare esperienza, verranno inviate ai corpi inferiori dell’individuo, e che andranno a incidere o a modificarne la materia dei corpi inferiori?
Avevamo affermato che, quando ogni individuo collegato a un Archetipo Transitorio termina la sua sperimentazione si scollega da esso e, alla fine, l’Archetipo Transitorio perde il suo sostegno vibrazionale e cessa di esistere.
Questo concetto sembra un’apparente non-senso logico: verrebbe, infatti, da pensare che a mano a mano che l’individuo compie la sua sperimentazione dell’Archetipo Transitorio trovi sempre più collegamenti con le vibrazioni tipiche del fascio vibratorio dell’Archetipo e, di conseguenza, finisca con l’essere sempre più strettamente legato a esso.
Bisogna, però, considerare che, in questa situazione, risulta essere determinante l’influenza dei bisogni del corpo akasico dell’individuo: dal momento che esso non ha più la necessità di acquisire ulteriori dati per la comprensione che ha raggiunto grazie alla sperimentazione di un particolare Archetipo Transitorio, il corpo akasico dell’individuo non invia più vibrazioni di richiesta di informazioni e di dati su quel particolare aspetto della comprensione, rafforzando le richieste che riguardano altri aspetti del sentire ancora da strutturare.
Venendo a mancare la richiesta e, quindi, perdendo forza vibrazionale rispetto a quel particolare aspetto della sperimentazione, si viene a formare un collegamento tra Archetipo Transitorio e individuo in equilibrio (quindi più statico) e viene così a mancare la spinta al procedere nella sperimentazione che viene a essere indirizzata in altre direzioni e verso un altro Archetipo che acquisisce preminenza.
Quando tutte le individualità non forniranno più all’Archetipo Transitorio la dinamicità che è la sua caratteristica principale e che tiene attivo il processo che ha portato alla sua formazione, esso non avrà più alcuna spinta e le sue vibrazioni ritorneranno a essere parte indistinta del sistema vibrazionale interno al Cosmo. Scifo
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