Dall’imprinting agli archetipi [IF48-2focus]

L’argomento in sintesi
È attraverso il processo d’imprinting che si vanno a creare gli archetipi, e questo processo d’imprinting attraversa prima il regno minerale, vegetale e animale. La funzione dell’ambiente.

Voi ricordate che l’istinto nasce da quel processo ormai famoso d’imprinting che avviene attraverso le incarnazioni dell’individuo come minerale, vegetale e animale.

Quando scatta l’incarnazione come essere umano vi è qualcosa di ben diverso perché è in quel momento che scattano gli archetipi, perché entra in gioco il corpo akasico; fino a quel momento il corpo akasico non entrava in gioco, è lì la grossa differenza.

Gli istinti e il continuo processo d’imprinting che avviene attraverso lo scontro con la realtà di chi è incarnato, fa sì che avvenga il passaggio dai livelli fisico, astrale, mentale per arrivare alla creazione di queste “idee”, chiamiamole così per il momento, o “archetipi transitori” che si formano all’interno della massa akasica nei suoi livelli più grossolani.

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È proprio grazie all’esistenza di questi istinti, sottoposti agli impulsi dell’imprinting, e grazie alle vibrazioni che esistono da parte del corpo akasico ormai individuale, dell’individuo, che avviene il passaggio dall’istinto (utile per la sopravvivenza della specie) all’archetipo (utile per far crescere tutta la razza attraverso l’accrescimento individuale di ogni suo componente)

[…] D – Quella definizione che è stata detta oggi, che dicevi che l’imprinting creava gli archetipi nel regno minerale, vegetale e animale…

Io ho detto che l’imprinting crea, non che gli archetipi vengono creati; che è attraverso il processo d’imprinting che si vanno a creare poi gli archetipi, e questo processo d’imprinting attraversa prima il regno minerale, vegetale e animale.
E’ diverso il discorso. Forse mi sarò espresso male io, può anche essere; ma io non intendevo affermare che gli archetipi si formano attraverso il regno minerale, vegetale e animale, ma che vi era questo processo d’imprinting che – attraverso l’immersione nel regno minerale, vegetale e animale – avrebbe finito col creare gli archetipi.

D – Per cui la situazione “famiglia”, o “padre”, “madre”, negli animali è una cosa dell’istinto; giusto?

Direi di sì, anche perché tenete presente che questi istinti più raffinati (chiamiamoli cosi) come può essere il concetto di tribù, di gruppo, ad esempio, sono già presenti a livello di animali superiori; è presente anche il concetto di “madre” e qualche volta anche di “padre”, ad esempio.

Se voi osservate gli animali superiori, vi rendete conto che riconoscono la madre, cercano la protezione della madre, così come la madre cerca di proteggere il figlio, ad esempio; vi è il tentativo di aggregarsi per procacciarsi il cibo, per difendersi e via dicendo; e questi sono già degli istinti molto raffinati, molto complessi, molto evoluti; e sono quelli che poi, attraverso il ripetersi, la reiterazione del processo dell’imprinting, finiranno per arrivare sotto l’influenza della vibrazione akasica per formare quelle che prima abbiamo chiamato “idee”, ovvero quegli archetipi transitori che si modificheranno per dare il via alla comprensione del corpo akasico individuale.

D – Quindi gli istinti sono la base di questi archetipi bassi, inferiori?

Diciamo che sono una prima fase o, per lo meno, un elemento costruttivo sul quale – attraverso questo meraviglioso meccanismo che l’Assoluto è riuscito a sognare – si riescono poi a creare anche gli archetipi e il passaggio successivo.
D’altra parte, ripeto, il discorso è talmente complesso e delicato in tutte le sue parti che è un po’ come un orologio: se tutto è concatenato, tutto deve funzionare alla perfezione altrimenti non vi potrebbe essere nulla che si muove, non vi potrebbe essere un meccanismo che porta avanti la sua funzione.

La funzione è quella dell’evoluzione, il compito è quello di portare tutti gli individui a evolversi e quindi tutta la razza a evolversi e, per far questo, concorrono tutti gli elementi che sono a disposizione; e questi elementi sono:

  • le leggi naturali,
  • l’ambiente fisico,
  • l’imprinting,
  • gli istinti,
  • gli archetipi,
    e alla fine vi sarà la comprensione e il passaggio poi a una fase diversa, successiva.

D – E i corpi akasici individuali dove sono collocati?

Sul piano akasico?

D – Certo. Intendevo il livello o comunque che rapporto hanno con gli istinti, perché…

Beh, con gli istinti senz’altro hanno dei rapporti, che però non è possibile esaminare correttamente se – ancora una volta – si lascia da parte un altro elemento.
(Lo so che sono tanti gli elementi, creature! Pensate alle difficoltà che avete voi di capire e rapportatele a quelle difficoltà che mi trovo io a doverveli spiegare!)

E quale è questo elemento? E’ un elemento basilare per quello che riguarda gli istinti in particolare: l’ambiente; che io ho cercato più volte di mettervi davanti per invogliarvi a parlarne e voi avete, come ho detto l’altra volta, bellamente ignorato!

E’ evidente che gli istinti sono una diretta conseguenza dell’ambiente che chi si incarna va a sperimentare; è evidente, no?
Ma questi istinti, per poter arrivare a trasformarsi per poter dare poi il via, il “la” agli archetipi transitori e modificabili sul piano akasico non bastano di per se stessi, da soli; è necessario che fin che ci sono questi istinti che portano avanti l’evoluzione minerale, vegetale e animale l’evoluzione vada avanti comunque, anche senza archetipi; giusto? E allora, come è possibile che questa evoluzione continui ad andare avanti? Qual è il motore che spinge tutto questo?

D – Il sentire.
D – Le esigenze dell’akasico.

Il sentire è impossibile, perché non vi è un corpo akasico strutturato!

D – L’ambiente.

L’ambiente? In che modo?

D – Attraverso una sua evoluzione, che è mossa da… mah!

Vedete, più di una volta noi abbiamo battuto sul concetto di evoluzione che, anche se sembra procedere in un senso, in realtà è un interscambio e un circolo; ovvero l’individuo sul piano fisico fa delle esperienze, queste esperienze provocano delle vibrazioni, queste vibrazioni dal piano fisico passano all’astrale, dal piano astrale passano al mentale, dal mentale all’akasico (quando esiste, quando si è in quelle condizioni che vi sia un corpo akasico già pronto per essere usato), il quale trae delle conclusioni, rimanda indietro le conclusioni, che attraversano il piano mentale, ritornano all’astrale, ritornano al fisico per sperimentare le conclusioni tratte, e il circolo continua a questo modo.

Questo va benissimo per quello che riguarda l’evoluzione dell’individuo quando è arrivato alle incarnazioni umane; quando però non vi è il corpo akasico che fa questa funzione di centralina, di propulsore dell’evoluzione, vi dev’essere qualche cos’altro che fa sì che questo circolo – che questa volta ha i due poli: nel piano fisico e negli istinti – continui ad andare avanti, altrimenti gli istinti resteranno sempre gli stessi o limitati, non vi saranno risposte sul piano fisico, non vi sarà evoluzione della forma, non vi sarà poi evoluzione della materia, e via e via e via, e l’evoluzione si fermerà, cesserà di esistere.

[…] Vi prenderò terribilmente in contropiede, creature, terrorizzandovi! Tempo fa avevamo parlato di DNA, vi ricordate?, e avevamo accennato, così, con una certa “nonchalance” che oltre a esservi una catena genetica fisica vi era, ad esempio, una catena genetica astrale e, aggiungerei io, vi è anche una catena genetica mentale.

Ora, la creazione di un istinto fa si che questo istinto stesso in qualche modo diventi propulsore e, attraverso le mutazioni date dalle spinte dell’ambiente, attraverso le pulsioni della creatura incarnata (non stiamo parlando di essere umano; mi raccomando), attraverso i bisogni della creatura incarnata crei un circolo di energie che arriva a modificare le catene genetiche di porzioni della materia fisica passando attraverso modificazioni di vibrazioni mentali, astrali e fisiche.

Queste modificazioni sono quelle che – attraverso la catena genetica e tutta la materia che compone questa catena genetica, quindi sia la materia fisica che l’astrale che la mentale – inducono le modifiche alla forma e quindi alle reazioni; e quindi, con le reazioni, all’ambiente; dando il via a questo circolo che continua ad accrescersi fino a quando entrerà in gioco “a lancia in resta” il corpo akasico, perché il semplice istinto non basterà più ed è necessario avere una spinta diversa. Scifo


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3 commenti su “Dall’imprinting agli archetipi [IF48-2focus]”

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