Darsi tempo e dedizione: il capire prepara il comprendere

Fratelli miei, da anni seguo il vostro insegnamento, da anni vengo ad ascoltare le vostre parole, da anni rileggo ciò che voi dite, cercando di capire, cercando di “comprendere”, come dite voi, e cercando di mettere in pratica quanto voi mi volete insegnare.
Per quanto riguarda il capire, non trovo nessuna difficoltà: quanto voi affermate è così razionale, così logico, che mi sembra addirittura in alcuni momenti semplice, direi quasi banale.
Per quanto riguarda il comprendere, io credo di avere introiettato, se non tutto, almeno una buona parte di quello che voi mi avete insegnato.
Ma per quanto riguarda il saper mettere in pratica, fratelli miei, io mi sento come un bambino di fronte a tanti giocattoli che non sa più quale scegliere.
Perché la cosa più difficile, per me, è quella di riuscire a distinguere quando agisco per mia gratificazione e quando agisco per vero altruismo; la mia difficoltà è soprattutto capire a quale mano devo porgere la mia, se devo fare delle scelte, se devo distinguere da persona a persona, così come io sentirei di fare; perché, molto spesso, fra le tante mani che mi vengono incontro, che mi vengono date, io, interiormente, dentro di me faccio inevitabilmente una scelta.
Razionalmente, mentalmente io so che questo non è giusto, ma non riesco a stringere la mano della persona che mi risulta così, almeno apparentemente, poco simpatica.
Fratelli miei, io sono qua per chiedere soprattutto il vostro aiuto, sono qua per sapere cosa devo fare, come mi devo comportare, come agire con gli altri, cosa fare per aiutarli, perché dentro di me c’è il desiderio di fare qualcosa per gli altri, ma fuori di me c’è l’incapacità di metterlo in atto.
Aiutatemi a comprendere, aiutatemi a stringere veramente tutte le mani senza che i miei occhi guardino chi per me è bello e chi è meno bello. Federico

Fratello, figlio, amico, se io vengo a te, se io vengo nel tuo mondo a parlarti delle cose del tuo mondo, è perché sono sicura che tu hai già dentro di te il seme, la volontà, la capacità di comprendere ciò che io vengo a dirti.
Non rammaricarti se oggi ancora tu non riesci a mettere veramente in atto, a tradurre in azioni quel che io ti dico: non darti pena per questo, non fartene una colpa, figlio mio, ma sii consapevole degli errori che compi, attimo dopo attimo, giorno dopo giorno, anno dopo anno.
Se io vengo a te a dirti che non devi uccidere, ad esempio, è perché so che dentro di te c’è un grande altruismo, c’è il desiderio di fare il bene agli altri e c’è la volontà di amare; e se io insisto nel dirti di non uccidere è perché so che tu, anche se attraverso l’esperienza dell’omicidio stesso passerai, comprenderai queste mie parole.
Io non parlo oggi affinché tu oggi stesso comprenda totalmente ciò che io ti dico, ma io so che il tempo passerà e saranno ancora anni, e saranno tante vite ancora e tu comprenderai, tu mi raggiungerai, tu potrai poi parlare con me e ripensare agli errori compiuti e comprendere quant’era assurdo piangere, quant’era assurdo rammaricarsi, quant’era assurdo essere tristi perché non riuscivi a mettere in atto ciò che io dicevo.
Se le mie parole oggi a te, figlio mio, sembrano irraggiungibili, sembrano così lontane dal tuo sentire e dal tuo essere, resta semplicemente consapevole di questa lontananza, e cerca di far tesoro di ciò che io dico, cerca di capirlo.
Poiché è sufficiente, almeno all’inizio del tuo cammino, la comprensione anche solo a livello mentale, e poi questa comprensione diverrà senz’altro più profonda, diverrà senz’altro totale.
E quando essa sarà per te totale, allora insieme a noi, insieme a tutti gli altri fratelli che ti vengono a parlare, potremo dire così:

Padre, Padre mio,
io comprendo la Tua grandezza,
io comprendo il Tuo Amore,
io comprendo la Tua pace,
io comprendo che Tu, per farmi giungere a Te,
hai posto sul mio cammino anche l’omicidio,
hai posto sul mio cammino la rabbia, l’odio, il rancore, l’invidia;
hai posto sul mio cammino tutto quello che di negativo in un individuo possa esserci.
Io comprendo per questo la Tua realtà,
io comprendo per questo  la Tua grandezza, Padre mio,
perché so che Tu hai permesso che io uccidessi
e che venissi a mia volta ucciso per farmi giungere fino a Te.
Hai permesso che io prevaricassi gli altri, tutti i miei fratelli,
e gli altri prevaricassero me, per farmi giungere fino a Te.
Hai permesso che io odiassi gli altri,
le persone che avrei dovuto, invece, amare,
e che gli altri mi odiassero, per farmi giungere fino a Te.

Padre mio,
la Tua grandezza è fatta anche di questo,
Padre mio, adesso lo so.

E se la Tua grandezza è fatta anche di questo,
anche il Tuo Amore è fatto di questo,
e sono felice per quanto mi hai amato,
e sono felice che Tu mi abbia insegnato a diventare l’Amore stesso.
Viola

Io vorrei prenderti per mano e portarti con me e farti vedere il “mio” mondo, farti sentire questo “mio” mondo.

Io vorrei rassicurarti che quanto hai perduto è ancora vivo, è ancora più vero e sta aspettando solo di rincontranti, di venirti incontro, di parlarti, di riabbracciarti.

Io vorrei rassicurarti che quello che tu sei oggi è soltanto una illusione, e che dentro di te c’è qualcosa che solo aspetta di poter uscire per liberarsi.

Io vorrei poterti parlare senza dover usare le sterili parole, senza dover essere legato a loro, ma io vorrei che tu sentissi veramente e sempre questa nostra presenza.

Io vorrei poterti convincere che quanto può aver disturbato la tua esistenza era previsto, scritto, perché necessario.

Io vorrei ancora per molto tempo poterti dire che, per quanto una persona possa sentirsi sola, in realtà non è mai completamente sola.

Io vorrei poterti far credere che il mondo in cui io vivo, il mondo dove anche tu prima o poi vivrai, è un mondo fatto di pace, un mondo dove i rumori non sono rumori ma dolci suoni che si uniscono in un’unica ed eterna armonia.

Io vorrei che chiunque venga ad ascoltare queste nostre parole riuscisse a trovare quel minimo di pace necessaria per poter andare avanti e vedere le cose del mondo nel modo migliore possibile, con obiettività, con raziocinio, senza dimenticare, però, che quel mondo così strano, così lontano ma così vicino – perché orbita intorno al vostro – è il mondo in cui domani voi vivrete, ed è il mondo che sempre vi accompagna silenziosamente in ogni vostra azione, in ogni vostra decisione.

Imparate a conoscere, per quello che potete, questo Amore; accettate appieno l’Amore che incontrate nel vostro cammino di uomini. Michel

O Altissimo Signore,
Tu che mi hai indicato la via,
questa via che porta dentro di me.

Signore, io credo in Te,
Signore, io “sento” che Tu esisti.

Mio Signore, percorrerò per Te questa via,
affronterò la sofferenza che la costella,
affronterò gli ostacoli che si pareranno davanti a me,
affronterò i pensieri che mi diranno:
“Torna indietro, perché più avanti c’è la sofferenza
e alle tue spalle può esserci la pace”.

E questo perché so, o Signore,
perché ho capito, mio Dio,
che se Tu quella via mi hai indicato
è perché alla fine della strada Tu sei lì ad aspettare.
Florian


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4 commenti su “Darsi tempo e dedizione: il capire prepara il comprendere”

  1. Una risposta alla domanda che avevo posto come commento ad un recente post, nel quale mi chiedevo quanto potessero aiutarmi concretamente i contenuti proposti.
    Grazie

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  2. Ancora una volta l’invito è alla fiducia. Tutto ciò che accade ha un disegno molto più grande di quel che ora possiamo comprendere. Le spiegazioni delle guide, per quanto ci ricordino che siamo lontani dalla loro dimensione, sono volte a rassicurarci che tutto ha senso. Che la perseveranza nel cammino della conoscenza di sé, ci porterà a concludere il nostro ciclo di vita e di morte per approdare ad una dimensione più vasta. Anche se il traguardo è lontano, non ho bisogno di preoccuparmi del tempo che ci vorrà, ma di non perdere l’orizzonte verso cui procedere. Il tempo poi si dissolverà, come le sofferenze che ora ci caratterizzano.

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  3. ‘Anche se il traguardo è lontano, non ho bisogno di preoccuparmi del tempo che ci vorrà, ma di non perdere l’orizzonte verso cui procedere. Il tempo poi si dissolverà, come le sofferenze che ora ci caratterizzano.’
    Un inno alla fiducia altamente ispirato. Grazie Nati.

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  4. Riferendomi a quanto comunicato da Federico, non penso di non riuscire a stringere una mano di una persona che mi risulta antipatica, perchè credo di non provare antipatia per nessuno; tuttavia ho forte difficoltà ad accettare gli egoismi e le ipocrisie dei singoli o dei gruppi quando, per difendere da miopi il proprio orticello, sbarrano la strada a tanti fratelli che bussano alle nostre porte e chiedono asilo. L’accoglienza dello straniero è stata sempre un principio inviolabile presso tutte le civiltà antiche. La nostra memoria è davvero carta e il nostro discernimento fortemente dubbio.

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