Fino a non desiderare più, se non il bene degli altri

D – Se è vero come è vero che il desiderio è una cosa che fa espandere il nostro Io, come posso migliorarmi senza desiderare di migliorare?
Ah, non puoi, non puoi assolutamente!

D – Quindi, ogni volta che voglio migliorarmi espando il mio Io?

Certamente, ma è proprio un processo normale e direi necessario, contemplato dal Disegno dell’Assoluto; ovvero la costituzione – attraverso il passaggio nelle fasi minerale, vegetale ed animale – di un Io dell’essere umano.

Questo Io tende a ingrandirsi, a espandersi, a complicarsi sempre di più, a diventare sempre più espressivo verso l’esterno nel tentativo di diventare padrone della realtà che lo circonda, ed è proprio da questo scontro con la realtà che lo circonda che nasce il desiderio di possedere questa realtà esterna a se stesso.

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È quindi grazie al desiderio che l’Io, un po’ alla volta, riesce a perdere parte della sua efficacia perché l’individuo acquista la consapevolezza dell’inutilità dei propri desideri, dell’errore di certi desideri, del fatto che certi desideri potrebbero essere molto più ben usati se spostati in altre direzioni.

Vi è quindi, un po’ alla volta, il mutamento della forma del desiderio fino ad arrivare a non desiderare più nulla; fino a quando (lontano per tutti voi e anche per me) ci renderemo conto che desiderare, in fondo, è una cosa abbastanza stupida. I più bei desideri che si possono arrivare a fare, quando si è incarnati, è desiderare il bene degli altri.

Tutti voi direte: “Ah, questa è una bella cosa! Io vorrei tanto poter desiderare il bene degli altri!”. Certo, sono d’accordo con voi, è una bella cosa, vorremmo tutti che foste già così e che anche noi fossimo già così quando ritorneremo sul piano fisico!
Ma non è vero che quella sia la più bella cosa, perché arriverà il momento in cui si avrà la certezza che tutto quanto accade è già per il bene degli altri, quindi non è neanche necessario desiderare quello!

D – Quindi anche il fatto che, comunemente, l’uomo pensa che poter scegliere è una forma di libertà, in realtà il poter scegliere è tutt’altro che libertà perché, dietro a questo, c’è il desiderio.

Certamente, tant’è vero che vi è già una scelta nel tipo di libertà. Il fatto che uno scelga un tipo di libertà e non un altro vuol dire che desidera di più quel tipo di libertà. Geogei


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4 commenti su “Fino a non desiderare più, se non il bene degli altri”

  1. … “ci renderemo conto che desiderare, in fondo, è una cosa abbastanza stupida. I più bei desideri che si possono arrivare a fare, quando si è incarnati, è desiderare il bene degli”.
    🙏

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  2. Guai a noi però a mettere l’asticella del nostro traguardo troppo in alto.
    Mi spiego.
    Le Guide parlano chiaramente di un traguardo lontano, addirittura lontano a loro che di certi attrezzi che fabbricano desideri (corpo astrale, corpo fisico, corpo mentale) sono sprovvisti.
    Finché noi avvertiamo i desideri, è la nostra coscienza che arriva a capire sin lì.
    Non mettiamo il saio del monaco quando ancora monaci non siamo; non vestiamo i da agnellini quando siamo ancora lupi.
    Cerchiamo ossia di vivere quel che sorge da noi, siano essi desideri o siano assenza di desideri, semplicemente osservandoci.
    Se il desiderio non doveva esserci saremmo nati sassi o già santi. Forse.

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