Il corpo akasico, l’Io, il suo superamento [IF3a]

D – Finché c’è Io c’è egoismo…
Ricordate che anche le manifestazioni di affetto sono manifestazioni dell’Io. 
Allora questo significa, secondo quanto stavate dicendo, che nel momento in cui “riuscirete ad annullare l’Io” non proverete manifestazioni d’affetto verso nessuno?
E’ questo che significa annullare l’Io?

D – Si potrebbe dire che questa trasformazione significa acquisire consapevolezza di appartenere ad una cerchia più larga del solito Io, che prima può passare dalla consapevolezza di appartenere alla stessa specie, quindi a dei sentimenti fraterni verso tutta l’umanità; andando oltre, anche la consapevolezza di appartenere a tutta la famiglia degli esseri viventi e, quindi, avvicinarci a quanto di non umano c’è e che partecipa della vita.

Senza dubbio, l’allargamento della coscienza e del sentire presuppone il toccare il sentire che vi sta accanto e vibrare all’unisono con lui, con tutti quelli che hanno raggiunto il tuo stesso sentire. 
Quindi presuppone, a questo punto, l’allacciare una catena infinita di sentire che si toccano, si uniscono, si riconoscono, per tutti gli aspetti che sono simili tra di loro.

E più ampli il tuo sentire, più tasselli metti nel tuo rompicapo, più hai la possibilità di trovare altri sentire che hanno lo stesso tuo tassello con cui puoi vibrare, e questo non può che portare ad un allargarsi della coscienza, ad un ampliarsi, fino a comprendere anche tutta la realtà che ti circonda.

D – Una volta che si è compreso e si è arrivati alla comprensione totale, l’Io viene annullato. A questo punto non c’è più la… non riesco a spiegarmi...

E’ giusto quanto stai dicendo, quando si raggiunge il massimo sentire raggiungibile dal corpo akasico, certamente l’Io non può più esistere in quanto non ci saranno più il corpo fisico, astrale, mentale….
Non esisterà più l’Io, però il senso di essere un individuo esisterà ancora, ed è qua che poi il sentire si dovrà ampliare, la coscienza dovrà ampliarsi ancora fino ad unirsi ad altre individualità e formare, in qualche modo, delle collettività sempre più ampie fino a raggiungere l’ampiezza divina.

D – La consapevolezza dell’individuo rimane?

L’individuo sa ancora di essere lui.

D – Infatti poi si arriverebbe all’unione della famosa collana.

In quanto, poi, a quello che dicevo un attimo fa a proposito dell’Io e del corpo akasico, ho avuto l’impressione – risentendo assieme a voi quanto avete letto oggi – che le parole dette potessero dare adito a delle incomprensioni, ovvero fare pensare che appartenesse all’Io, che facesse parte della sfera dell’Io, anche il corpo akasico. 
Il senso in cui quelle parole erano state pronunciate era un altro, ovvero il fatto che l’Io dipende dal corpo akasico, in quanto è una creatura del corpo akasico, indirettamente, poiché il corpo akasico è colui che influenza e “ordina” la costituzione di quel tipo di corpo mentale, di quel tipo di corpo astrale e di quel tipo di corpo fisico dalle cui reazioni poi, nasce quel tipo di Io.

D – Prima di incarnarsi c’è già un processo di programmazione per il nuovo essere umano che dovrà vivere, con un corpo astrale di un certo peso, un corpo mentale di un certo peso etc..

Se la dici così sembra una cosa programmata a tavolino!
In realtà non è una cosa così pianificata: diciamo che vi sono dei meccanismi che assicurano che attraverso le vibrazioni emanate dal corpo akasico e dal suo stato di sentire nel momento dell’incarnazione una certa materia viene assunta dai corpi che si vanno creando, costituendo i corpi più adatti per quel tipo di incarnazione.

D – Il corpo akasico soffre?

Diciamo che avverte il senso dell’incompletezza, ed è proprio questo senso di incompletezza che dà la spinta ad agire, altrimenti – “così in alto così in basso” – non ci sarebbe alcun movimento verso il tentativo di ampliare il proprio sentire.
Certamente non è una sofferenza come quella che può essere  la sofferenza fisica, però, in qualche modo, è un tipo di sofferenza..

D – Sembra che il corpo akasico si serva del corpo mentale, del corpo astrale e del copro fisico solo per ampliare la sua coscienza, mentre le sofferenze, così proprio umanamente dette, ricadono sempre sul povero individuo umano, che a questo punto può dire: “Ma scusa, chi me lo ha fatto fare?”.

No, cara, tu dimentichi una cosa, che, in realtà, l’individuo è lo stesso.

D – Però l’individuo fisico soffre, l’individualità akasica no.

Ma non sono due cose separate, sono la stessa cosa!
Sarebbe come se tu ti dessi una martellata su un dito e le altre dita si lamentassero perché quel dito soffre e loro no! Sei sempre tu che soffri: l’altra mano non se ne rende conto che il dito dell’altra mano sta soffrendo, però non cambia nulla: non è il dito che sta soffrendo, in realtà, ma tutto l’insieme dei corpi.
Certo, tu dici, io sono cosciente di avere un corpo fisico e non di avere un corpo akasico! Certo, è lì il punto, ma questo è l’Io che sta parlando non sei tu.

D – Sì ma io ne porto le conseguenze…
D – Ma anche i vantaggi…
D – Diciamo che in questa terra ci sono molte più sofferenze che gioie… non parlo del mio caso specifico perché non ho niente di cui lamentarmi, ma se mi guardo intorno c’è un’umanità che soffre… per cui non si può proprio dire che vi siano più gioie che dolori…

No, c’è un’umanità che vuole soffrire, è diverso il discorso.

D – Deve…

No, deve perché ha voluto, non cambia niente, perché si costringe a dover soffrire in futuro.

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D – E’ possibile che un essere alla sua prima incarnazione, messo male dal punto di vista karmico, non soffra assolutamente… la sua vita non conosca assolutamente sofferenza?

Assolutamente no, però che non abbia molta sofferenza è possibile.

D – E come è possibile se il suo corpo akasico è talmente poco strutturato per cui darà degli impulsi molto sballati?

Perché non avrà la coscienza di rendersi conto delle azioni sbagliate che fa.

D – Ma le conseguenze fisiche, o astrali  o mentali saranno molto dolorose…

Possono esserlo ma possono non esserlo.

D – Dicevi che l’Io non ha attinenza con il corpo akasico. A mio avviso, forse non ho compreso bene io, sembra che l’Io sia costituito da tutti gli impulsi provenienti da tutti i corpi compreso l’akasico, pur essendo indipendente.

No, non ci siamo capiti. Lo ripeto, perché è un punto molto importante: l’Io così come noi lo definiamo – e come anche voi penso che ormai lo definiate – è costituito dalle risultanze dei tre corpi inferiori, i quali dipendono dai corpi superiori semplicemente in quanto ci sono degli influssi che in qualche modo provengono da questi altri corpi.
Quindi c’è una interazione. Però l’Io è costituito dalla risultanze di questi tre copri inferiori, dalle interazioni di questi tre corpi inferiori.
Poi, senza dubbio, anche l’Io dipende dalla scintilla, su questo non v’è dubbio in quanto vi è una catena di cause ed effetti che arriva poi all’Io attraverso il meccanismo di formazione dei tre corpi inferiori che lo creano.

D – Mi pare che in una vecchia vostra definizione, era riportato che insieme a questi impulsi dei tre corpi inferiori c’erano anche quelli del corpo akasico.

Certo, gli impulsi vi sono senz’altro. Però supponendo, per assurdo, che possa esistere un individuo senza corpo akasico ma costituito soltanto dai tre corpi inferiori l’Io potrebbe esistere ugualmente, proprio perché è semplicemente una interazione tra questi tre corpi.

D – Meglio si costituisce quando è sviluppato il corpo mentale, quando è diventato consapevole per cui l’Io si autoidentifica, giusto?

Si auto identifica e si modifica, diciamo.
Ecco, forse questo può essere un modo per allacciare in qualche direzione l’Io con il corpo akasico: diciamo che, senza alcun dubbio, allorché si raggiunge comprensione e sentire sul corpo akasico, questo si riflette sui tre corpi inferiori e, quindi, si riflette in qualche modo anche sull’Io che, di conseguenza, si modifica. Questo sì, se è questo che volevi sapere.
Però, ciò che noi definiamo come Io è una reazione, è l’interazione di questi tre corpi inferiori. Che, poi, questi tre corpi reagiscano a loro volta sotto le spinte degli altri corpi superiori, questo è fuor di dubbio.

D – Comunque si è parlato del corpo akasico che possiede questo senso di individualità, però a qualunque livello di organizzazione il corpo akasico, in genere, è un prodotto di fusione di sentire analoghi…

Sì, senza dubbio, fin dal suo nascere…

D – Da dove scaturisce allora questo senso di individualità, pur essendo invece un prodotto di fusioni?

Perché non è consapevole, non si vede nella sua interezza. Il senso di fusione con le altre individualità all’interno del piano akasico avverrà soltanto quando egli potrà vedere l’interezza del suo corpo e di sentirsi fuso con tutti gli altri, altrimenti sarà sempre una parte, magari in fusione con una parte degli altri corpi, però sarà sempre una parte del Tutto.

D – Ho trovato una certa differenza tra quella che è la comunione e quella che è la fusione dei sentire; mi è sembrato di capire che la comunione di sentire avviene già durante l’incarnazione dell’individuo, quando sentire analoghi si riconoscono e vibrano all’unisono, mentre la fusione sarebbe qualcosa che è al di là della ruota delle nascite e delle morti.

Sì, direi che sei abbastanza vicina alla realtà.

Ma ora tra fusioni, fissioni e scissioni, siete stanchi, quindi terminiamo questo incontro, anche perché, in realtà, avendo tolto tutti i fronzoli che mettiamo ad uso degli ospiti, ad uso della vostra curiosità, o ad uso del vostro bisogno di carezze, e via e via e via, sono state dette molte cose e, quindi, non vogliamo affaticare troppo la vostra mente. Scifo


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4 commenti su “Il corpo akasico, l’Io, il suo superamento [IF3a]”

  1. Si comprende molto bene quanto l’Io sia illusorio ed “effimero”. Fa sorridere, d’altra parte, quanta cura e dedizione vengano dati ad esso nel piano fisico; quanto siano distorti e lontani da un’interpretazione coerente ed articolare non solo il senso comune ma anche alcuni ampi settori della religione e della morale, per non parlare della filosofia così come è stata intesa in Occidente. Una realtà e di conseguenza una società ego-centrica che sembra aver completamento dimenticato e sovvertito il vero ordinamento della Realtà. Grazie.

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  2. Qui si trova la risposta a quel “sentirsi fratelli” che è raggiungibile solo quando l’Io non c’è più. La condizione umana non lo permette. Solo quando la coscienza avrà raggiunto la sua massima consapevolezza ciò sarà possibile perchè in quella fase esisterà ancora il senso di essere individuo.
    Quel sentirsi individuo sarà una condizione di incompletezza che fornirà la spinta all’evoluzione successiva che avverrà attraverso l’unione ad altre individualità. E così avanti fino a raggiungere l’Unione ultima.
    La sofferenza o ciò che le equivale sugli altri piani non sarà per terminare presto!!

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