Il mondo nuovo che costruiamo ogni giorno

Ecco come scaturirà il nuovo mondo, ecco come si affermerà l’era della felicità, ecco come dare un contributo fattivo alla sua creazione, dove cercarne i segni nella società, nella famiglia e nell’individuo stesso.

Quando il genitore non sarà più madre o padre dei suoi figli, ma tutti i figli, tutti i bimbi saranno suoi figli senza che nel suo cuore esistano né primi né secondi.
Quando non sarà il tipo di sangue a definire un fratello o una sorella, ma la fraternità abbraccerà ogni altro uomo al di là della consanguineità, della famiglia, della patria, della razza, della religione e dell’ideologia, cioè degli interessi e dei vantaggi personali.
Quando la sessualità non costituirà più uno scoglio da affrontare, o da aggirare, o da ricusare, e non perché essa sparirà dalla faccia della Terra, ma perché avrà ritrovato la sua qualità di fatto naturale, così come può essere il dormire e il respirare.
Quando dagli altari cadranno i dei Denaro e Potere e i loro servi Avidità, Violenza e Sopraffazione, e non perché il mondo sprofonderà in un olocausto di fiamme, ma perché l’uomo avrà compreso che il denaro e il potere non lo rendono migliore e diverso dagli altri uomini, ma riescono solamente ad alimentare le sue più grandi illusioni.
Quando crolleranno le Chiese e gli Altari di ogni religione, fattori di separatività tra gli uomini, e non perché una religione prevarrà sulle altre, e ovunque Dio avrà un solo nome, ma perché l’uomo, la Terra e l’universo intero saranno visti come un unico altare e nessuno avrà più bisogno di dare un nome a Dio per sentirsi davvero e sempre parte di Lui.
Quando non vi sarà più amore per i genitori o per i figli, o per i fratelli, o per i parenti, o per gli amici, o per se stessi, ma esisterà solo l’Amore senza condizione di alcun tipo. (Moti)


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9 commenti su “Il mondo nuovo che costruiamo ogni giorno”

  1. “Quando crolleranno le Chiese e gli Altari di ogni religione, fattori di separatività tra gli uomini, e non perché una religione prevarrà sulle altre, e ovunque Dio avrà un solo nome, ma perché l’uomo, la Terra e l’universo intero saranno visti come un unico altare e nessuno avrà più bisogno di dare un nome a Dio per sentirsi davvero e sempre parte di Lui.”
    Per il mio sentire corrisponde alla realtà evocata da Gesù risorto quando spiega ai suoi discepoli la necessità che lui se ne vada affinché possa venire lo Spirito. Il chicco di grano che nella terra deve morire per portare frutto non riguarda solo una direzione esistenziale dei singoli individui ma anche delle loro aggregazioni, chiese incluse. Per quelli ancorati ad un’identità cristiana ho proferito un’autentica eresia. Grazie al cielo oggi la legna si usa per scopi più nobili…

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  2. Mi viene spontaneo associare questo testo a quello di Kempis che riporto di seguito, su cui è stato composto il canto “Se”:

    Se l’opinione del gregge comune
    non sarà tua regola di condotta,
    se sarai tollerante con gli altri quanto
    lo sei con te stesso.
    se saprai comandare più a te stesso che agli altri,
    se sarai giusto più che buono,
    indulgente e comprensivo specie con i deboli,
    se lavorerai pazientemente,
    se mai risponderai con un rifiuto
    ad una richiesta e ad un’offerta,
    se potrai avere ricchezze e onori,
    ma non esserne schiavo,
    se potrai godere della solitudine,
    ma non avrai paura della compagnia degli uomini
    e viceversa,
    se sarai essere povero e parsimonioso,
    se potrai sopportare di buon grado l’oblio
    e l’ingratitudine degli uomini,
    se saprai camminare da solo senza grucce,
    eccitanti ed illusioni.
    Se saprai essere infantile con i fanciulli,
    gioioso con i giovani,
    pacato con gli anziani,
    paziente con i pazzi,
    felice coi saggi,
    se saprai sorridere con chi sorride,
    piangere con chi soffre,
    e saprai amare senza essere riamato,
    allora figlio mio, chi potrà contestarti il diritto
    di esigere una società migliore?
    Nessuno, perché tu stesso, con le tue mani,
    l’avrai creata!
    Kempis

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  3. Parole toccanti, oggi però non riesco a coglierne la piena portata. O meglio non riesco ad abbandonarmi a quel senso di fiducia a cui rimandano.
    So che il disegno non è utopistico, ma la strada per la realizzazione, è ancora molto, molto, molto lunga.
    Le gravi questioni internazionali attuali, alimentano un senso d’impotenza. Anche se conosco il perchè di certi accadimenti, e anche sapendo che io posso “lavorare” partendo da me, oggi sono inquieta. Probabilmente è l’identità che sa di non poter vedere quell’orizzonte a cui le parole rimandano, il motivo per cui non riesco a gioirne.

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