Il raffronto tra il Cerchio Firenze 77, il Cerchio Ifior e la Teosofia

D – Georgei, scusami, anch’io volevo farti una domanda che mi viene rivolta da parecchie persone con le quali sono in contatto. Sai che spesso si fanno analogie tra il Cerchio Firenze e il Cerchio Ifior…

Ahimè, sì che lo so!

D – Ecco, e allora ti prego: io non so cosa rispondere quando mi dicono: «Va bene, ammettiamo che non siano una continuazione o le stesse Guide, però come mai gli stessi caratteri, cioè uno francese, un orientale, un Kempis/Scifo diciamo; è cosa dovrei dire? Come mai c’è questa similitudine di caratteri?

C’è una spiegazione abbastanza semplice: prima di tutto perché è necessario presentare un campionario di personalità – compresa anche una certa esoticità, in certi casi, come nel mio caso – e la scelta non è che sia poi vastissima; è necessario presentare dei personaggi che sono in qualche modo abbastanza familiari alle persone che partecipano.
Certo potremmo far venire … che so io … un maori; però un maori, tutto sommato, non lo sentireste molto vicino, alla fin fine, no? Questo per quello che riguarda, diciamo, gli accenti che usiamo, che poi sono quelli – ahimè,  purtroppo – di alcune vite di noi che ci presentiamo.

Per quello che riguarda, invece, le Guide principali il discorso è diverso: si presentano con quei caratteri perché sono legati in qualche modo al discorso degli archetipi.
E qua ci complichiamo la vita ma, visto che l’hai affrontato, bisogna un attimo spiegarlo, no? Se io vi chiedessi: «Fra le Guide, chi è che vi comunica più dolcezza?», io sono convinto che la maggioranza di voi risponderebbe o «Moti» o «Viola», giusto?

Ma, allora, chiedetevi un attimo: si presenta Moti, con quella personalità e quel modo di parlare, e Viola con quella personalità e quel modo di parlare per comunicarvi dolcezza, o è la vostra idea della dolcezza che, in qualche modo, ha reso necessario che si presentassero «quelle» Entità con «quel tipo» di personalità?

Lo stesso discorso, naturalmente, vale con Scifo. I caratteri e i tipi di personalità usabili negli incontri alla fin fine sono ben pochi; non è che ci sia una varietà enorme; possono variare i particolari, però le qualità per l’insegnamento, per la dolcezza o per l’incontro affettivo e via dicendo sono abbastanza stereotipati. Ecco, quindi, che vi è per forza di cose una certa omologazione di caratteri per Cerchi che presentano la stessa tipologia d’insegnamento.

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D – Certo, ti ringrazio. Quindi, ed esempio Hiawatha, un pellerossa, non è che abbia una particolare tipologia che ci trasmetta qualcosa.

Esatto. È già più difficile che voi riusciate a comprendere, a recepire qualche cosa da un individuo – e qua parliamo di individui, non soltanto di entità disincarnate – che appartiene a una cultura diversa dalla vostra. Può comunicare un’emozione, una sensazione, però capirla in profondità diventa più difficile, chiaramente. E a queste persone dì, per esempio, che un Hiawatha a Firenze non c’è mai stato…

D – Vorrei sapere quale differenza sostanziale c’è tra il vostro pensiero e il pensiero del movimento teosofico.

A livello d’insegnamento vero e proprio direi che non vi è molta differenza; i punti cardine dell’insegnamento teosofico sono gli stessi del nostro insegnamento – e poi, d’altra parte, anche di tutti gli insegnamenti, alla fin fine – che sono: la necessità dell’evoluzione, la legge del karma, la legge della reincarnazione, e via dicendo.

Questi sono elementi cardine che appartengono poi a tutte le dottrine spirituali, anche a quelle che meno vi potrebbero essere note. Quello su cui, invece, noi dissentiamo abbastanza è tutta quella parte della dottrina teosofica, che d’altra parte non è neanche molto conosciuta, non è neanche molto propagandata dalla Teosofia stessa, che riguarda la fenomenologia paranormale (diciamo così) acquisita per supposta evoluzione della Blavatsky o della Besant o di Olcott, con tutto quel miscuglio di sogni e d’illusioni che parlavano poi di altri mondi, di altre realtà, di viaggi in astrale e via dicendo.

Ecco, per tutta quella parte noi non diciamo che non siano possibili, che non accadano quel tipo di cose, però, secondo noi, gran parte di tutta quella sezione della dottrina teosofica, per quanto a lato della dottrina teosofica vera e propria, è molto infarcita dai desideri, dalle emozioni e dalle sensazioni di chi sperimentava quel tipo di cose; quindi da prendere molto con le pinze e da non lasciarsi trascinare molto, magari a cercare di ottenere gli stessi risultati.

D – Forse è più adatta a una mentalità orientale, che non occidentale, vero?

Direi che l’intenzione, se non vado errato, era proprio quella di riuscire a occidentalizzare ciò che di buono veniva dalla sapienza antica proveniente, in particolare, dall’oriente; e non soltanto dall’oriente, d’altra parte.
In parte il tentativo è riuscito, in parte non è riuscito; quello che è certo è che, se voi guardate e leggete con attenzione tutto ciò che vi capita sottomano, o che vedete per televisione o nei film, vi renderete conto che l’insegnamento – anche se non apertamente – in realtà è ormai giunto alle orecchie e alla portata di tutti quelli che riescono a recepirlo.

Dappertutto vi è il concetto di reincarnazione, dappertutto vi è il concetto di evoluzione, di dopo-morte e via dicendo; tutta la parte dell’insegnamento dell’evoluzione è ormai portata alla coscienza di quasi tutta l’umanità; e questo fa parte di quel «piano d’iniziazione generale» di cui si parlava una volta, per cui certe verità che una volta venivano fatte conoscere soltanto a poche persone, perché potevano provocare degli squilibri a chi non era pronto ad accettarle, adesso possono essere portate in maniera più vasta per preparare la strada, poi, ad altre cognizioni diverse, superiori, più complete e più complesse che verranno affrontate col passare del tempo.

Non dovete credere che perché i Grandi Maestri si son fermati a un certo punto, la Verità sia tutta lì. La Verità va oltre quello che è stato detto e, di volta in volta, a seconda delle esigenze del cammino evolutivo dell’uomo, vengono presentate nuove verità, magari modificate o ampliate per far sì che l’insegnamento possa continuare ad andare avanti servendo da stimolo per l’umanità; perché ricordate sempre che il fine ultimo è quello di far avanzare ogni individuo, di farlo evolvere, di farlo abbandonare la ruota delle nascite e delle morti, anche per preparare l’ambiente alle altre ondate di vita che si succedono incessantemente. Georgei


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4 commenti su “Il raffronto tra il Cerchio Firenze 77, il Cerchio Ifior e la Teosofia”

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