La natura dell’Uno che mai diviene, ma sempre È

L’Uno è perfetto e completo in ogni suo attributo.
In Lui tutto È.
Ma fa’ attenzione a quanto sto dicendo, anche se so già quanto per te sia difficile concepirlo: in Lui tutto È.

Non: «è stato», «sarà», «era», «fu».
Semplicemente: È.

Questo significa che nell’Uno non vi è movimento di alcun tipo, non vi è scorrere, non vi è nulla che muta.

Questo significa che nell’Uno non vi può essere nulla in divenire, e che tutta la Realtà nell’Uno esiste contemporaneamente con tutte le sue caratteristiche.

Tu ti chiedi cosa c’era prima che l’Uno mettesse in atto la creazione.
Se tu avessi davvero capito quello che ho appena detto non mi faresti questa domanda.
Nell’Uno non vi può essere «prima», non vi può essere «dopo» perché tutto è, contemporaneamente.

Questo significa che la creazione esiste nell’Uno già tutta creata.

Sei tu che la osservi, spostando la tua attenzione da un elemento all’altro di ciò che È, che crei, nella tua percezione, il senso del tempo, del «prima» e del «dopo».
Ma, in Verità, non esiste nulla che abbia avuto esistenza prima o dopo qualcosa d’altro.

Se ciò fosse possibile significherebbe l’esistenza di qualcosa al di fuori dell’Uno e ciò renderebbe l’Uno qualcosa di diverso dall’Uno stesso, poiché non avrebbe tutto in , non potrebbe essere l’Uno.

È dall’interno di te stesso, non da una qualità dell’esistente, che nasce la fuorviante sensazione del trascorrere delle cose, dell’accadere delle esistenze, del fluire del tempo, dello sbocciare di un fiore, dell’andare incontro alla morte, dell’evoluzione stessa.

È per questa tua intrinseca capacità di percepire la successione di realtà che «sono» come successione di realtà che «divengono» che tu, individuo incarnato, puoi essere considerato il vero burattinaio della tua esistenza.

Non capisci.
Lo vedo.
Lo sento.
Continui a non capire come mai, allora, esistono la varietà delle forme, l’evoluzione della coscienza, il mutare del tuo stesso pianeta.
Ti ripeto il concetto nella speranza che tu riesca a farlo tuo:

Nell’Uno tutto È.
E quando dico «tutto» intendo veramente «tutto», senza che nulla possa restarne escluso.
Questo significa che ci sei tu, al suo interno, in tutte le forme che sono state tue ma, anche, in tutte le variazioni di ogni tua forma nel tempo e nello spazio.
Tu appena nato.
Tu bambino.
Tu adolescente.
Tu adulto.
Tu vecchio.
Tu disincarnato.
Tu che devi ancora comprendere.
Tu che hai già compreso.
Tu che non riconosci l’Uno…
E tu che ti senti ormai congiunto con Lui.
Tu che sei Lui.

Perciò, in Verità, bisogna arrivare a dire che non ti sei mai staccato dall’Uno così come non l’hai mai ritrovato, dal momento che sei sempre esistito in Lui in ogni più infinitesimale frammento del tuo essere.

Il tuo rapporto con l’Uno è lo stesso che vi è tra la candela e la luce: anche quando la candela è spenta la luce le appartiene, pur non essendo manifesta; allo stesso modo in cui la candela è un veicolo della luce sia che essa risplenda sia essa che giaccia inerte. Labrys


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7 commenti su “La natura dell’Uno che mai diviene, ma sempre È”

  1. In sé il discorso è chiaro, complesso farlo capire alla mente eppure…eppure leggendo è affiorato un ricordo di quando adolescente, circa 15 anni ,ho rischiato di annegare. In quegli attimi ho visto un film. Il “mio” cortometraggio, frammenti “casuali” di vita vissuta. All’epoca rimasi stupita del non senso in cui erano apparsi i fotogrammi, non c’era né un prima né un dopo: non una successione da piccola a grande o da grande a piccola. Questo richiedeva la mente e ancora oggi è così, anche se questo post, apre spiragli. Grazie.

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  2. È grazie al lavoro fatto con il Sentiero se oggi quanto affermato qui è comprensibile anche se la percezione della relatività del tempo che scorre fa parte del quotidiano e nel sentire l’Uno come parte di me c’è ancora tanto mentale.

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    • Tutto è Uno. Queste parole ricorrono spesso nella mia mente in questi giorni. Porto lì l’attenzione, nell’intento di comprendere, ma la mente ne esce spesso frustrata. Le letture di questi giorni, continuamente ci riportano alla visione unitaria come esperienza tangibile. Mi fido e mi affido nell’attesa di poter un giorno, trovare le giuste parole per descriverlo.

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  3. Letto e riletto, mi affido al sentire per la comprensione del post…la mente fa fatica. L’esperienza ha insegnato ad aspettare che i frutti siano maturi.

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  4. Molto interessante!
    Non di immediata comprensione.
    Stare nel presente, liberando la mente da pensieri ed aspettative, stare in quel che è, forse può aiutarmi a comprendere.

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  5. Una volta ho scritto una poesia per mia madre. Non ricordo di preciso quello che ho scritto, ma in sintesi diceva che era già da piccola quello che sarebbe stata da grande. Non ricordo se avessi letto qualcosa che poteva avermi in qualche modo suggestionato, ma anche se fosse così penso che sarebbe accaduto perché la lettura aveva fatto risuonare qualcosa che dentro di me c’era già.
    Sono concetti che credo in qualche modo alberghino dentro di me anche se non so bene quanto ci sia di mente e quanto di sentire.

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