La paura di sbagliare [A229]

D – Quanto si deve conoscere di se stessi per trovare quella pace, quella tranquillità, quella serenità, quella consapevolezza che può aiutare anche chi sta attorno a noi? E allora che fare? In quale misura è necessario conoscere se stessi?

Per poter veramente aiutare chi sta attorno a voi non è sempre necessario e indispensabile conoscere se stessi ed essere consapevoli di ciò che si sta facendo: molte volte accade che si aiutino gli altri inconsapevolmente e che le nostre azioni abbiano effetti benefici anche se la loro spinta proviene dai nostri bisogni egoistici, quindi al di là delle nostre eventuali motivazioni egoistiche.

Non dimentichiamo, d’altra parte, che nel nostro Io agiscono sia le incomprensioni da definire che le comprensioni già raggiunte e talvolta, senza che neppure ce ne rendiamo conto, le nostre azioni sono spinte maggiormente dal sentire.
Se così non fosse il mondo sarebbe molto peggiore di quello che è e ogni vita sarebbe un continuo calvario fatto solo di lotta, di scontri e di prevaricazioni.

È ovvio che maggiormente si conosce, maggiormente si comprende se stessi e più facilmente si individuerà la maniera migliore per aiutare la crescita interiore di chi ci sta intorno, come dei buoni genitori che conoscono i propri limiti ma anche quelli tipici dei loro figli e, di conseguenza, riescono a trovare il percorso migliore per favorire la loro crescita mediando tra i propri bisogni e quelli delle creature di cui sono responsabili.

Credo che il modo migliore di agire sia quello di non cristallizzare le nostre azioni sottoponendole all’esasperato vaglio mentale del grado di egoismo che comportano da parte nostra: il nostro egoismo è un problema completamente nostro e non bisogna lasciare che l’osservazione di noi stessi ci impedisca di cercare, comunque, la via migliore per porgere il nostro aiuto restando bloccati nel nostro intervento.

Nella tradizione di molti paesi le persone che abbandonano la loro vita e i loro affetti alla ricerca della cosiddetta “illuminazione” vengono ritenute molto evolute. In realtà si tratta di individui che non riescono a mediare tra i propri bisogni interiori e quelli delle persone che l’esistenza ha posto al loro fianco, finendo, così, col comportarsi in maniera decisamente egoistica: il vero evoluto, in realtà, è quello che riesce a mettere in secondo piano le proprie necessità per favorire quelle che sono le necessità altrui o, quanto meno, a trovare il modo per appagarle entrambe. Fabius

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