La rabbia nel ciclo della vibrazione 9 [A33]

Quelle che voi definite emozioni in realtà non sono le emozioni, ma sono le reazioni che voi avete all’interno del piano fisico, che avete definito emozioni nel vostro linguaggio perché non vedevate altro modo migliore per definirle, ma le emozioni non appartengono al piano fisico, le reazioni appartengono al piano fisico.

Le emozioni, in realtà, appartengono a qualche altro piano di esistenza, a un altro corpo, appartengono al corpo astrale che è proprio quello preposto a gestire e a permettere di esprimere le emozioni, le sensazioni, i desideri.

Ora, se ci pensate bene, nella definizione di “corpo astrale” ho detto che il corpo astrale non è quello che provoca le emozioni, è quello che permette di gestire, di esprimere le emozioni; e mi sembra che son due cose abbastanza diverse! Allora, a questo punto, forse è meglio ri-ragionare un attimo su tutto: com’è il cammino dell’evoluzione all’interno dell’individuo? L’emozione come può essere definita nella maniera più semplice?

D – È una vibrazione.
Bravissimo. Da dove parte questa vibrazione?
D – Dall’akasico.
Parte dall’akasico sotto forma di cosa?
D – Di richiesta di comprensione.

Quindi di vibrazione, ancora una volta. Dunque, l’akasico ha bisogno di comprendere qualche cosa, diciamo che desidera, anche se dire che l’akasico desidera non è veramente giusto, però dire “desidera” può rendere l’idea di questo akasico che ha, diciamo, il bisogno di arrivare a comprendere se stesso e quindi invia questa vibrazione verso il resto delle sue componenti per cercare di avere dei dati per comprendere.

Questa vibrazione per arrivare a esprimersi sulla palestra che serve al corpo akasico per comprendere le sue reazioni, ovvero il piano fisico, attraversa i vari piani di esistenza: il corpo mentale, e quindi si ricopre di una certa struttura di materia mentale, attraversa il corpo astrale, e quindi reagisce secondo i dettami della materia astrale ricoprendosi anche di materia astrale, infine arriva al corpo fisico.

Fermiamoci un attimo qua. Noi abbiamo detto, all’inizio di questi incontri, che il carattere di una persona è stabilito all’interno della sua catena genetica quindi, in qualche modo, c’entra con come l’individuo poi, alla fine, riuscirà a esprimersi all’interno del piano fisico; è evidente. Ora, questo passaggio della vibrazione, questa richiesta dell’akasico che arriva al piano fisico passerà anche attraverso la catena genetica.

La catena genetica: voi ricordate che queste richieste formano un circolo dall’akasico al fisico, dal fisico all’akasico. Ora, questa vibrazione – rivestita di materia mentale, quindi che mette insieme una serie di pensieri che accompagnano la richiesta; rivestita di materia astrale che mette insieme emozioni e reazioni emotive che ugualmente accompagnano questa richiesta – arriva alla catena genetica, la quale ha al suo interno queste caratteristiche tipiche del carattere di ogni persona.

Ora, chiaramente – considerato l’esempio della rabbia che abbiamo fatto – ogni persona avrà all’interno della sua catena genetica una certa possibilità di reagire a un certo tipo di vibrazioni che hanno a che fare con la rabbia. Ognuno di voi reagirà in maniera diversa, ovviamente. Accadrà che nel momento del ritorno della vibrazione dal piano fisico al piano astrale, poi al piano mentale e poi al piano akasico, subirà l’influenza dell’ambiente in cui l’individuo vive, quindi subirà l’influenza della personalità che è modellata dall’ambiente dell’individuo, quindi subirà l’influenza degli archetipi transitori, per esempio.

A questo punto ci sarà la reazione di tutti questi elementi concomitanti all’interno del piano fisico ed ecco che la rabbia si esprimerà secondo le modalità personali tipiche di ogni individuo, con una parte di caratteristiche fisiologiche che saranno uguali da individuo a individuo, e con diverse sfumature, diverse emozioni aggregate, che dipenderanno dal tipo di personalità che l’individuo ha messo in atto per esprimere le componenti del suo carattere; quindi ci sarà chi si arrabbierà per l’invidia, ci sarà chi si arrabbierà per un’ingiustizia, ci sarà chi si arrabbierà perché non viene ascoltato, o perché si sente inferiore.
Ognuno di voi avrà tante componenti collaterali collegate all’elemento rabbia che caratterizzano la sua reazione all’interno del piano fisico.

D – La vibrazione che parte dall’akasico, la necessità di comprensione, può essere intitolata “rabbia”? Quindi il mio corpo akasico ha la necessità di chiarire qualcosa rispetto a quella che è la rabbia e in qualche modo incanala questa vibrazione che arriva e poi si esprime.
Questa è una possibilità. L’altra possibilità è: l’akasico ha una necessità di comprensione neutra, non necessariamente sulla rabbia. Nel momento in cui la necessità di comprensione incontra una serie di ostacoli o non riesce a fluire liberamente, genera una risposta a questo punto effettivamente determinata dall’interazione fra ambiente e personalità e carattere che ha, come caratteristica distintiva, quella di essere rabbiosa. Non so qual è di queste due!

Mah, diciamo che è una via di mezzo fra le due; ovvero la richiesta di dati che proviene dall’akasico è la più neutra possibile, però l’akasico la fa partire da delle zone di se stesso in cui ci sono delle vibrazioni ancora in subbuglio per mancanza di comprensione che, quindi, in qualche modo, condizionano e indirizzano il tipo di richiesta che inviano; quindi non è che l’akasico mandi una richiesta di sperimentazione della rabbia.

L’akasico invia le sue richieste di esperienza e, poiché queste richieste provengono dalle zone dell’akasico che non sono ancora sistemate, che non sono ancora tranquille (diciamo così), esse portano in un tipo di vibrazione particolare che ha il germe di quelle che sono le cose ancora da comprendere.

Nel momento in cui attraversa gli altri piani per arrivare al piano fisico, questo tipo di vibrazioni attiverà la materia mentale, quella astrale, in conseguenza sempre di queste vibrazioni di partenza, e poi si scontrerà con il carattere e con l’espressione del carattere della persona andando a mettere in moto quel tipo di vibrazione “simile” a quella che era la richiesta di partenza dell’akasico, in maniera tale che l’individuo reagisca tenendo conto interiormente di quelle vibrazioni. E, quindi, ci sarà l’esperienza, che potrà portare alla rabbia e a tutte le sfumature collegate alla rabbia.

D – Posso chiedere? Tu hai detto all’inizio che la rabbia non è l’emozione ma è come questa si manifesta sul piano fisico.
Sì.

D – Io mi arrabbio, quindi ho l’emozione della rabbia, strozzerei quello che ho di fronte, vedo che è un marcantonio di due metri e, invece di strozzarlo, gli faccio un bel sorriso; quindi io ho la rabbia all’interno, però all’esterno invece reagisco in modo diverso. Quindi sembrerebbe proprio che la rabbia sia più l’emozione che provo e poi dopo, a seconda della situazione, delle convenzioni sociali, reagisco all’esterno in modo differente.

Certamente. Non dimentichiamoci che c’è l’Io poi a modulare tutto quanto. Quindi l’Io ha la facoltà, se vuole, se non è travolto dal picco della rabbia e riesce a mantenere il controllo della situazione, di modulare la sua reazione a seconda di quelli che sono i suoi interessi.

D – Quindi, a questo punto, la rabbia come vibrazione che viene dall’akasico ha una connotazione molto sfumata rispetto alla rabbia che intendiamo noi, sostanzialmente?

Certamente. È tutta un’altra cosa! Non è più soltanto una reazione, ma qualcosa di ben più complesso che investe tutta la vostra costituzione.

D – Sì, e non è neanche così ben caratterizzata; cioè è difficile caratterizzarla, a questo punto.

Ma, infatti, abbiamo detto che tutte quelle che voi definite emozioni: rabbia, gioia, persino amore, dolore e via dicendo, in realtà non sono emozioni singole, ma sono una costellazione di emozioni che, in qualche modo e in misura diversa da persona a persona, si sorreggono, si alimentano l’una con l’altra.

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