La rabbia 6: conoscerla per aiutare [A30]

D – Però una delle caratteristiche proprio fisiche della rabbia è che, quando avviene il picco, è come se la parte fisica, o istintiva, o comunque quella meno razionale prendesse il sopravvento sulla nostra capacità di modulare, di frenarci.

Questo accade per brevi attimi se il cammino verso la comprensione è andato avanti; invece accade per attimi più lunghi, e può anche diventare violenta, [nel caso di limiti di comprensione] e si spiegano, ad esempio, gli omicidi sotto la spinta della rabbia se fuoriesce senza nessuna mediazione, senza che vi sia stato nessun elemento che abbia attenuato questa manifestazione del picco.

[…] Certamente che c’è la rabbia che vi fa salire il sangue alla testa, e poi non capire più niente e tendere a fare cose spropositate, però ci sono tutti i limiti imposti anche soltanto dalla presenza di una persona che ti è accanto, che magari subirebbe la tua rabbia e a cui tu vuoi bene. O che la fomenta. 

Molte volte, istigare una persona arrabbiata può essere utile, non è detto che sia sempre dannoso.  Pericoloso,  questo senza dubbio; però, molte volte, per il fatto di sentirsi istigata, la persona arrabbiata si rende conto di quello che può succedere e, allora, il picco improvvisamente si blocca e scema dolcemente.

Volevo sottolineare che, probabilmente, avete perso quello che ho detto poco fa: è una cosa grandiosa e dimostra quanto Colui che tutto ha creato ha tenuto conto dell’economicità di qualsiasi elemento che vi ha fornito per comprendere.
Io avevo detto che, nel momento in cui la vostra rabbia, nel vostro carattere, viene compresa, diventa «un dono»; e voi direte: «Ma come può essere considerato un dono il fatto di avere nel proprio carattere scritta la capacità di arrabbiarsi?!»

Diventa un dono perché voi, conoscendo la vostra rabbia, a quel punto potete comprendere e aiutare nel modo migliore quelli che esprimono rabbia. Ecco, così, che quello che appartiene a voi, a quel punto, diventa un aiuto per quelli che sono all’esterno di voi; e tutto ritorna al tentativo di riequilibro che tutto l’universo cerca sempre di mettere in atto.

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D – Ricapitolando: una persona ha un carattere iroso, lo esprime sul piano fisico, acquisisce brandelli di comprensione finché ha capito la sua rabbia e questa viene iscritta nel suo carattere come un dono che magari gli permette di conoscere la rabbia degli altri.

C’è solo un’imprecisione: non viene inscritta nel suo carattere perché nel suo carattere è già inscritta; semplicemente perde la spinta a manifestarsi, pur restando all’interno; però il fatto che resti all’interno, a quel punto, è qualche cosa di conosciuto, quindi qualcosa che tu puoi usare a favore degli altri, nel tuo rapporto con gli altri.

D – Tu prima hai detto che, comunque, se nel tuo genoma sono scritte determinate cose, queste ti fanno sempre arrabbiare. Quindi è la manifestazione della rabbia che cambia?

Sempre a meno che tu non abbia compreso, chiaramente: nel momento in cui c’è la comprensione, si trasformano in «doni», invece che in spinte.

[…] D – Potrebbe essere che, a un certo punto, invece di farti arrabbiare, magari ti fa ancora innervosire però riesci a controllarti e magari a manifestare non la rabbia ma qualcos’altro di diverso, che può essere utile alla persona che hai davanti.

Diciamo che, senza dubbio, nel momento in cui si è compresa la rabbia, la rabbia è impossibilitata a manifestarsi con dei picchi.

D – Però può esserci sempre del nervosismo, comunque.

Certamente può esserci di sottofondo una caratteristica tipica dell’individuo che si manifesta poi attraverso la personalità, nel suo modo di esprimersi, che può essere tendenzialmente «ombroso» (tanto per dire) però non avrà più i picchi tali per cui la sua rabbia si manifesterà in maniera violenta, compulsiva e via dicendo. Non soltanto, ma – ripeto – poiché la rabbia, da un individuo in queste condizioni, è stata compresa, egli avrà una maggiore possibilità e capacità di comprendere la rabbia altrui. E poi, comprendendo la propria rabbia e facendo un parallelo tra la propria e quella altrui, avrà anche una maggiore possibilità di aiutare l’altra persona a comprendere la «sua» rabbia.

D – Tu hai parlato della rabbia come vibrazione principale che si porta dietro, però, nel momento in cui arriva a manifestarsi, anche tutto un altro corollario di vibrazioni e quindi di emozioni. Per ciascuno di noi ci sarà una causa scatenante principale, e poi tutta una serie di altre. Nel momento in cui noi ci osserviamo, cosa dobbiamo fare? Lavorare sulla rabbia principale, cercare di distinguere? Qual è un meccanismo che possiamo utilizzare per riuscire a disinnescare la bomba?

Direi che la cosa primaria da farsi è proprio quella di disinnescare la bomba, ovvero lavorare sul picco che state per manifestare. Tutte le altre vibrazioni comprimarie, diciamo, che accompagnano la vibrazione principale che sta per manifestarsi attraverso il picco sono soltanto degli addentellati, quindi son vibrazioni molto inferiori al picco.

D – Che, però, possono rappresentare la differenza; come si diceva prima, quando dicevi «c’è un ambiente diverso»; se hai accanto una persona che tende ad avere un effetto calmante, contenente sulla tua rabbia, o una persona che ti provoca, la stessa situazione può evolvere in modo diverso…

Come sarebbe diversa se tu ti arrabbiassi quando sei da sola! Sarebbe importante, per esempio, che voi incominciaste a cercare di notare come reagite diversamente quando siete da soli o quando siete con altre persone, e vi arrabbiate in entrambi i casi. Scifo

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2 commenti su “La rabbia 6: conoscerla per aiutare [A30]”

  1. Comprendere la rabbia, la trasforma in dono. Così è per ogni comprensione raggiunta. Pertanto nel cammino evolutivo possiamo immaginare che l’uomo debba attraversare tutta l’esperienza, dalla più cruenta a quella più elevata, per giungere alla piena comprensione e farsi dono per il prossimo.

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