La rabbia, la paura e i loro picchi 10 [A34]

[…] Certo, la rabbia è l’espressione dell’akasico; non c’è da capire qualche cosa sulla rabbia, c’è da capire che cos’è che fa nascere la rabbia.

[…] D – A me non me ne deve fregare niente se è positiva o negativa o che cosa, io devo solo cercare di capire questa mia reazione da che cosa nasce. Può nascere da una ferita, da una cosa che non ho compreso, che mi fa scatenare in certi momenti effetti emotivi…

Ma senza dubbio; io direi che sarebbe bene che consideraste che il 90% delle volte, quando avete picchi emotivi così forti – picchi di reazione emotiva, sarà meglio dire così d’ora in poi – si tratta di meccanismi di difesa, quindi bisogna che riusciate ad arrivare a comprendere da che cosa vi difendete.

Potreste difendervi da quello che vi sembra che gli altri vi stiano facendo, potreste difendervi dalla paura di osservare voi stessi, potreste difendervi dall’incapacità d’interagire in maniera tranquilla con gli altri; ci sono mille e mille ragioni diverse per ognuno di voi, per cui scattano questi meccanismi di difesa. Ecco, se voi attraverso questi picchi, queste reazioni, riusciste un attimo a focalizzare la vostra attenzione su quali sono i meccanismi di difesa che hanno messo in atto, alimentato questi picchi vibratori, riuscireste già a trovare un filo conduttore per arrivare a comprendere meglio le vostre meccaniche e quindi voi stessi.

D – Quindi anche la paura di non riuscire a interagire?

Certamente; la paura di non essere capiti, la paura di non essere accettati.

D – Si può dire che principalmente dietro a un picco di rabbia c’è la paura; paura legata a qualcosa di più profondo però c’è una paura, alla fin fine.

In linea di massima direi di sì e, quindi, di conseguenza, proprio per il fatto che si tratta di una paura, è naturale che ci sia immediatamente un meccanismo di difesa da parte dell’Io.

D – E il fatto di reagire con un picco di rabbia può essere legato al fatto che l’Io è subito destabilizzato e quindi avrebbe la possibilità di osservarsi, o forse è una reazione per nascondere questa cosa?

Questa è una domanda interessante. Nei momenti in cui ci sono i picchi di rabbia, cosa succede all’Io?

D – Destabilizzazione totale.

Giusto. Destabilizzazione totale, ovvero resta completamente spodestato, preso anch’esso di sorpresa da quella che è la reazione.

D – Resta sorpreso da una vibrazione che viene dall’akasico però. E che non conosce, in sostanza. Che, quindi, non riesce a modulare, non riesce a gestire.

Su cui ha perso il controllo, sa di non poterla controllare e, quindi, gli fa paura.

D – E non riesce a controllarla perché? E’ troppo violenta?

Perché arriva improvvisa, è come una scarica, una scarica improvvisa…
Ma la rabbia è la punta del picco, è l’espressione del picco sul piano fisico. Però il picco non è fatto soltanto dall’espressione, è fatto di tutto quello che si porta dietro. Considerate che il picco sia come una specie di uragano, una turbolenza interiore, che in qualche modo spazzola tutta l’interiorità e porta con , porta a galla tutto quello che sta fluttuando all’interno: i fantasmi, le paure, le reazioni, i meccanismi di difesa, le cristallizzazioni; scombussola tutto e permette a tutto di uscire fuori in maniera esplosiva.

D – Che poi fa nascere i sensi di colpa se la cosa va oltre i limiti.

Certamente. Poi c’è la reazione di ritorno, a completamento del ciclo, quando la reazione di rabbia si è espressa, allora i dati ritorneranno attraverso corpo astrale, corpo mentale al corpo akasico e porteranno tutte le reazioni che ci sono state, e man mano che attraverseranno i vari corpi lascerà qua e là una parte di quelle vibrazioni che appartenevano al picco e che faranno nascere all’interno dell’individuo, come dicevi tu, i sensi di colpa o altri elementi collaterali che si metteranno in circolo e poi ritorneranno quando ci sarà un altro picco, eventualmente, successivamente.

D – E quando riesci a esplodere proprio completamente (qui non stiamo parlando di rabbia che ammazzo uno, eh!). Poi ci deve essere un assestamento, dopo aver avuto una turbolenza così forte ci vuole un po’ di tempo per riprendere l’assestamento giusto. C’è la connotazione negativa ma anche quella positiva.

Certamente, senza ombra di dubbio! Quando c’è la rabbia che esplode incontrollata accade molte volte che, subito dopo l’esplosione di rabbia (o poco dopo) cosa accade? Accade che l’individuo si mette a piangere, a singhiozzare.

Questo, perché? Perché ormai il picco vibratorio si è dimezzato, è diminuito, quindi la tensione si va allentando, i meccanismi interiori del corpo stanno producendo meno di quelle sostanze che stavano producendo ed ecco che vi è come una specie di tracollo fisico.

Ma è un tracollo che però non riguarda soltanto il fisico, riguarda anche gli altri corpi; perché il picco vibrazionale voi lo vedete esplodere all’interno del piano fisico, ma in realtà è esploso prima all’interno del piano astrale e all’interno del piano mentale, quindi ha messo in subbuglio la vostra materia mentale e anche quella astrale.

D – Sull’esempio che facevi prima, come un’ondata che porta a galla completamente quello di sommerso che non volevamo vedere, poi c’è la ricostruzione dell’Io: l’Io deve riprendere un suo equilibrio

Ma l’Io, diciamo, quasi automaticamente – voi sapete che l’Io in realtà è soltanto  una concezione per spiegarvi quello che succede, l’Io cerca immediatamente di vedere se riesce a ripristinare la situazione com’era prima ma, dopo l’esplosione di un picco, non può più ripristinarla!

Perché, chiaramente, qualche cosa è cambiato. È come un caleidoscopio: se lo muovete un attimo, l’immagine che vedete nel caleidoscopio non è più la stessa. La stessa cosa accade all’insieme dell’individuo allorché c’è stata l’esplosione di un picco; allora cosa fa?
La cosa più ovvia e più veloce che l’Io può fare è quella di cercare rapidamente di ricostruirsi un’immagine che tenga, in piccola parte almeno, conto di quello che è successo; e, quindi, di cercare di giustificare quello che è successo cambiando la propria immagine.

È un adeguamento che fate tutti voi in continuazione, d’altra parte. Se volete pensare a un esempio, pensate ai bambini, che sono sempre degli esempi importantissimi da osservare; guardate quando i bambini hanno esplosioni di rabbia, cosa succede subito dopo. Il bambino, il più delle volte, dopo essersi arrabbiato, scoppia a piangere, come può fare un adulto e allora cosa fa il suo Io?

Interviene immediatamente per cercare di rendere il picco di rabbia utile al fine di ottenere quello che cercava. Lì, perché non c’è ancora un insieme della coscienza costituito, non tutti i corpi sono completamente collegati, ma quando si tratta di un individuo adulto, non può più scopertamente agire in questa maniera furbetta, per cercare di ottenere attraverso la sua rabbia quello che non riusciva ad avere, e allora cosa fa?
Adegua la sua immagine, cercando d’includere nell’immagine anche il perché di questo scoppio di rabbia; ma questo provoca, ovviamente, un’alterazione dell’immagine che l’Io ha, quindi un avanzamento, un cambiamento dell’Io.

D – Quindi nei momenti dello scoppio della rabbia, di questo picco, sarebbe uno dei momenti migliori per osservarsi?

Certamente.

D – Però, in un momento in cui si è così coinvolti, fare l’osservazione…

Diciamo che l’osservazione, in realtà, poi, alla fin fine, il corpo akasico ovviamente continua a farla quando succede tutto questo, proprio perché parte da lui la cosa, è lui che ha bisogno dei dati, che ha provocato questo tzunami interiore all’individuo; però voi, come consapevolezza all’interno del piano fisico, certamente non potete mettervi con l’intenzione di osservare quello che vi sta succedendo; non ci riuscireste.

Siete troppo sotto-sopra in quel momento per poterlo fare. Quello che potete fare, però, è subito dopo o nel momento in cui il picco è finito e le energie tornano a essere un pochino più stabili, cercare di osservare quello che vi è successo e quindi di andare un po’ più in profondità nel comprendere quali sono le motivazioni che vi hanno spinto.

Questo lo potete fare. Certamente resterete in superficie perché, osservando dal piano fisico, non è mai possibile andare veramente alla radice dei problemi, ma permetterà alle energie comunque di fluire e di riprendere la loro circolazione normale, di rifluire più facilmente verso il corpo akasico.

[…] D – Può avvenire che uno riesca a comprendere nel corso della vita ciò che gli fa scatenare la rabbia?

Può avvenire, certamente; può avvenire non che lo comprenda l’individuo all’interno del piano fisico, ma che lo comprenda la sua coscienza, il suo corpo akasico; e allora questo immediatamente farà finire quel tipo di comportamento; ma può invece avvenire, all’interno del piano fisico, che l’individuo un po’ alla volta porti alla consapevolezza alcuni elementi di quello che gli succede e, quindi, stemperi le sue reazioni; quello che, d’altra parte, ti sta succedendo.

[…] La rabbia è un insieme, un groviglio di emozioni perché porta con sé tanti elementi che si mettono assieme e, alla fine, c’è una tale massa di vibrazioni che sono anche in urto, in contrasto tra di loro, che alla fine esplode, deve uscire in qualche maniera, deve sfogarsi in qualche maniera, altrimenti l’individuo esploderebbe emotivamente!

È quello che accade, d’altra parte, in certi episodi piuttosto forti, piuttosto importanti di pazzia, in cui l’individuo, aggrovigliato da tutti questi elementi interiori, finisce per avere una situazione vibrazionale tale per cui i suoi vari corpi restano destabilizzati e quindi si ha quella che voi potreste definire una forma di schizofrenia, o di paranoia e via dicendo. Però qua andiamo molto più nel dettaglio, diventerebbe troppo tecnica la cosa.

Annali 2008-2017


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1 commento su “La rabbia, la paura e i loro picchi 10 [A34]”

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