Ancora sul ciclo della rabbia akasico-esperienza-akasico 12 [A36]

D – Allora: la rabbia parte dell’akasico…
No. Non parte la rabbia: “la vibrazione”.
D – Sì, la vibrazione della rabbia.
D – Non è della rabbia! Di qualcos’altro che non è la rabbia!

La vibrazione di qualche cosa di non compreso, che ha bisogno di essere compreso.
Quindi è indistinta, in qualche maniera. Si personalizza, si caratterizza a mano a mano che si immerge poi nella materia, perché interagisce con le componenti dell’individuo.
Diventa rabbia nel momento in cui esplode all’esterno, sul piano fisico.

Te lo rispiego un attimo. Supponiamo che sia una vibrazione unica così semplifichiamo le cose anche se, certamente, è un esempio portato agli estremi: questa vibrazione parte, è una vibrazione che ha bisogno di tornare al corpo akasico tranquillizzata, quindi compresa, per poter essere inserita al suo posto nel puzzle del corpo akasico.

Parte, arriva al corpo mentale della persona, questo tipo di vibrazione smuove delle cose all’interno del corpo mentale, raccoglie della materia mentale da portarsi dietro, attraversa il corpo astrale, fa lo stesso procedimento, arriva al corpo fisico con le vibrazioni provenienti dalla catena genetica, che – ricordati – è presente in tutti i corpi dell’individuo, la quale reagisce a questo tipo di vibrazione. E reagisce in che modo? Attivando le reazioni che sono iscritte come norma all’interno di quel carattere. Queste reazioni vengono a manifestarsi sul piano fisico attraverso l’espressione della personalità

D – Ecco, ma quando quelle incomprensioni sono ancora un bel pezzettone della cosa, la richiesta sarà indistinta; e quindi cosa va a fare la differenza tra l’attivare la parte del codice genetico legata alla rabbia piuttosto che legata all’amore, o a qualsiasi altra emozione?

Questa può essere una domanda interessante. Immaginate questa situazione di cui ha parlato il nostro amico come un insieme di vibrazioni ad ampio spettro che arrivano e si catapultano verso la catena genetica, il carattere della persona. Ora, cosa accade? Non è che vanno ad attivare la rabbia, vanno ad attivare un intervallo di caratteristiche.

Così vi sono tante possibili reazioni, tutte in qualche modo sono possibili. Ora, se dovessero uscire tutte assieme, succederebbe un finimondo. Cosa accade? Accade che trovano dei cammini preferenziali di espressione all’interno del piano fisico attraverso quella che è la maniera di espressione della personalità.

Si esprimeranno attraverso la personalità; quindi la personalità in qualche modo sarà un filtro che permetterà il passaggio dell’espressione di determinate reazioni emotive e, invece, lascerà in sospeso, o addirittura annullerà o tranquillizzerà l’altro tipo di reazioni.

Questo spiega anche un’altra cosa importante, che nessuno di voi si è posto come problema: perché non accade che, per tutte le emozioni per cui viene richiesta l’esperienza dal corpo akasico, non vi sono i picchi? Altrimenti dovreste essere un continuo susseguirsi di picchi, e non succede così.

D – Ma questo non è legato a quanto abbiamo compreso di quella cosa? 
In parte sì.
D – Però dipende anche dalla personalità?
Però dipende anche dal carattere e dalla personalità.

D – Mi stavo chiedendo se avere la caratteristica con la rabbia, cioè con questo DNA diciamo, ha anche a che fare con l’imprinting e l’istinto, nel senso che voi ci avete sempre detto che ognuno ha fatto le proprie esperienze nei regni inferiori che poi ce li portiamo anche dietro, fino alla fine.

Certamente, senza dubbio. Che poi è quello che inizia a differenziare un individuo dall’altro e che già dà una base diversa per la costituzione di ogni carattere per ogni individuo.
Se uno ha trascorso tutta la sua vita animale, diciamo, tra i bovini, certamente non si arrabbierà molto facilmente, per esempio, ma sarà un tipo molto paziente come carattere, in linea di massima. Le tracce di quello che siete stati – che siamo stati – si rincontrano anche nella costituzione dei corpi più attuali che andiamo a rivestire.

Una base comune da un carattere all’altro ci sarà sempre, quella che cambierà invece sempre è la personalità; perché, indubbiamente, ci sarà l’influenza di un ambiente diverso da vita a vita, di una famiglia diversa, e quindi il modo di esprimere la base caratteriale cambierà di gran lunga, potendo sembrare addirittura l’opposto di quello che era la vita precedente.

[…] Abbiamo dimenticato quello che abbiamo detto all’inizio, ovvero questo cammino circolare che ha la vibrazione che parte dall’akasico e che ritorna all’akasico.
Allora: c’è questa richiesta che parte, attraversa il piano mentale e si ricopre di materia mentale, poi si ricopre di materia astrale, arriva sul piano fisico, fa reagire il carattere, il carattere mette in moto i meccanismi che portano all’espressione di questa richiesta, sotto forma di esperienza diretta all’interno del piano fisico. Meccanismo che sembra abbastanza limpido in questo verso.

Ora, in questo caso cosa succede sul piano astrale? Niente di particolare; semplicemente, la vibrazione attraversa il piano astrale, se non ci sono intoppi, se non ci sono altre motivazioni tipo cristallizzazioni, fantasmi particolari e via dicendo, e compie il suo cammino tranquillamente.

Quindi, diciamo che la vibrazione in discesa verso il piano fisico avviene tranquillamente. Arrivata al piano fisico, vi è la reazione dell’individuo, con il picco vibratorio, l’esplosione e la manifestazione della rabbia sul piano fisico, Ora, è ovvio che, quando c’è l’esplosione vibrazionale, queste vibrazioni provocano delle turbolenze all’interno degli altri piani di esistenza.

Dunque, si esprime sul piano fisico, c’è questa esplosione vibrazionale, che provoca quello che abbiamo definito tsunami all’interno dei vari corpi dell’individuo, i quali non sono più tranquilli com’erano quando la richiesta stava arrivando; e, in particolare, al primo corpo che è investito, che è quello più fluido, più malleabile, più cangevole ecc., che è il corpo astrale. All’interno del piano astrale, l’espressione di rabbia provoca una formazione di mulinelli vibrazionali all’interno di tutto il corpo, per cui – dal punto di vista emotivo e di sensazioni – l’individuo a quel punto è completamente turbato e frastornato.

Osservate le vostre reazioni subito dopo la rabbia, o la reazione di aggressività, o qualsiasi esplosione di picco emozionale: le vostre reazioni saranno di tipo fisico immediato ma saranno anche di destabilizzazione dal punto di vista emotivo; e se guardate (e poi ci arriveremo) saranno anche fonte di destabilizzazione dal punto di vista mentale. Se osservate questi mutamenti, questi cambiamenti, queste destabilizzazioni, vi renderete conto di quello che compie la vibrazione nel momento che è stata espressa nel suo cammino di ritorno per compiere il ciclo verso il corpo akasico.

La vibrazione tornando indietro, scompagina, mette sotto-sopra il corpo astrale, mette sotto-sopra il corpo mentale, arriva al corpo akasico (che vede tutte le reazioni che ci sono state) e, a quel punto, la vibrazione sarà diventata più complessa e, magari, se avrà fortuna, si incastrerà nella posizione giusta e l’esperienza avrà fatto il suo giro e avrà compiuta la sua utilità.

D – Ma il corpo akasico non ha nessun tipo di reazione?

Il corpo akasico non reagisce mai! Il corpo akasico è come – come si può dire? – è un puzzle che aspetta soltanto di riempire i punti a mano a mano che arrivano le tessere!

D – Ma quando arriva lo tsunami non ha un sussulto? Cioè, voglio dire, non tzunama nulla lui?

Non tzunama nulla anche perché la materia che ha provocato lo tzunami è una materia transitoria, non è una materia permanente come quella del corpo akasico!

D – La sua interazione sarà quella di completarsi oppure di non completarsi.

Oppure di non completarsi e, quindi, di far ripartire di nuovo, con pazienza, un altro tipo di vibrazione con le opportune modifiche, in modo da ricreare il circolo e vedere di mettere questo benedetto pezzo, magari l’ultimo, al suo posto. Scifo

Annali 2008-2017

Print Friendly, PDF & Email

3 commenti su “Ancora sul ciclo della rabbia akasico-esperienza-akasico 12 [A36]”

  1. Non se ne esce mai?
    Ma dobbiamo essere sempre immobili meditanti e lasciare che tutto faccia il suo corso o vivere nel mondo ….cercando di non reagire come meglio possiamo?????

    Rispondi
    • La seconda che hai detto, secondo me. Vivere l’esperienza fino in fondo è il modo migliore per inviare dati all’akasico e quindi per comprendere.

      Rispondi

Lascia un commento