La percezione illusoria di sé e degli altri

Come ci hanno insegnato i Maestri la vita che trascorriamo nel mondo fisico a ogni incarnazione è tessuta di illusione.
Sono illusione le forme che i nostri sensi percepiscono e le qualità che le contraddistinguono, dal momento che sono direttamente sottoposte alle nostre possibilità percettive.

La loro illusione è dimostrata scientificamente: usando gli strumenti offerti dalla scienza per potenziare e ampliare le capacità di percezione dell’essere umano, la realtà cambia completamente aspetti e prospettive, sgranando le forme complesse in un insieme di forme sempre più piccole, dall’aspetto ben diverso dalle forme che i nostri semplici sensi costruiscono, e direi quasi “ipotizzano”, all’interno delle nostre menti.

Ma il nostro vivere nell’illusione è, per noi, ancora più ampio e più greve di conseguenze quando si osserva non più l’illusione collegata alla percezione della materia, ma quella che ricopre il nostro personale modo di vivere la realtà fisica in cui siamo immersi, trasportandola dentro di noi e portandoci a creare al nostro interno delle immagini illusorie e transitorie di ciò che viviamo.

Dall’incontro/scontro del nostro Io con le esperienze che ci troviamo ad affrontare scaturisce, di conseguenza, tutto un complesso di illusioni che intessono e condizionano, talvolta negativamente, talaltra positivamente, il nostro personale modo di vivere e affrontare la vita.

Come potrebbe essere differente tutto questo, dal momento che il substrato che regge il castello della nostra esistenza è l’Io, la creatura illusoria per eccellenza, che nasce dai nostri bisogni di comprensione e dalla nostra incessante necessità di acquisire quelle piccole o grandi briciole di sentire che, sole, possono condurre ognuno di noi ad entrare in contatto, a riconoscere, a identificarsi in misura sempre maggiore e più completa con quella che è la Realtà?

La nostra interiorità di individui incarnata è, dunque, costellata di illusioni.
Gli altri individui che ci accompagnano lungo il nostro percorso incarnativo, non sono praticamente mai da noi percepiti nella loro Realtà: noi percepiamo degli altri quello che il nostro Io più facilmente codifica, cioè gli aspetti che gli sembrano avvalorare la concezione che esso ha di o quelli che sembrano difformi, se non addirittura in feroce opposizione, da quelli che sono i suoi desideri, le sue aspettative e persino le sue speranze.

Gli altri non sono mai veramente come ce li raffiguriamo, e non può essere altrimenti: la loro interiorità, il loro sentire, non ci può certamente essere chiaro in maniera limpida e inequivocabile, dal momento che non conosciamo il loro percorso evolutivo, le frazioni di sentire che hanno acquisito, e i bisogni evolutivi che condizionano il loro agire di fronte alle esperienze della vita. Così, il nostro Io non può fare altro che crearsi degli altri un’immagine illusoria, costruita essenzialmente su quelli che sono i suoi bisogni, la quale non può essere altro, in fondo, che qualcosa di ben lontano dalla realtà di ciò che veramente sono gli altri individui e di ciò che veramente sostiene la loro personale maniera di rapportarsi con la realtà della vita.

E non meno illusoria può essere, ovviamente, l’immagine che ci creiamo di noi stessi, una sorta di rappresentazione schizofrenica delle nostre aspettative, delle nostre speranze, delle nostre supposte qualità morali ma, anche, delle nostre paure, del nostro ergerci come giudici non solo degli altri ma anche di noi stessi, del nostro tentativo di evitare o nascondere ai nostri occhi anche ciò che è più evidente e lampante nel costante e inutile tentativo di sfuggire alla sofferenza che, riconoscendo i nostri limiti, o quelli delle persone che siamo convinti di amare, ci porterebbe a doverli affrontare e, anche se a malincuore, ad accettarli e a farcene una ragione.

Tutto questo rende, già in partenza, il nostro vivere la vita un complesso intreccio illusorio che spesso ci incatena e ci porta a intraprendere azioni e reazioni che, non avendo una base di realtà – nel senso più vero del termine – finisce con l’avere l’unico risultato di portarci all’opposto di quello che il nostro Io cerca di ottenere, rendendo in definitiva la sofferenza che segue alla caduta di qualche velo di illusione, ancora più dolorosa e difficile da riconoscere e da accettare.

Certo, nell’economia e nell’equilibrio della Realtà e dei suoi processi evolutivi, l’illusione è indispensabile, è inevitabile e, in fondo, necessaria e addirittura indispensabile per fornirci la spinta verso una comprensione e un sentire sempre più ampi.
Tuttavia è innegabile che, per chi è immerso nella materia nel breve percorso incarnativo che fa da base e da stimolo all’allargamento della coscienza dell’individuo, l’illusione appaia come una muraglia incombente, spesso apparentemente insormontabile se non pagando lo scotto di un’enorme sofferenza interiore.

Cosa è possibile fare, allora, per rendere meno pesante l’ingerenza dell’illusione nella nostra vita?
Fratelli miei, ho un solo consiglio da darvi, frutto del mio personale incontro e scontro con l’illusione nel corso delle molte vite che ho attraversato: state attenti a non aggiungere illusione all’illusione, vegliate affinché non distogliate volutamente lo sguardo da quello che sarebbe evidente, chiaro e incontestabilmente reale se non vi rifiutaste di vederlo, sovrapponendo con la disperata volontà di non accettare la realtà vostra o altrui, ulteriore sovrastrutture di illusione a ciò che è già di per sé illusione.

Quante volte, nel momento in cui le illusioni che ci siamo volutamente create sono miseramente crollate di fronte all’ormai innegabile realtà dei fatti, siamo stati sommersi dalla sofferenza più acuta, dalla disperazione più cocente, persino dalla rabbia e dal rancore più pieno di livore?
Non lasciate viva la possibilità di arrivare a questi eccessi che non possono fare altro che creare ulteriore sofferenza e la nascita di ulteriori illusioni difensive erette dall’Io, che finirebbero col sommare ancora, in maniera devastante, sofferenza a sofferenza.

Fate dell’obiettività il vostro scopo, della sincerità con voi stessi la vostra arma, dell’accettazione anche di ciò che non vi appaga lo strumento con cui esaminate il vostro rapportarvi con la realtà cui vi trovate di fronte.

In questa maniera certamente non potrete eliminare l’illusione dalla vostra vita, dal momento che è su di essa che si fonda, ma, quanto meno, riuscirete a rendere tale illusione meno greve di sofferenza e, in quanto tale, più semplice e meno dolorosa da affrontare. Fabius


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4 commenti su “”

  1. Siccome viviamo una realtà illusoria, mi sembrano ottimi i consigli che Fabius ci dà per non aggiungere noi stessi illusione a illusione, con il nostro modo di vedere la vita, noi stessi e gli altri: obiettività, sincerità, accettazione.

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  2. Pochi giorni fa commento una situazione lavorativa con un collega dicendo di non essere ancora in grado di accettare le ingiustizie…..la risposta del collega è stata : “cos’è l’ingiustizia, ognuno ha una sua opinione.”
    Questa è la riprova che i post da leggere sono all’interno della quotidianità, che nulla ci manca per proseguire nel cammino basta solo saperli cogliere….ma questo si è palesato solo adesso.
    Grazie

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