La sofferenza all’ultima incarnazione

[…] Certamente non possiamo fare nulla per alleviare una situazione del genere in  una persona, in quanto è evidente che quella persona deve attraversare quella esperienza, e altrettanto devi fare tu altrimenti non ti ritroveresti a contatto con questa persona.

Non c’è nessuno, nessuna entità, nessun maestro, nessuno che possa deflettere un’esperienza di quel tipo da una persona, così come non sarebbe possibile impedire ad una persona di morire, quando è il suo momento.
Assolutamente non sarebbe possibile farlo. Quello che invece posso dirti, un’ipotesi che ti posso fare, è questa: ti sei mai chiesto che tipo di vita abbia una persona all’ultima incarnazione?

D – Potrebbe averne diverse. Di tutti i tipi.

Certamente. Ma così, genericamente, come impostazione di vita, come ti immagini la vita di un evoluto all’ultima incarnazione?

D – Se non ha un karma restrittivo, potrebbe vivere come un maestro. Perché sappiamo che si può essere anche molto evoluti e, però, condurre una vita molto umile e addirittura anonima.

E il dolore, la sofferenza, le malattie, ci sarebbero o no? Perché ci sarebbero o perché non ci sarebbero?

D – Possono esserci e possono non esserci: dipende dalle possibilità e dalla libertà che ha questa persona all’ultima incarnazione.

Io direi che in linea di massima, invece, ci sono sempre; e non soltanto ci sono sempre, ma solitamente l’ultima vita è una vita molto dolorosa, in realtà.
Molto dolorosa per un semplice motivo: tutti voi conoscete il discorso del karma, cioè di una persona che nel corso della sua evoluzione provoca delle cause e degli effetti, quindi un karma che si riversa sulla persona stessa in tutte le varie incarnazioni.

Ora, chiaramente, la persona che arriva all’ultima incarnazione ha ancora del karma da assolvere altrimenti non si troverebbe più in vita. Quando una persona non ha più karma da assolvere non ha più nessun motivo di essere in vita, perché vuol dire che ha già compreso tutto quello che aveva da comprendere e quindi che non muove più nessuna causa. Giusto?

Però, trovandosi ancora in vita, vuol dire che aveva del karma da assolvere; ma a quel punto le cose si complicano perché, essendo l’ultima vita, questo karma va assolto in qualche modo no? Ecco che allora il karma viene a risolversi per la persona proprio attraverso le sofferenze, le difficoltà che la persona incontra nel corso di quella vita, che non muoverà più altro karma ma sarà semplicemente una specie di espiazione per eliminare le ultime scorie di karma che ancora la legavano alla vita fisica.

Ecco, questo – per esempio – potrebbe essere il caso di quella persona di cui parlava il nostro amico qua, che è sempre stata buona, altruista e via dicendo, e purtroppo si trova a soffrire, in condizioni certamente non piacevoli né per lei né per le persone che ama.

La sofferenza che sta attraversando potrebbe essere, ad esempio, il sintomo proprio del fatto che è all’ultima incarnazione, quindi con questa sofferenza vi è un po’ la firma posta a tutto il cammino che ha percorso nella sua evoluzione, e che, quindi, nel momento in cui abbandonerà il piano fisico questa volta sarà veramente per sempre, e lascerà alle spalle tutte le sofferenze che una vita successiva potrebbe portare ancora. Questo, certamente, potresti non averlo mai pensato, no?

D – Grazie! A questo non avevo pensato, però volevo chiedere ancora una cosa, in tutta sincerità: siccome io, pur non avendone l’intenzione, a volte mi sono arrabbiato a fin di bene con questa persona…

Non sempre a fin di bene. Qualche volta l’egoismo, mio caro, ce l’hai ancora anche tu.

D – Certo. Certo. Volevo sapere quanta colpa ho io di tutto questo male che sta attraversando, perché le due volte che ha urlato io mi sono sentito in colpa…

Tu, mio caro, sei un po’ lo specchio vivente di una frase che dice spesso il Maestro Fabius, ovvero: “perché non soffrire quando è possibile soffrire?”.
Non c’è nulla di cui tu ti debba sentire in colpa. Al di là del fatto che, anche se tu avessi avuto un comportamento tale da aver in qualche modo causato ciò che può essere successo, sentirsi in colpa non servirebbe assolutamente a nulla, anzi peggiorerebbe ancora di più la situazione, tutto sommato.
Io ti posso dire che tu non hai colpe specifiche in questo caso… Tu cerca, piuttosto, di essere il più sereno possibile, perché la serenità aiuta l’altra persona.

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D – Io cerco di non far trapelare nulla, anzi la seguo…

Caro mio, chi ti conosce non può non accorgersi dei tuoi problemi, dei tuoi desideri, dei tuoi dubbi, dei tuoi tormenti. Forse sarebbe meglio che, invece di mascherare, tu lasciassi apparire la parte vera di te… la situazione, così, è molto più dolorosa che se, invece, aveste un dialogo, poteste parlare, avesse l’impressione di poter ancora essere utile: non dirle i tuoi problemi può anche significare, per quella persona, sentirsi inutile nei tuoi confronti, un peso e basta.

D – Certo. Ho capito a che cosa ti riferisci. Spero che almeno ci sia la possibilità che abbia un trapasso sereno, e che sia anche dovuto al fatto che non abbia più preoccupazioni per me.

Ma il trapasso sereno certamente ci sarà. D’altra parte, quello che ti posso garantire, mio caro, è che i Maestri, e Michel in particolare, comunque sia è accanto a voi, non è che non vi seguano.

Questo accade sempre, ma in particolare, poi, quando si entra nella sfera di influenza dei Maestri. Non si può dire che chi vi entra abbia un fiocchetto rosso (come si diceva tanto tempo fa) ma tuttavia entra in una certa comunione, e quindi il contatto è più diretto di chi non è mai entrato in comunione con i Maestri.
E certamente è più facile per i Maestri intervenire a livello di vibrazioni, di energie, di serenità, quando è possibile farlo.

Si tratta sempre di riuscire a superare le vostre barriere, quelle che così facilmente mettete in voi stessi ricoprendovi magari di vittimismo, di dolore, chiudendovi in voi stessi e via dicendo. Ma sempre e comunque, vi garantiamo, i Maestri mandano nei momenti difficili le loro vibrazioni positive verso di voi.
E’ forse l’unica cosa, la cosa migliore che possono veramente fare. Georgei


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9 commenti su “La sofferenza all’ultima incarnazione”

  1. “Perché non soffrire quando si può soffrire?”
    Passaggio molto significativo.
    Come del resto l’altro riguardo al mascheramento dei proprio sentimenti. Ogni mascheramento dell’io conduce ad una relazione inautentica che può generare solo che sofferenza. Aprirsi l’altro, osare, ci dischiude all’autenticità e anche ad un maggior tasso di serenità, che scende su noi e sull’altro.
    Grazie.

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  2. Avevo già letto il post nel libro terzo de “L’uno e i molti”e mi è stato di aiuto constatare che anche nell’ultima incarnazione posso esserci sofferenze senza muovere karma, proprio per pareggiare quello precedente.
    Mi è parso di capire che qui i maestri non facciano distinzione tra dolore e sofferenza ma usino i termini in modo intercambiale. Infatti tutti e due attengono sia alla sfera fisica che psichica ma, a mio parere, il dolore, sia fisico che psicologico, è qualcosa di più profondo, lavora nella “carne”, la sofferenza è una convivenza con il dolore che si è stemperato; come dire fase acuta, fase cronica.
    Certamente mentre il dolore può arrivare inaspettatamente è , al momento, può farci stare molto male, l’elaborazione dello stesso dovrebbe poi stemperare la sofferenza che ne deriva. Se abbiamo compreso che non siamo vittime dovremmo anche impare ad apprendere soffrendo sempre meno.

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  3. Per le persone che sono all’ultima incarnazione, mi pare di capire che il dolore sia vissuto senza vittimismo, ma nell’accettazione.
    L’uomo che tende a ricercare la felicità, può accogliere il dolore, perchè esiste una consapevolezza tale, che la gioia più grande a cui aspirare e ricongiungersi all’Uno. Questo lo sostiene anche nei momenti più difficili.
    Forse basterebbe osservare il tasso d’identificazio nel ruolo della vittima, per comprenderne il livello evolutivo di ognuno.

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  4. “Tu cerca, piuttosto, di essere il più sereno possibile, perché la serenità aiuta l’altra persona“.
    Questo ciò che più risuona…

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  5. Avrei pensato il contrario e cioè che l’ultima incarnazione fosse poco dolorosa proprio a causa delle comprensioni raggiunte.
    E’ però vero che il grado di comprensione porterà ad una minore sofferenza intesa come percezione soggettiva del dolore.

    Mi colpisce invece e mi rasserena il fatto che nelle situazioni difficili i maestri mandano le loro vibrazioni positive

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