Le affinità con i mondi della natura e il Grande Disegno

Lo scopo dell’evoluzione è dunque quello di raggiungere il massimo perfezionamento, è quello di identificarsi con la Coscienza Assoluta, è quello di unirsi al Vero Amore, o, se vogliamo dirla con il maestro Scifo, è l’imparare a vibrare all’unisono con il Creato. Vito

A questo proposito volevo dire che una delle accuse, dei rimproveri che più spesso vengono rivolte a noi Guide che veniamo a parlare, è quella di occuparci di argomenti così spesso svincolati (o apparentemente svincolati) dalla pratica e dalla vita umana di tutti i giorni. Infatti, sentir parlare dei vari piani di esistenza, sentir parlare della composizione della materia, sentir parlare di evoluzione, dell’evoluzione della forma, e via e via e via, a colui che ancora non ha compreso il legame che esiste in tutto ciò che potete osservare, sperimentare e vivere, può sembrare soltanto un parlare senza un vero costrutto immediato.
In realtà, il tema dominante di tutto l’insegnamento etico e morale non è altro che la vita, ovvero meglio ancora: il modo migliore in cui l’individuo potrebbe vivere la sua vita, e dico potrebbe perché in realtà, ahimè, l’uomo tende a vivere la sua immersione nella materia fisica in modo spesso inconcludente e privo di un vero significato, portando avanti la propria esistenza di tutti i giorni senza riuscire a cavare, come si suol dire, un ragno dal buco.

Questo rientra, però, nella logica di ciò che è, rientra nella necessità dell’individuo di cozzare contro i propri progetti non realizzati, contro i propri desideri frustrati, contro le proprie emozioni non manifestate, contro tutto ciò che prova, che sente, che vive, che sperimenta e che non riesce – nel proprio interno – a comprendere.
Questo, come dicevo, corrisponde ad una logica ben precisa, e questa logica è vista nell’ottica di quello che noi affermiamo nel corso di quelle sedute noiose – che vengono definite d’insegnamento, perché non vi sono altri termini migliori – in cui diciamo che

lo scopo dell’esistenza, lo scopo del continuo nascere e morire, nascere e poi morire ancora, non è tanto quello di prendere possesso della materia, quanto quello di arrivare a comprendere qualche cosa di più di se stessi; ma di se stessi non come Io, come personalità immersa nel mondo fisico, bensì se stessi come un qualcosa che va al di là di questa materia, e a cui non interesserà più, ad un certo punto, possedere ricchezze, non resterà affascinato dagli onori della cronaca, non resterà gratificato dal fatto che gli altri abbiano bisogno di lui, ma agirà semplicemente e soltanto perché riterrà di fare ciò che sente giusto.

Certo, questo tema è in realtà un tema che coinvolge tutti gli aspetti della vita dell’individuo! Si potrebbe, quindi, parlare all’infinito di tutte le sfaccettature di quanto ho appena affermato; tanto che, pur parlandone a lungo, tuttavia non potremmo dire tutto ciò che vi è da dire per concludere l’argomento. Scifo

Voi siete stati un tempo minerali, voi siete stati un tempo vegetali, voi siete stati un tempo animali e adesso dopo questo lungo cammino, vi ritrovate ad essere in un corpo umano, e vi chiedete: «ma oltre ad avere avuto un’influenza tutto questo sul mio percorso evolutivo, quanto il mio essere incarnato nel mondo minerale, nel mondo vegetale e in quello animale, è ancora presente in me?».

Ed io vi dico, figli e fratelli, che allorché noi vi ricordiamo che avete attraversato questi mondi, non diciamo soltanto che il vostro passaggio è stato un essere presente non dinamico, ma anche che questo passaggio ha lasciato in voi delle tracce facilmente riscontrabili anche in ciò che voi siete adesso. Basta che voi vi osserviate nelle vostre preferenze di tutti i giorni, osserviate il tipo di pietra preziosa che vi piace, scopriate la vostra preferenza per un certo tipo di fiore o per un certo tipo di alimento vegetale, scopriate la vostra attrazione per un certo tipo di animale o la vostra repulsione per qualche altro animale, per trovare i segni di ciò che voi un tempo siete stati.

L’essere stato ognuno di voi un certo tipo di minerale, vegetale o animale per anni e anni e anni, ha impresso nel vostro corpo akasico le esperienze che quell’essere da voi animato ha vissuto.
Se voi pensate a certe credenze dell’esoterismo, della magia, dell’astrologia, e un po’ di tutte le teorie esoterico-spirituali, potete vedere che vi è sempre stato un accostamento non soltanto tra l’individuo e particolari pianeti ma anche tra l’individuo e certe porzioni del mondo minerale, o del mondo vegetale o del mondo animale. Questo accostamento deriva proprio dal fatto che ognuno di voi ha soggiornato principalmente in una determinata forma, attraverso questi tre regni e il soggiornare in questa forma ha creato una sorta di empatia, di attrattiva, di vibrazione analoga tra ciò che voi ora siete e ciò che siete stati in passato.

Grande è il disegno che potete osservare se pensate a tutto quanto vi abbiamo detto ultimamente riguardo all’evoluzione, così grande che difficilmente è possibile per la mente umana riuscire ad osservarlo in tutte le sue diramazioni!
Tuttavia sono sicuro che ognuno di voi può rendersi conto di quanto sia grande, immenso e fantastico il disegno che Colui Che Tutto E’ ha creato per voi, intorno a voi, in voi. Ananda


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6 commenti su “Le affinità con i mondi della natura e il Grande Disegno”

  1. Intenso. Mi domando tuttavia, se in ogni vita incarnata si accede ad una semplice porzione del sentire acquisito dal corpo akasico nelle varie vite, com’è possibile conoscere in una vita l’intero sé, ovvero l’intero sentire acquisito, giacché, ripeto, si accede ad una sola porzione di tale sentire? Grazie.

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  2. x Samuele

    “se in ogni vita incarnata si accede ad una semplice porzione del sentire acquisito dal corpo akasico nelle varie vite, com’è possibile conoscere in una vita l’intero sé, ovvero l’intero sentire acquisito, giacché, ripeto, si accede ad una sola porzione di tale sentire?”

    Credo che tu stia osservando la cosa da un punto di vista sbagliato: la percezione dell’interezza dal sé non viene quasi mai riconosciuta come tale dall’incarnato che ha i corpi inferiori che ne limitano la capacità di vere una percezione d’insieme. ma è percepibile dal suo corpo akasico che è l’unico ad avere a disposizione tutte le comprensioni che sono state raggiunte. Come ci hanno detto spesso le Guide ognuno di noi nella sua totalità è migliore di come potrebbe apparire allorché è immerso nella materia fisica. D’altra parte, bisogna pensare che quello che chiedi è solo un falso problema: quando il sé è completo, all’abbandono della vita fisica si abbandona definitivamente anche la ruota delle incarnazioni e, di conseguenza, è solo da quel punto in poi che la percezione dell’interezza del proprio sé diventa una condizione definitiva e inalienabile.
    L’argomento è filosoficamente e dal punto di vista logico molto complesso, spero di non averti creato confusione!

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