Quanti livelli può avere un “esame di coscienza”? Cioè, se io mi metto a riflettere sulle mie malefatte, sulle cose che non ho compreso, sulle cose che potevo fare meglio, etc., riesco poi a determinare una verità, ossia dire: “Ho sbagliato in questo punto A, B, C e dovevo fare D, E, F?
Dunque, riflettendo su un tuo modo di comportarti, in un episodio qualunque, cosa puoi fare?
1- Puoi, per prima cosa, vedere il tuo comportamento in base ai risultati che hai avuto, e allora in base a questi risultati intanto fare già un esame e dire: “se mi fossi comportato in un altro modo sarebbe stato diverso, avrei fatto meglio”. Questo proprio in pratica e comportandoti diversamente già nel mondo fisico.
2- Poi c’è il secondo livello, bisognerebbe esaminare la stessa situazione dal punto di vista del desiderio, dell’emotività che l’ha spinta e cercare di comprendere quale è stata la motivazione emotiva, perché ti ha spinto a comportarti in un certo modo mentre sarebbe stato più utile comportarti in un altro, e questo è già un altro livello.
3- Poi potresti andare più avanti ancora, esaminare la razionalità che ha gestito la tua emotività, arrivando poi sul piano fisico a quel modo. Quindi arrivando ai tuoi perché razionali che ti hanno indirizzato in un certo modo invece che in un altro.
Arrivata a quel punto, tu dici: “allora andiamo avanti così, arriviamo al corpo della coscienza, arriviamo a Dio ed allora giustifico tutto e buonanotte al secchio”.
Invece no, perché arrivata a quel punto sei vicinissima ad avere tutti gli elementi per comprendere il perché che non hai compreso, e quale è la causa del tuo errato comportamento. E’ soltanto a quel punto che puoi avere la comprensione, quando hai compreso tutte le componenti del tuo comportamento.
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D – Nello stato dopo la nostra vita fisica, in cui pare che avvenga questa specie di esame interiore, di meditazione di tutta la nostra vita passata, riusciamo esattamente a comprendere proprio la verità, i nostri errori, oppure sono sempre cose relative e parziali?
Sono relative, tanto è vero che poi c’è bisogno della verifica nella vita successiva, per vedere se veramente sei arrivata a comprendere: riesci a conoscere il tuo comportamento ma non sempre a comprendere i motivi che hanno condizionato il tuo comportamento, non sempre riesci a comprendere (per rifarmi a quanto dicevo prima) cos’è che non hai capito per cui ti sei comportata in un certo modo.
Se non riesci a modificare il tuo comportamento è evidente che ti manca qualcosa, che non hai ben focalizzato le motivazioni, i perché…
Lo so che non è una risposta soddisfacente ma, d’altra parte, come posso darti una risposta più soddisfacente di questa?
E’ probabile che tu abbia capito alcuni degli elementi in gioco, ma, evidentemente, c’è qualcos’altro ancora perché, altrimenti, la risposta del tuo comportamento sarebbe diversa.
L’unico modo per comprendere quando veramente avete compreso qualcosa è senza dubbio l’esperienza, l’esperienza che si ripete e si ripresenta e che vi vede comportarvi in modo diverso da come vi eravate comportati prima; non vi è altra possibilità.
D – Nella nostra vita quotidiana compiamo azioni, pensieri, contatti con gli altri, a centinaia in una giornata, allora com’è possibile… noi cioè dovremmo prestare un’attenzione infinita per ogni piccolo evento che ci succede.
Allora io pensavo: ma quando dobbiamo ricordare delle cose che magari sono successe, sono avvenute vent’anni fa e che abbiamo compiuto in buona fede, come si fa adesso a dire: “debbo rivedere tutta la mia vita, vent’anni fa pensavo che quella cosa andasse bene ma adesso mi rendo conto che non va più bene etc.” secondo me è un sforzo titanico, non è possibile.
Che non sia possibile, magari no, ma certamente anche se è possibile tu considera una cosa: è una persona diversa quella che sta guardando ciò che hai fatto vent’anni fa, non è più la stessa persona e quindi è come se tu stessi esaminando ciò che ha fatto un’altra persona; certamente se tu ora ti trovassi nel corpo di M.T. di vent’anni fa le cose che hai fatto allora le faresti in modo diverso, certamente, però ne consegue anche che tu sei una conseguenza di quella M.T. di vent’anni fa.
Quindi esaminando magari ciò che è di vent’anni fa con la mentalità di adesso, con le tue conoscenze, con il tuo sentire che certamente si è modificato da allora e che possiedi adesso, puoi arrivare a comprendere delle cose che ti sei trascinata dietro partendo da vent’anni fa, per esempio.
Esiste una specie di auto-giudizio, durante il quale, però, sarete ancora parziali e non veritieri fino a quando non arriverà la comprensione.
Nel compiere questo percorso, comunque, non siete mai soli: ricordate che, intanto, avete uno spirito guida, e se ce l’avete un motivo c’è: certamente non è lì soltanto per ridere quando sbagliate, o piangere quando fate qualcosa di buono e viceversa, ma lo spirito guida è lì per indirizzavi verso i punti che sa che voi dovete affrontare.
Ed allora quando voi, magari, recalcitrate per far certe cose e via dicendo, lo spirito guida aiuta questo karma a compiersi in modo che voi comprendiate il vostro modo di essere, i vostri perché e via dicendo.
E questo spirito guida continua a seguirvi per un certo periodo di tempo anche dopo che voi avete abbandonato il corpo fisico, in quanto vi trovate, subito dopo il trapasso, abbastanza sbalestrati, perché vi trovate in un mondo di cui prima non avevate una buona conoscenza.
Oltre tutto siete lì che rimuginate, cercate di comprendere tutte le cose che avete sbagliato, cercate giustificazioni, cercate questo e quell’altro in modo da ritrovare un certo equilibrio.
E lo spirito guida che cosa fa? Molte volte vi si presenta, ma un momento: non vi si presenta dicendo: “Buonasera, salve mio caro, mia cara, io sono il tuo spirito guida, sono qua perché tu devi capire questo, perché le cose stanno così, così, e così”.
No, nient’affatto, sarebbe troppo facile! Lo spirito guida è capacissimo che vi si presenti sotto l’aspetto di una persona che voi conoscevate, una persona con cui avevate avuto dei problemi e vi stimola a rivivere e a rivedere quegli episodi in modo da indirizzare voi stessi verso la comprensione di quelle cose che dovete capire. Georgei
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Osservare, osservare,ancora osservare!
L’osservazione delle reazioni e quindi dei comportamenti è il filo conduttore per un’analisi in grado di far emergere il perché che non si è compreso.
Facile a dirsi, molto meno sul lato pratico in cui spesso la confusione predomina, in cui le conclusioni a cui si giunge sono continuamente messe in dubbio dalla mente e spesso il processo ricomincia….
Sollievo nel sapere che lo spirito guida sorveglia, indirizza la dove è bene che io sia. L’abbandono alla fiducia diviene l’unica possibilità
Osare, dubitare, provare e giocare!