L’esercizio del potere verso l’interiore e l’esteriore [A234]

D – In che occasioni esercito il potere? In che maniera lo faccio?
In realtà la risposta a queste due domande è relativamente semplice.

Ogni individuo incarnato, infatti, esercita in continuazione il suo potere nel corso di tutta la sua esistenza terrena: da quando apre gli occhi alla vita e piange per segnalare che ha fame e chiedere di essere nutrito, a quando si arrende all’abbraccio della morte, dal momento che anche abbandonare la vita fisica è, in fondo, un’estrinsecazione del potere che deriva dalla  rinuncia a vivere da parte della persona.

Certo, l’esercizio del potere dell’individuo subisce forti condizionamenti nella sua possibilità di influire veramente nella vita che conduce, tuttavia le maniere in cui può attuare il suo potere sono molteplici e ci permettono di affermare che il suo esercizio del potere è veramente continuo.

I due ambiti principali in cui il potere dell’individuo viene espresso sono quello interiore e quello operato sulla realtà a lui esterna. In entrambe le situazioni vi sono limiti che ne governano l’applicazione concreta.

Per quanto riguarda l’esercizio del potere su se stessi tale esercizio è ovviamente delimitato dalla condizione evolutiva dell’individuo stesso, dal percorso che egli ha fatto nel corso delle sue incarnazioni e, di conseguenza, dalle comprensioni e dal sentire che via via ha acquistato nel suo corpo della coscienza: più ampio è il suo sentire, maggiori possibilità sono date all’individuo di avere potere su se stesso, di interagire in maniera più armonica con le direttive evolutive della Vibrazione Prima.

Non va dimenticato che anche il potere, come tutte le istanze presenti nel vivere umano, ha caratteristiche di ambivalenza e se, da una parte, il potere può essere fonte di prevaricazione, di ingiustizia, di indifferenza verso i bisogni altrui, dall’altra può diventare la forza che permette di essere sensibili non solo verso se stessi ma anche verso gli altri, anche a scapito del proprio interesse egoistico, fornendo i presupposti per i piccoli o grandi gesti che l’evoluzione dell’individuo riesce a mettere in atto.

Se quanto ho appena detto parlava dell’esercizio del potere su se stessi lasciando ampio spazio alla speranza e, anzi, alla certezza del cambiamento dell’interiorità dell’individuo e, quindi, della sua capacità di esercitare il potere all’interno di , decisamente più vincolante e delimitata da confini è la possibilità di esercitare un reale potere nei confronti dell’esterno di se stessi: le leggi dell’evoluzione e del karma pongono dei limiti molto forti a quanto l’individuo può mettere in atto verso la realtà soggettiva che sta sperimentando.

D’altra parte tali limiti sono necessari e indispensabili, in quanto lo sviluppo della Realtà e il percorso evolutivo devono tenere conto dei bisogni non di una sola creatura, ma di ogni creatura che percorre il cammino permettendo che tale cammino, per ognuna di esse, sia continuo, costante e in armonia con quello delle altre individualità.

In ambito esterno la lotta si risolve allorché l’individuo entra in armonia con ciò che l’esistenza gli sottopone, e tale armonia significa trovare l’accettazione di ciò che accade e la certezza che ciò che accade non è una punizione messa in atto da una qualche divinità prepotente e intransigente ma accade per stimolare e aiutare la creazione dell’equilibrio perfetto di ogni creatura con i dettami delle norme sussurrate senza posa dalla Vibrazione Prima all’interno del Cosmo.
Continua nella pagina seguente…

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