L’Io è una proiezione di ciò che il corpo akasico non ha compreso [IB9-2]

Come al solito, però, vi ho trovato tutti – nuovi e meno nuovi – in difficoltà per quello che riguarda, l’Io. Sembra quasi che questo Io, che noi diciamo essere sempre così sfuggente, così difficile da precisare, da acchiappare e, quindi, da modificare, in qualche maniera riesca sempre a evitare la vostra presa.

Che sia davvero così sfuggente da essere impossibile anche arrivare a ragionare in modo corretto su di esso? No, creature, non è così. È che certamente avete delle difficoltà a concettualizzare determinate cose che noi diciamo, sempre per il solito problema che noi parliamo veramente molto e non tutte le cose che diciamo possono essere ricordate, inoltre vi sono tanti di quei fattori da tenere presenti che, ahimè, molte volte vi perdete nei labirinti della vostra mente.

Vediamo di fare una piccola aggiunta a quanto abbiamo detto finora sull’Io, in modo da cercare di precisarvi alcune cose. Noi abbiamo sempre detto che l’Io, in realtà, non esiste, ma è qualcosa che scaturisce dall’interazione dei tre corpi inferiori dell’individuo, ovvero del corpo fisico, dell’astrale e del mentale.

D – Ma com’è che nasce questo Io? Perché «quell’Io»?

Voi sapete che a capo dei tre corpi inferiori dell’individuo esiste quel corpo che abbiamo chiamato akasico o corpo della coscienza, quello che voi, questa sera, avete denominato «», il quale pur avendo in sé tutta la comprensione possibile, non ha ancora gli strumenti interni pronti per recepirla completamente, ma deve, un po’ alla volta, costruire i propri collegamenti in modo da arrivare a scoprire la sua vera grandezza e, quindi, ritrovarsi unito con tutta la Realtà. Ci siamo? Siate sinceri: io non picchio, eh?!

D – Non ho capito…

Benissimo. Dicevo, allora, che, esiste questo corpo akasico, o della coscienza, il quale ha in sé già tutte le comprensioni possibili; soltanto che queste comprensioni non sono ancora collegate tra di loro; quindi il corpo akasico non riesce a vedere la propria totalità e, siccome non vede la propria totalità, ha un sentire parziale; avendo un sentire parziale ha bisogno di fare esperienza per trovare tutti i collegamenti tra una comprensione e l’altra, in modo tale da allargare il proprio sentire e arrivare a comprendere tutta la Realtà.
Ma i tre corpi inferiori, creature, non dimenticatelo, com’è che vengono costruiti?

D – Vengono costruiti a seconda delle necessità evolutive e delle necessità di sperimentazione dell’individualità.

Diciamo che il tipo di materia che viene a costituire questi corpi viene attratta proprio dai bisogni di comprensione del corpo akasico.
Ora, se l’Io nasce come interazione tra i corpi inferiori, e i corpi inferiori nascono come necessità per far evolvere il corpo akasico, significa che in realtà ha uno stretto collegamento con ciò che riguarda il corpo akasico, e cioè quale?

D – L’esperienza dell’Io e tutta la sua complessità porta poi al corpo akasico le esperienze, per poterle accumulare e sommare.

Questa, può essere una sintesi di quello che accade, d’accordo. Il punto a cui volevo arrivare io, però, era un altro.

Se questi corpi inferiori nascono da esigenze del corpo akasico, della coscienza, la quale ha un sentire limitato di volta in volta, a seconda di quello che ha compreso nel corso dell’evoluzione, questo Io che scaturisce dai corpi inferiori non è altro che una proiezione sull’ultimo piano (il piano fisico), in particolare, di ciò che il corpo akasico non ha compreso.

Questo sta a significare che, osservando il vostro Io, voi potete arrivare a comprendere qualche cosa che aiuta a modificare, a migliorare, ad ampliare il vostro sentire.
Questo cosa può significare ancora? Che questo vostro Io è costituito da proiezioni mentali e proiezioni astrali, e che queste proiezioni astrali e mentali non sono altro che proiezioni del corpo akasico, il quale proietta la concezione che egli ha di se stesso (o meglio, di alcuni suoi aspetti) nei corpi inferiori per verificare se questa concezione è giusta.
Questa proiezione, che dà luogo all’Io, è uno strumento ideale per arrivare, da parte del corpo akasico, a stabilire se è giusta o sbagliata l’immagine che egli ha di se stesso e, così, cercare di modificare questa immagine nelle direzioni in cui egli ritiene di doversi muovere per acquisire comprensione e, di conseguenza, evoluzione.

È, ancora una volta, una sorta di circolo di esperienza, di comprensione in via di sviluppo, che passa dal piano fisico al piano akasico, in quel simbolo del cerchio che così spesso lo rappresenta esotericamente proprio per dare un senso a tutta l’evoluzione dell’individuo. Scifo

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Padre mio, forse io sono giunto, ormai, all’ultima incarnazione.
Forse questa è l’ultima volta che respirerò l’aria del mondo fisico, che accarezzerò la guancia di un bimbo, che vedrò volare con gioia una farfalla nell’aria limpida; perché, Padre mio, io non ho più bisogno di comprendere altro:
non ho più bisogno di comprendere che non si deve uccidere poiché tante volte, nel corso delle mie esistenze, ho dolorosamente ucciso;
non devo più comprendere che non si deve sottrarre agli altri, poiché tante volte, nel corso delle mie innumerevoli vite, ho sottratto qualcosa a chiunque mi stava attorno, e non soltanto cose materiali, ma ben più gravemente ho sottratto affetto, speranza, amore.

Non ho più bisogno di avere una famiglia perché tutto il mondo, tutti gli altri individui, gli altri esseri, li sento appartenenti a me stesso e non ha alcuna importanza dove essi siano, che sesso abbiano, quale sia la loro età, la loro cultura, quali siano le loro idee, che siano buoni o siano cattivi, che siano dolci o siano duri: sono, in realtà, – io lo so ormai, Padre mio – tutte sfaccettature di ciò che io un tempo, una volta, o l’altra, già sono stato.

E non mi chiedo allora perché, Padre mio, io vivo ancora, io sono ancora qui, immerso nella materia; io lavoro, ho una famiglia, perché ho compreso, Padre mio, che se malgrado tutta la mia comprensione, ancora, sono qua, è perché sento che gli altri, coloro che mi circondano, hanno bisogno di me come compagno di lavoro, come individuo, come compagno di vita, come padre. Moti


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6 commenti su “L’Io è una proiezione di ciò che il corpo akasico non ha compreso [IB9-2]”

  1. Ho l’ardire di ritenere che l’io sia in qualche misura anche la proiezione del compreso; non solo del non compreso.
    Ma resto in ascolto e ringrazio.

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  2. Sempre nuove argomentazioni per comprendere il rapporto Coscienza-Io.
    Viene da dire anche a me, leggendo il commento di Samuele, che l’io sia anche la proiezione del compreso, altrimenti non si comprenderebbero (scusate la ripetizione), cosa chiede la coscienza.

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  3. grazie… mi chiedevo se non fosse più congruo iniziare tutte queste belle e solenni preghiere con padre/madre invece che solo padre un abbraccio di luce

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  4. L’io è un riflesso del Sé (giustamente, non ne è IL riflesso..) e in quanto un riflesso è privo, o mancante, di contenuti (pochi o tanti che siano). Per tal motivo crea (o vengono a crearsi) le diverse personalità che permettono all’individuo di muoversi nel mondo facendo proprio quelle esperienze necessarie alla comprensione, a colmare le mancanze. E questo avviene con la proiezione di un mondo soprattutto individuale, un mondo illusorio proiettato dall’Io.
    Le personalità che consentono, attraverso l’identificazione, di camminare su più sentieri, di scegliere diversi cammini, di provare sensazioni, emozioni, dalle più dolci alle più estreme, aprirsi ai sentimenti e via dicendo sono, infatti, scelte dal Sé, la cui scelta (che non è mentale e non può esserlo) è dettata in virtù e necessità di quelle mancanze. Il Sentire parziale quale virtuale frazionamento del Sentire Assoluto, si manifesta nella forma.
    Questo è quanto ho compreso fino ad ora, molto simile (per me) a quanto viene espresso nell’articolo di admin che trovo meraviglioso!

    Grazie a tutti

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