I molti modi di comprendere le dinamiche del proprio Io

L’uomo, come ormai sapete, è costituito da varie componenti: vi è la componente fisica, la componente psichica e quella che potremmo definire la componente ultrafisica che, come vi è stato spiegato dai vostri Maestri, è costituita dai corpi che risiedono sugli altri piani di esistenza ovvero: il corpo astrale, il corpo mentale, il corpo akasico e i corpi spirituali.

Ora, l’Io dell’individuo, o meglio ciò che l’Io manifesta di se stesso nel corso dell’esistenza all’interno del piano fisico, è stato definito come la risultante di tutti gli impulsi che provengono sia dal corpo fisico (quindi impulsi fisiologici), sia dall’ambiente con cui il fisico reagisce, sia dal piano astrale, dal piano mentale, dal piano akasico e dagli altri piani i quali forniscono a quest’Io sia il materiale per la sua costituzione tale com’è nella vita che sta vivendo, sia il tipo di reazione agli stimoli che esso subisce nel corso della vita.

Osservando l’Io, osservando le sue reazioni, è possibile per l’individuo provocare degli impulsi che arrivano sugli altri piani di esistenza e lo modificano. È possibile, quindi, all’individuo – un po’ alla volta e attraverso la comprensione, attraverso la consapevolezza, attraverso il raggiungimento di nuove parti di coscienza – arrivare a trasformare lentamente quello che è il proprio Io.

Questo è praticamente ciò che l’insegnamento del “conosci te stesso” indica di fare; non l’annullare totalmente e immediatamente (perché ciò non sarebbe possibile) il proprio Io, bensì osservarsi per conoscerlo, comprenderlo e diventare consapevoli dei suoi perché e, quindi, provocare dal piano fisico verso gli altri corpi degli impulsi, delle vibrazioni che, alla fin fine, lo modificheranno, trasformandolo in un Io diverso, non più egoistico come quello che era prima della trasformazione.
Quindi un “conosci te stesso” utile al fine speciale di modificare in modo più consono all’evoluzione dell’individuo quello che è il suo Io, il suo manifestarsi all’interno del piano fisico.

Molto spesso accade che chi cerca di osservare se stesso con questa finalità si trova in una situazione che i giocatori di scacchi definiscono di “stallo”, ovvero una situazione di equilibrio in cui non riesce più a comprendere né cos’era che doveva capire, né dove, quando e come l’Io agiva e, quindi, in che direzione è necessario modificarlo.
L’individuo si trova così sconcertato di fronte a un’enorme massa di stimoli, di pensieri, di intuizioni che si scontrano l’uno con l’altro senza fargli trovare la realtà di ciò che sta cercando, finendo col lasciarlo disorientato di fronte a se stesso, e creandogli, in fondo, molte più domande di quante risposte pensava di avere trovato.
Questo accade principalmente perché l’individuo tende a pensare che la conoscenza del proprio Io, la comprensione delle sue azioni e dei suoi perché, possa venire trovata principalmente attraverso il ragionamento, ovvero attraverso l’interpretazione mentale di quelle che sono le proprie azioni nel corso della vita.

Ora io, invece, vi dico, amici miei che i modi per comprendere il proprio Io passano attraverso strade diverse, sempre attuabili da chiunque e, di volta in volta, più giuste a seconda della situazione.

  • Vi sono, infatti, momenti in cui l’Io può essere compreso semplicemente attraverso ad un pensiero, ad una concatenazione logica che porta a raggiungere il perché di determinate azioni.
  • Un altro modo, invece, per comprendere gli impulsi del proprio Io è qualche cosa che passa al di là del ragionamento mentale, intellettivo: infatti non dimenticate che ognuno di voi non è fatto soltanto di mente, ma è fatto di tante altre componenti e, a volte, la comprensione viene anche, semplicemente, da una sensazione, dall’esperienza di una sensazione.
  • Così è possibile che un perché riguardante il proprio Io arrivi attraverso a un’esperienza diretta, senza che sia necessario l’ausilio del ragionamento mentale.
  • Un altro mezzo per comprendere le proprie motivazioni egoistiche può invece passare attraverso quella che è la coscienza dell’individuo sul piano akasico.
    Qua il meccanismo è complesso ma è facilmente spiegabile in modo approssimativo attraverso poche parole. Infatti voi sapete che nel corpo akasico sono trasmesse, incise, stabilizzate, tutte le esperienze che l’individuo ha vissuto nel corso delle sue molteplici esistenze. Questo significa che all’interno del corpo akasico tutte le varie vite vissute in precedenza sono comprese, fermate e accessibili.
    Ora, allorché uno stimolo particolare del proprio Io cerca di arrivare alla comprensione, alla coscienza, alla consapevolezza dell’individuo è possibile che trovi un’analoga consapevolezza raggiunta nel corso di un’altra vita. Qualcosa allora risuonerà nella memoria del corpo akasico procurando il ritorno di consapevolezza raggiunta in un’altra vita, ritorno di consapevolezza che risuonerà nella mente dell’essere incarnato, portandogli alla coscienza la risposta che già una volta aveva trovato.

Come vedete, quindi, la possibilità di avere delle risposte è molto ampia, molto più ampia di quello che solitamente si crede, e va contro la famosa frase dell’egoista che si rifiuta di scavare a fondo nella sua interiorità risolvendo la situazione col dire: “Non posso farci niente: va oltre le mie possibilità”.

Un problema che si pone a chi cerca di osservare il proprio interno è quello di comprendere quando, veramente, ha trovato la risposta giusta ai perché che disturbavano, in qualche modo, la sua esistenza quotidiana.

Io vi dico, amici e fratelli miei, che si sa sempre quando la risposta è stata trovata e quando essa non è una risposta punto di passaggio, ma è una risposta definitiva: pensate a quando voi stessi, nel corso delle giornate, vi sentite nervosi, irrequieti, instabili, preoccupati e non riuscite a comprenderne la causa; e a quante volte, per quanto voi cerchiate di comprenderla, questa causa sembra sfuggirvi e non riuscite, neppure mentalmente, ad avvicinarvi ad essa!

Questo deriva solitamente da una disarmonia interna, da un disequilibrio interno che, per qualche ragione, il proprio Io rifiuta di lasciare affiorare.
Questa reazione dell’Io, questa tensione, questa opposizione provoca nell’individuo un disequilibrio i cui sintomi sono, appunto, la tensione, il nervosismo e via dicendo. Ma allorché la risposta, quella giusta, quella vera, viene finalmente alla coscienza, in uno dei mille modi che il Grande Musicista Divino ha messo a disposizione, la condizione di disequilibrio cessa, e l’individuo avverte sempre un attimo piacevole di felicità e di tranquillità.

È una situazione psichica e interiore difficilmente spiegabile attraverso quel limitato mezzo espressivo che sono le parole ma, certamente, ognuno di voi avrà provato nelle proprie giornate la gioia che si prova allorché si sente, interiormente, col più profondo , di avere davvero compreso qualcosa.

Ecco amici miei, fratelli miei: quando percepite queste emozioni, quando sentite cambiare il vostro equilibrio interno allora, in quel momento, siate certi che anche se, magari, nella vostra mente il perché continua a restare nebuloso, interiormente avete raggiunto e trovato il nucleo che vi indica il perché di certe motivazioni del vostro Io.

E non è il caso, io vi dico, che voi cerchiate e vogliate a tutti costi che questa conoscenza, questa consapevolezza passi attraverso la vostra mente: la consapevolezza non deve essere mentale ma, per ottenere i suoi scopi per voi stessi, basta che arrivi al vostro interno, alla vostra interiorità, aggirando magari quelli che sono i vostri attuali schemi mentali. Georgei


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Samuele

Di grande aiuto. Grazie

Luciana Gelli

Chiara e utile esposizione, grazie!

Elio

Davvero chiara e utile spiegazione ai tanti momenti “di passaggio” e di perdita di lucidità.

Catia Belacchi

Sono convinta, per esperienza personale, che le comprensioni e i mutamenti dell’io non arrivano con un ragionamento mentale ma in tutti quei modi chiaramente espressi da Georgei, che ringrazio.

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