Nell’attuale momento di transizione (2015, ndr) della coscienza dell’umanità verso uno stadio più elevato di sentire si assiste a una generale confusione dei valori che ingenerano, nell’osservatore dello stato attuale, grande confusione in quanto i valori tradizionali sembrano essere andati perduti, segnando un apparente cammino a ritroso dell’intera umanità.
Questo accade come conseguenza inevitabile al disequilibrio interiore temporaneo che accompagna il passaggio verso un differente stato di coscienza: i vecchi valori devono venire sostituiti dai nuovi e la fase di transizione viene vissuta come pericolosa e destabilizzante da parte dell’Io che si oppone come può a dei cambiamenti i cui risultati non riesce a prevedere né a tenere sotto controllo.
Il grado di civiltà della società è uno degli elementi che più subisce dei contraccolpi in questa confusione interiore dei singoli individui che la compongono. Rodolfo
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Ma come possiamo definire cosa sia la civiltà? Essa è determinata dall’insieme delle componenti culturali e comportamentali della collettività che attraversa un determinato periodo storico ed è ciò che governa il rapporto tra gli individui stabilendo le norme etico/morali e, di conseguenza, di comportamento, che permettono e facilitano l’interrelazione tra i diversi stati di coscienza all’interno di una società.
Se dovessimo esaminare tutti gli elementi che permettono di attribuire l’etichetta di “civile” a una società dovremmo esaminare una notevole quantità di fattori, dal momento che contribuiscono alla definizione di civiltà elementi complessi che interagiscono strettamente tra di loro e che, spesso, si rafforzano a vicenda.
Quello che è certo è che, affinché la società possa essere definita civile, i fattori che definiscono la sua civiltà debbono essere riscontrabili negli individui che la compongono, quanto meno nella maggior parte di essi: onestà, integrità, moralità, rettitudine, giustizia, equità sono solo alcuni di questi fattori e, come potete immaginare, la portata della loro influenza non è irrilevante e la loro interrelazione dà forma alle complesse strutture e dinamiche sociali.
La costituzione degli stati sociali ha sempre avuto, nei millenni, la spinta della necessità: quella di permettere agli individui di sopravvivere, favorendo la crescita della popolazione ma, soprattutto, quella di proteggere gli individui più fragili di fronte alle difficoltà della vita.
Ecco, secondo me, quest’ultimo è il punto essenziale che definisce la civiltà di una società: una società non può essere ritenuta civile se non c’è al primo posto nelle sue priorità quello di proteggere e aiutare le fasce più deboli della popolazione che la compongono.
Allo stato attuale questa priorità è passata in secondo piano, sovrastata dall’individualismo, dalla ricerca del potere fine a se stesso o indirizzato a ottenere finalità economiche con qualsiasi mezzo senza curarsi che a parole degli effetti che ciò comporta sulla vita della massa, innescando i germi che inevitabilmente porteranno a forti tensioni sociali correndo il rischio di sfociare in violenza incontrollabile.
Se non verrà ritrovato il giusto senso delle priorità sarà inevitabile, a mio parere, arrivare a dolorosi sconvolgimenti sociali. Max
“Ma – vi chiederete – se la situazione attuale delle società sul pianeta è solo frutto di un momentaneo disequilibrio in attesa dello stabilizzarsi di una coscienza superiore, com’è possibile che si possa arrivare alla violenza, dato che il non fare male agli altri fisicamente dovrebbe essere uno degli elementi più compresi dal sentire degli individui?”
Non dobbiamo dimenticare che all’interno del pianeta sono incarnate razze in diversi gradi di evoluzione, da quella che ha appena iniziato il suo percorso evolutivo come essere umano a quella che, invece, ha già attraversato gran parte del suo cammino. E sarà proprio la razza più “nuova” quella che più facilmente finirà con l’attuare reazioni violente mentre la razza più “antica” (pur essendovi comunque, anche al suo interno, una grande varietà di stato evolutivo) tenderà a reagire alle diseguaglianze sociali cercando, prima di tutto, di essere portatrice di idee di equità, giustizia, aiuto ai più deboli e via dicendo.
E voi, figli nostri, come pensate di essere posizionati all’interno di queste diverse condizioni di coscienza?
- Additate quelli che rubano mentre state rubando a vostra volta, anche se, magari, in una forma più lieve?
- Richiedete giustizia sociale solo nel momento in cui siete voi a non sentirvi protetti?
- Stigmatizzate i corrotti che inquinano la società calpestando i diritti degli altri, mentre tendete entrambe le mani, una per dare e l’altra per ricevere vantaggi di qualche tipo?
- Agite per il bene comune perché lo sentite giusto o solo perché nel bene comune è compreso il vostro bene?
Se risponderete negativamente a queste domande e alle molte altre che la vostra coscienza potrebbe additarvi potrete, a buon diritto, ritenervi persone civili. Moti
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