Affrontare i problemi non vuol dire combatterli, ma comprenderli

D – Potrei avere qualche consiglio su come poter indirizzare il rapporto con mia madre, la quale crede di poter usare di me come meglio crede.

Vedi cara è un po’ difficile a questo punto: l’avresti potuto fare parecchi anni fa,  modificare il rapporto adesso comincia a diventare una cosa realmente difficile.

Da parte nostra quello che possiamo fare è di inviare delle energie tranquillizzanti, delle energie di serenità di modo che molti di quegli screzi, quelle cose che avvengono sempre tra persone di una certa età e persone di un’altra età, in qualche modo vengano superate da quella che ha più buon senso, un sentire maggiore.
Però direttamente, chiaramente, non possiamo fare niente.

Bisogna vedere, anche tu, quanto riesci a farti capire. E’ facile dire che un’altra persona non ci capisce; però i rapporti sono sempre tra due persone; bisogna cercare di andarsi incontro, di smussare gli angoli che possono non favorire il rapporto; non bisogna soltanto pretendere di essere capiti, ma cercare di capire…

E’ duro, ma è necessario. D’altra parte, rientra nel discorso che facevano i Maestri sulla sofferenza: se non fosse dura, non avrebbe nessun senso che uno attraversasse quel tipo di esperienza; se è dura, se provi sofferenza, se hai difficoltà a farla è perché devi capire qualche cosa; altrimenti non ti porresti neanche il problema di essere capita, ma capiresti tu senza nessun problema, senza sofferenza… aspettiamo che il nostro tecnico cambi la cassetta…

[Mi stavo chiedendo, nel frattempo, mentre aspettavo che Santo facesse il suo lavoro, quanto è utile registrare questi incontri; perché molte volte si corre il rischio che le parole che vengono dette in questi incontri, vengano prese un po’ come una Bibbia: “come!… ecco!… è stato detto questo!… è stato detto quest’altro!…”.
E molte delle persone che ragionano in questo modo, non tengono conto che le parole che noi diciamo molte volte sono mirate a situazioni che cambiano di volta in volta, per cui sono adeguate alle persone che ascoltano.

Non prendete mai per oro colato, né considerate staticamente quello che noi diciamo; tenete sempre presente – mi raccomando – che per la necessità di aiutarvi in situazioni diverse, le nostre parole devono adeguarsi a voi.
Non fate di noi una Bibbia: ce ne sono già tante di religioni schematiche, con i loro libri che hanno una risposta a tutto.
Sì, anche noi possiamo avere una risposta a tutto, però non è detto che da una stessa domanda non si possano ottenere risposte diverse, magari – apparentemente – in contrasto tra di loro.]

Ma ora torniamo a te: tanto per incominciare, dovresti toglierti un po’ di quella cappa di vittimismo che molte volte ti metti attorno.
Dovresti cercare di vivere con più felicità; la felicità è anche vicina, non è soltanto lontana; perché è comodo vederla lontana, in quanto allontana le responsabilità, che sono vicine.
Se voi ci pensate, le Guide hanno sempre detto; amatevi, aiutate gli altri, ma non andate a farlo lontano; guardatevi intorno, incominciate a fare quello che rientra nelle vostre responsabilità, cioè il più vicino possibile; poi, quando avrete fatto questo, incominciate ad allargare il vostro raggio d’azione.

Altrimenti è una via d’uscita, è una scappatoia quella che state cercando; e le scappatoie lasciano soltanto cose irrisolte, che vi si ripresenteranno continuamente fino a quando non comprenderete.
Non fate, in questo modo, che procrastinare la sofferenza, che si presenterà ancora, forse addirittura anche più intensa; quindi è molto meglio osservare la vita che si sta vivendo, non cercare di fuggire – attraverso i sogni – in una vita alternativa.

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D – lo cerco di capire prima i problemi in cose mie, per poter poi aiutare gli altri; ma forse sono egoista..

Su questo non c’è neanche da porsi dubbi, perché tutti, quando siamo incarnati, siamo egoisti; è proprio necessario, che lo siamo, altrimenti non ci smuoveremmo mai.

D – Per conto mio cerco di mettercela tutta; ma poi non so se è vero o no… Cerco di mettermi nei panni…

Ti perdi facilmente per strada, comunque; ti scoraggi facilmente.

D – Ma, dato che ho subito vicende negative fin da piccola, io adesso proprio non ne posso più…

Visto, che ti stai rimettendo quell’aura di vittimismo di cui ti stavo parlando?

D – Ho sonno… Perché?

Questa è una scusa del tuo Io per mascherare il vittimismo a te stessa!

D – Vorrei sapere se, con le mie forze, posso aiutare mio fratello…

Potresti certamente fare qualche cosa, ma per aiutare gli altri è necessario, prima di tutto, essere in grado di aiutare se stessi; altrimenti, non si riesce veramente ad aiutare gli altri.

D – In definitiva, che consigli mi dai?

Guarda in faccia i problemi, affrontali, non lasciarli lì, perché ti fanno paura. 
Vedi, affrontare i problemi non vuol dire combatterli, è diverso; vuol dire comprenderli.
Non devi comportarti da guerriera: chi lotta contro qualche cosa, si mette in una posizione che certamente non è invidiabile, ma neanche utile.
Tutti i grandi Maestri, che ho letto o conosciuto, hanno sempre fatto presente che lottare contro ciò che accade è sbagliato.
Bisogna comprendere e accettare; riuscire a comprendere le proprie motivazioni e le altrui; eliminare tutti quei punti di attrito, che ti fanno lottare in continuazione.
Contro chi lotti? Contro cosa? 

Cerca di comprendere questo punto e vedrai che in realtà lotti contro te stessa; non stai lottando contro gli altri!
E se lotti contro te stessa, è perché c’è qualcosa in te che non ti piace, che non ti soddisfa; ed allora lottare non serve a niente, perché non fa altro che crearti squilibri interiori, con manifestazioni che si proiettano all’esterno, su altre creature.

Ti ripeto ancora: finché non capisci te stessa, è difficile che tu possa riuscire a capire gli altri. Georgei


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7 commenti su “Affrontare i problemi non vuol dire combatterli, ma comprenderli”

  1. Partire dalle sfide e dai problemi che ci sono vicini e più prossimi. A volte invece ci slanciamo in grandi questioni lontane da noi, di cui probabilmente non avremo mai esperirenza, dimenticando di essere coinvolti innanzitutto nella nostra officina esistenziale. Da non dimenticare. Grazie.

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  2. Non so perché ma ho da sempre avvertito una nota stonata, in particolare a riguardo di malattie, quando si utilizzano parole che indicano una lotta, il combattere, o l’avere atteggiamenti da guerriero. Probabilmente perché sento che l’atteggiamento giusto per risolvere i problemi tutti, è come dicono le Guide, la via della conoscenza e comprensione.

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  3. Inizialmente questo scritto ha smosso riprovazione dentro di me in molte sue parti. Un rigetto istintivo.
    Rileggendolo, perché ha lasciato aperto in me il desiderio di farlo per capire meglio, ebbene, rileggendolo osservo che parla di me oggi, adesso. Anziché riprovazione è di grande interesse e mi propongo di starci sopra perché tocca dei tasti dolenti, dei nervi scoperti e può essermi di grande aiuto.
    Grazie

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  4. Intuisco che si può sperare in un rinnovamento se si comprende che non si può “soltanto pretendere di essere capiti, ma cercare di capire”.

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