Anche la donna che all’angolo della strada vende il suo corpo

Padre mio, guardo il mattino nascere dietro i monti, il cielo che si rischiara, l’aria fredda della notte che lentamente si intiepidisce, ed ecco che mi prende un’emozione improvvisa: sento che tutto mi parla di Te.
E vivo la mia giornata, una giornata come tante, con le mie speranze, le mie delusioni, le mie illusioni, i miei trasporti, e la sera, guardando l’orizzonte al di là del mare, vedo il sole che si tuffa nelle acque in un tripudio di colori dalle mille sfumature accese; e in quel momento penso che davvero tutto mi parla di te.
Anonimo

Figlio mio, sono pochi i momenti in cui tutto ti parla di me!
Se tu sapessi veramente cercare, se tu sapessi veramente muovere la tua attenzione verso ciò che io sono, anche la donna che all’angolo della strada vende il suo corpo ti parlerebbe di me, anche il drogato che in un vicolo oscuro si cerca la vena per compiere il suo destino, anch’egli ti parlerebbe di me.
Se tu guardassi le tue mani, ogni più piccola linea del palmo di esse ti parlerebbe di me, perché io non sono, figlio mio, soltanto nelle cose belle, io sono il tutto che in tutto esiste, io sono colui che è e tutto, veramente tutto, figlio mio, ti può parlare di me.
Pace a voi. Anonimo


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16 commenti su “Anche la donna che all’angolo della strada vende il suo corpo”

  1. Grazie, questo post arriva (non penso a caso) dopo il servizio di ieri, passato al telegiornale, sulla prostituzione femminile e maschile, figlia spesso di una migrazione che non trova risposta nelle nostre società. Molto illuminante. soprattutto per evitare di applicare il paradigma solito e più diffuso.

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  2. Difficile vedere l’Assoluto anche nelle sue forme meno attraenti. Possiamo perderci nella bellezza di un tramonto, rimanere ammaliati dalla bellezza del mare e di un sole che sorge. Ma come pensare che il divino si manifesti anche nella crudeltà, nella sofferenza e nelle piaghe che affliggono l’umanità. Andare oltre il giudizio del giusto o sbagliato, del bello o del brutto è molto più difficile di quanto si pensi. La visione duale prevale. Lo sforzo credo sia proprio nel vedere l’insieme e capire che tutto ci parla dell’Uno.

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  3. “Tutto mi parla di te”….questa frase mi pacifica, anche se in certe situazioni “difficili” mi dimentico del tutto che ciò che ho davanti ai miei occhi mi parla dell’Assoluto!! In quelle situazioni mi accorgo (dopo) di non mettere in pratica l’osservazione e l’ascolto, ma di reagire esattamente come una macchina.
    Si può tradurre quel “Tutto mi parla di te” con “Tutto ha un senso”, “Tutto è lì per un motivo”, “Ciò che si manifesta mi insegna qualcosa”…. ?

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    • Si, puoi farlo ma limiti l’espressione. “Tutto mi parla di Te” ha un respiro che le altre espressioni non hanno, condizionate come sono dall’egoità..

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  4. In me invece c’è lutto, per la perdita di un Altro a cui rivolgersi, anche se, da sempre si capiva che qualcosa non quadrava. Solitudine, insignificanza, abbandono, mistero, un pelino di fiducia… emergono.

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  5. Capisco ciò che scrive Samuele e mi associo…
    Mi capita, in certi momenti difficili, di rivolgermi all’Altro (a Dio, alla Vita…) chiedendo aiuto… e, mentre lo faccio, mi dico che sto agendo secondo il vecchio schema “consolatorio”, però ho l’impressione che farlo mi aiuta ad aprirmi alla vita-che -c’è con più fiducia.

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    • È come tu dici, ed è naturale farlo. Oscilliamo tra divenire ed essere: nel primo tutto è due e tutto diviene; nell’altro ogni movimento muore..

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