Nel presente, il cambiamento senza fine di sé stessi

Il vostro valore all’interno dell’universo non è quello che voi, nella vostra arroganza, siete soliti attribuirvi. Non esiste una scala di valori tra l’essere delle cose, delle piante, degli animali e dell’uomo: esistono soltanto dei diversi modi di essere adeguati alle diverse necessità evolutive. Così è errato affermare che l’uomo è – per sua natura – superiore al fiore, poiché l’essere del fiore, all’interno del mondo in cui è inserito, è altrettanto adeguato e specializzato dell’essere umano. Si può parlare semplicemente di diversità, di differente ampiezza di sentire, ma non si può fare una graduatoria in cui un “sentire” sia classificato come migliore di un altro.

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Il mito della solitudine umana

Uomo solo, sono millenni che giri intorno al nocciolo dei tuoi problemi, adeguando te stesso ai tuoi bisogni e ai tuoi impulsi, creando complesse teorie per mascherare quanto siano questi bisogni e questi impulsi – peraltro facilmente governabili, se tu davvero lo volessi – a governare te stesso come capricciosi e crudeli padroni.
La solitudine dell’uomo e la sua eterna ricerca per annullarla: quanti romanzi, quante poesie, quante musiche, quante opere d’arte hai creato per giustificare ciò che tu vuoi essere, fino a far affondare le radici della tua stessa tradizione nel mito della solitudine umana, usato come scudo per occultare – inserendola in una falsa cornice di forza d’animo – la tua innata tendenza al vittimismo e all’autocommiserazione più gretta!

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Ogni essere torna all’origine, ogni vita ne è lo strumento

Forse, chissà, anche voi, come me, sarete riusciti a cogliere la meraviglia e lo stupore per quel Grande Disegno in cui sta scritta la storia di ognuno di voi.
Pensate: miliardi e miliardi di esseri umani che hanno attraversato le varie epoche dell’uomo su questo pianeta, ed ogni storia, ogni vita, è un piccolo miracolo di equilibri, di esperienze, di comprensioni, di dolori e di gioie e nessuna vita si può considerare identica a quella di un’altra persona perché, anche se magari gli avvenimenti possono in gran parte essere simili, c’è poi quel meraviglioso insieme di interiorità, di maniera in cui l’individuo vive ciò che gli capita e che rende il tracciato della sua vita, nella sua enorme complessità, qualcosa di unico, personalissimo e, oserei dire, persino irripetibile.

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La solitudine, la necessità e lo scopo della relazione

Che noia! E che silenzio! Posso quasi sentire i pensieri che mi si muovono in testa!
Che giornata lunga! Giro per la casa, mi trascino avanti e indietro e non c’è niente che mi interessi!
Mi sento solo! Senti che brutta questa parola: “sssolo”! Sembra il sibilo di un serpente: “Tu sei sssolo!”  Bleah…
Solo. Potrei anche non esserlo! Potrei? Sì, potrei anche non esserlo! Costerebbe fatica, ma potrei anche non esserlo! Però è un rischio, a un certo punto!
E chi mi dice che, quando riesco a non essere più solo, gli altri non mi ci crescano?! E quando poi l’hai fatto, li devi tenere, eh!

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Imparare a vivere, a comprendere, ad amare, a lasciar andare

“Imparare a vivere”, che significato può avere una frase apparentemente così semplice?
Vivere è la cosa più difficile che l’individuo possa riuscire a fare nel corso delle sue esistenze.
È facile pensare che basta abbandonarsi al flusso della vita ed ecco che ogni individuo, sul piano fisico, vive la sua vita.
Purtroppo, non è mai così semplice; tutto quello che ognuno vive, lo vive per imparare; per imparare, appunto, a vivere; eppure l’uomo non è mai soddisfatto della propria vita;

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Il rispetto per sé e per l’altro: il compito del genitore

Cos’è il rispetto? Come veramente può essere definito l’avere rispetto degli altri?
Io direi che, senza andare a cercare dizionari e sottigliezze filosofiche, forse la definizione che può essere più giusta è riuscire a tenere conto delle esigenze altrui.
“Mica facile”, direte voi.
Certamente che non è facile; e, d’altra parte, voi sapete tutti che, se vivete, è proprio perché dovete imparare a comprendere gli altri, oltre che voi stessi.
Cosa fate solitamente? Vi ponete il problema se siete voi a rispettare l’altro?

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Molte strade, un’unica destinazione

Non tutti quelli che sono incarnati si rendono pienamente conto di quanto la vita che stanno vivendo sia in realtà un viaggio; un viaggio di cui quasi sempre non si ha consapevolezza della destinazione, ma anche un viaggio che, lungo il percorso, dà la possibilità, di volta in volta, di raccogliere degli elementi per precisare i suoi contorni.
Certo, il fatto che manchi il concetto di destinazione, di punto d’arrivo, può essere destabilizzante, può far sembrare estremamente faticoso il viaggio, ma se si riesce a guardare attorno con attenzione, può essere consolante il fatto di rendersi conto che non è mai, comunque, un viaggio solitario, ma è compiuto in grandissima compagnia,

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Chi compie la scelta delle condizioni di una nuova incarnazione?

Com’è che avviene l’incarnazione? Da molte parti, nel tempo, nei secoli addirittura, è stato supposto che l’individuo disincarnato avesse la facoltà di poter scegliere se incarnarsi in un posto o nell’altro.
Al di là di questo – evidentemente impossibile, perché allora sarebbero tutti ricchi, belli e intelligenti! – è ovvio che non è possibile che sia l’akasico (la coscienza, ndr), o l’entità disincarnata a scegliere la propria incarnazione.
Se cosi fosse, come potrebbe essere possibile strutturare la Realtà, così complessa com’è?

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Looking yourself in the face

It is very easy to get into the state of mind to discharge responsibility for your circumstances onto what happens or other people, thus avoiding finding even the tiniest piece of information concerning your rationale.
You are experts in this regard, as we were back in our days!
Yet here we are, we’ve come to make you conscious and aware that this attitude towards life and your experiences is wrong.
Essentially, you live to carry forward your understanding, your evolution, and make sure that your “perception” develops through your awareness so that you understand more and more until you eventually get out of the loop of reincarnation.

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L’evoluzione di sé e del mondo è solo un punto di vista

Noi, fin dagli inizi dei nostri primi interventi, ormai decine d’anni fa – lasciatemelo dire con una certa soddisfazione perché non è stato facile portarvi avanti per tutti questi anni – abbiamo detto, nel presentarci, che non dovreste chiamarci “grandi Maestri”, o “Maestri”, ma chiamarci invece “grandi bugiardi”.
Molti di voi si ricordano questa frase che ha lasciato, magari, anche un po’ perplessi. Il problema è che quando noi vi presentiamo i concetti, anche quelli filosofici, dobbiamo ovviamente presentarveli in maniera che voi possiate capire, rivestendoli con parole che vi siano comprensibili; magari in cinese potevamo anche esprimerli meglio, ma forse non sarebbe stato molto utile per tutti voi, no?

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