Ciò che vi fa soffrire è il vostro Io ferito

Padre mio,
tutto – dicono – mi parla di Te e quindi, secondo logica, dovrebbe bastare che io mi guardassi attorno per trovare tutte le risposte, per arrivare al punto finale dei miei perché; basterebbe che io volgessi intorno lo sguardo per farmi una ragione di quella che è stata, che è, e che magari sarà la mia esistenza.
Eppure, Padre mio, tutto questo non mi riesce di farlo e anzi, ti dirò di più, ci sono dei momenti in cui mi ribello a tutto questo, dei momenti in cui dico a me stesso, al mondo e anche a te: basta, io non ci sto più a soffrire, a star male, e non riesco a convincermi che questa sofferenza, questo dolore, hanno in fondo una loro ragione.

In quei momenti guardo la mia vita presente e trascorsa e cosa vedo?
Vedo un’infanzia in cui i problemi che mi si presentavano sembravano indifferenti agli altri, sembravano tali che nessuno di coloro che mi circondava potesse, anche solo in minima parte, aiutarmi a risolverli in modo soddisfacente.
Vedo gli anni dell’amore, se così si possono chiamare, vedo gli errori fatti a quell’epoca, vedo che quegli errori si sono come cristallizzati in me e forse, ad ogni amore perduto, un certo rimpianto per ciò che non ho fatto, per ciò che avrebbe potuto essere e non è stato, si è infisso come un chiodo al mio interno.
Vedo il mio lavorare, il mio essere insoddisfatto in un lavoro che nulla apparentemente mi dà e sembra rendere ogni mio giorno una catena via via sempre più pesante.
Vedo le creature che da me sono nate e che, invece di darmi la gioia che dovrebbero darmi, finiscono ancora una volta per esacerbare la mia sofferenza; ma, Padre mio, è possibile tutto questo?
Se davvero volgendo lo sguardo attorno tu puoi darmi una risposta, perché non rispondi a questi miei occhi che in continuazione si volgono in attesa di una tua parola, in attesa di un tuo sussurro che lenisca la mia sofferenza e mi indichi in qualche modo la strada? Moti

Figlio mio,
io ti osservo, io ti ascolto, io ti sento allorché fai giungere fino a me le tue proteste, allorché non vuoi accettare che da ogni cosa che stai vivendo, che da ogni sofferenza che ti attanaglia, che da ogni dolore che ti tormenta tu puoi trarre le risposte per non soffrire più, per non provare più dolore.
Ti ascolto gridarmi i tuoi perché nel silenzio del tuo intimo, pretendere che io ti dia una risposta definitiva che, come una spugna, cancelli dalla tua vita tutto ciò che la rende in apparenza così difficile da vivere; ma io, figlio mio, l’unica cosa che posso dirti, l’unico consiglio che posso darti è quello di incominciare, prima di tutto, ad accettare te stesso, perché vedi, tutti i dolori, tutte le sofferenze, tutti i periodi tristi che tu hai trovato ed hai incontrato, li hai trovati e li hai incontrati perché tu stesso – inconsapevole di ciò che sei – li sei andati cercando con puntiglio e con fermezza.

E se tu, figlio mio, fossi riuscito ad essere sincero con te stesso, fin da quando la tua consapevolezza era tale da permettere di vedere chiaramente in te stesso, se tu fossi riuscito veramente in questo saresti anche riuscito ad accettarti, saresti riuscito a non cercare di mostrarti diverso da ciò che sei, cosa che ti ha portato un po’ alla volta a compiere anche ciò che altrimenti non avresti compiuto.

Nulla è perduto comunque figlio, prenditi i dolori, le tue sofferenze, le tue tristezze, tienile strette, non dimenticarle, perché esse sono la luce che ti indica il cammino e da esse, se tu davvero vorrai, se tu veramente cercherai di trovare quella sincerità che un tempo hai rifiutato, potrai trovare la strada per non soffrire più, per non dolerti più, per non essere mai più triste. Scifo

Fratello mio, sorella mia,
create dentro di voi più problemi di quanti, in realtà, esistano, fate di questi problemi quasi lo scopo della vostra vita, in modo che essi vi impediscano di andare nel mondo e godere delle cose che Lui ha messo lì anche per voi.
Sorella mia che soffri, fratello mio che piangi senza versare una lacrima, se almeno voi riusciste a dare veramente sfogo alla vostra sofferenza, se voi riusciste a far sgorgare dai vostri occhi tutte quelle lacrime mai versate, comprendereste che ciò che vi fa soffrire è soltanto il vostro Io ferito e che questa ferita molto spesso si riesce a sanare con una sola lacrima versata.
Ancora una volta, potreste pensare che è molto facile pronunciare parole e non vivere quella realtà. Potete aver ragione, miei cari, certamente è così per chi sta soffrendo, ma chi non ha sofferto, ma chi non ha mai avuto dentro di momenti di profonda disperazione, chi non ha mai pensato di lasciare il mondo per non soffrire più?

Fratello mio, sorella mia, se voi riusciste a sentire il vostro dolore veramente, e non soltanto ad un livello mentale, ma veramente dentro di voi come un momento necessario alla vostra crescita, allora nulla, ma veramente nulla, potrebbe mai turbarvi.
Quante lotte, quanta strada, quante amarezze, quante delusioni sono davanti a voi, e ancora per molto tempo lo saranno se non imparate a moderare il vostro Io.
Questo Io fratello, questo Ego sorella, così importante per la vostra crescita, ma così deleterio, così dannoso per il raggiungimento della vostra interiorità, la vostra realizzazione.

Quante volte, andando soltanto per la strada sentite dal vostro interno la spinta, il desiderio di abbracciare un vostro fratello sconosciuto, ma non lo fate perché il vostro Io ve lo impedisce.
Se soltanto voi poteste immaginare quello che riuscireste a creare donando un sorriso in più, quanta sofferenza in meno, quanto dolore, quanta facilità di cammino creereste per voi stessi e per gli altri vostri fratelli!
Allora riuscireste ad andare in mezzo agli altri vostri amici, in mezzo agli altri vostri compagni di viaggio e, insieme a loro, dire:

Padre nostro,
se ancora una volta ci hai rivestiti di materia,
se ancora una volta ci siamo trovati in mezzo agli altri,
incatenati ai bisogni, ai desideri, alle necessità del nostro Io,
è perché soltanto Tu sapevi che di questo ancora noi avevamo bisogno.

Padre nostro,
se ancora abbiamo versato lacrime,
se ancora abbiamo pianto,
perché non siamo riusciti a dare la mano ad un nostro fratello che soffriva,
se ancora non siamo riusciti  ad asciugare quella lacrima prima che il vento l’asciugasse per noi,
Padre nostro,
è perché Tu sapevi che il nostro cammino, la nostra strada, così doveva essere.

Padre nostro,
chissà ancora per quante vite,
chissà ancora per quante esistenze,
così dovremo essere.
Tu non puoi darci la certezza che questa sia l’ultima esperienza,
Tu non puoi fare questo, Padre nostro,
ma noi confidiamo in Te e speriamo che, prima o poi,
Ti raggiungeremo perché siamo certi che Tu,
come un ottimo padre,
con un’infinita pazienza ci aspetterai.
Viola


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9 commenti su “Ciò che vi fa soffrire è il vostro Io ferito”

  1. Queste righe si traducono in me come un invito ad osservare, a respirare, a non pensare a quello che c’è da fare.
    Alternare i momenti in giuste dosi.
    Le difficoltà di questa esistenza sono tutte sacrosante, utili, imprescindibili per comprendere come svolgere la mia vita. Non c’è neanche l’ombra di un perchè a queste difficoltà.
    Rimane però il desiderio di allentare, di ridere di più, di andare in ferie..

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  2. “Fratello mio, sorella mia, se voi riusciste a sentire il vostro dolore veramente, e non soltanto ad un livello mentale, ma veramente dentro di voi come un momento necessario alla vostra crescita, allora nulla, ma veramente nulla, potrebbe mai turbarvi.’…ci stiamo lavorando….

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  3. Mi sembra di cogliere un filo rosso che lega questo agli ultimi post e materiali che ci vengono forniti e penso alla cura che il nostro buon amico dedica ad ognuno di noi, tenendo conto delle situazioni che di volta in volta attraversiamo.
    Grazie

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  4. Aggiungo qualcosa dopo aver letto la lettura per l interiore di oggi.
    Ho concluso con un grazie il commento precedente ma in realtà fatico in questo momento a provare un senso di gratitudine. Conosco questa difficoltà e so che è legata a una ricorrente anestesia emotiva che mi rende indifferente. So anche però che sotto c’è tutto un mondo e lo so perché tante volte si è manifestato. Adesso è così e mi sembra giusto esprimerlo. Non credo di avere tante alternative all osservazione, accettazione e integrazione di questi stati d animo e forse anche nasconderlo agli altri non mi aiuta.
    Devo cercare di togliermi le numerose maschere che ho indossato in questi anni, anche se non sempre è semplice e in alcuni casi decisamente inopportuno ma nell ambito di relazioni privilegiate come questa sta diventando imprescindibile.

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    • Marco: quanti sono gli stati emotivi che sperimentiamo? Innumerevoli. Fino ad un certo punto del nostro cammino esistenziale, le emozioni sono il sale della nostra vita.
      In altre stagioni lo sono il connubio tra emozione e pensiero, magari con un’enfasi su quest’ultimo.
      Ma quando dobbiamo fare un passo oltre e imparare a integrare consapevolmente anche la dimensione del sentire, che ne è della prevalenza di emozione e mente?
      Il problema è, quando dobbiamo e possiamo fare quel passo in avanti, che ancora non abbiamo gli alfabeti per la decodifica del sentire, e dunque ci troviamo a perdere la predominanza di emozione/pensiero non potendola sostituire con l’affluire consapevole del sentire.
      È una stagione di mezzo, di transizione, in cui impariamo a stare senza il caldo delle emozioni prevalenti, senza la gratificazione del pensiero scoppiettante e ci disponiamo ad un ascolto profondo in attesa che si affermi la consapevolezza dei sensi del sentire, e del loro vasto mondo, in modo tale da poterne decodificare il contenuto.

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