Il bilancio di un anno passato nel tentativo di comprendere

Padre mio,
un anno è trascorso e i cambiamenti che l’esistenza ha portato alla mia vita sono stati grandi, pesanti da affrontare, da comprendere, da accettare.
So che la fine di un anno e l’inizio di un anno nuovo sono soltanto convenzioni, tradizioni prive di una vera realtà, tuttavia non posso fare a meno di guardare indietro all’anno trascorso e chiedermi se è stato un anno buono, né, tanto meno, di cercare di guardare avanti per svelare a me stesso come sarà l’anno che verrà.
Lo so che tutto questo è molto umano, ma in fondo che cosa sono se non un piccolo uomo, inserito in un’illusione vissuta come realtà?
Basterebbe una Tua sola parola per farmi sentire meno solo, meno abbandonato, più forte di fronte alle avversità, più unito a Te. Un figlio

Figlio mio,
pensi davvero che una mia parola possa farti sentire meno solo, meno abbandonato, più forte di fronte alle avversità, più unito a Me?
Ti ho già dato tutte le parole di cui avevi bisogno e, se non ti sono bastate, come potrebbe, ora, una mia nuova parola riuscire là dove le mie altre parole non sono riuscite?
Lo so che sei un uomo, e che le tue richieste sono mosse dal tuo tentativo di ottenere, facendoti umile e vittima ai tuoi stessi occhi, qualcosa di più di quanto hai già avuto, perché avverti la mia presunta mancanza come un diritto che ti è stato tolto.
Ma io non posso che dirti ancora una volta che tu ti senti solo perché non sai stare veramente con te stesso, che tu ti senti abbandonato perché non ti senti più il figlio prediletto, che tu ti senti debole di fronte alle avversità perché non hai che te stesso per affrontarle e risolverle, che tu non ti senti del tutto unito a Me perché non credi davvero, con tutto te stesso, alla mia esistenza.

Ti domandi se l’anno appena trascorso è stato un anno buono: chi può risponderti se non te stesso?
Io non posso che darti dei parametri con cui misurarti, con cui confrontarti, ma sei tu il solo che possa dare risposta certa a ciò che chiedi.
Sarà stato un anno buono, se…

Se avrai trovato del tempo per osservare te stesso, invece che posare il tuo sguardo, sempre, sulle lusinghe della vita materiale.
Se avrai trovato del tempo da dedicare agli altri, invece che addurre a tua scusante la mancanza di tempo per farlo.
Se sarai riuscito, almeno qualche volta, a fare dei tuoi sensi di colpa lo stimolo per modificare il tuo modo di essere, invece che farli diventare la fabbrica di altri sensi di colpa, sempre più opprimenti.
Se avrai detto meno «ti voglio bene», ma avrai dimostrato di più coi fatti la verità dei tuoi sentimenti.
Se avrai saputo prendere su te stesso la responsabilità dei tuoi errori senza cercare in continuazione il modo per attribuirla agli altri, o alle circostanze, o alla vita in generale.
Se non ti sarai sentito sopraffatto dalle nuove responsabilità che l’esistenza ti ha proposto, ma sarai riuscito a integrarle nella tua vita assieme alle altre responsabilità che, comunque sia, sempre ti appartengono.
Se avrai saputo essere un genitore attento e comprensivo, dolce ma severo, aperto ma disponibile, pronto a correggere ma anche ad ammettere i propri errori, rendendo la tua esperienza non un sentiero che i tuoi figli dovranno percorrere per forza allo stesso tuo modo, ma un’indicazione su come tu sei riuscito a tracciarlo per te stesso.
Se avrai saputo essere un figlio indipendente ma affettuoso, capace di partecipare ma anche di seguire la propria strada, che ha saputo comunicare le proprie esigenze senza dimenticarsi o prevaricare quelle degli altri, a cui non è stato necessario chiedere nel momento del bisogno, e il suo dare è stato spontaneo e sentito, e la rinuncia non ha lasciato insormontabili rimpianti.
Se non avrai fatto incaute promesse sull’onda dell’entusiasmo, per dimenticarle non appena l’entusiasmo si spegneva.
Se avrai lavorato per il piacere di farlo e di sentirti utile.
Se avrai trovato, anche nei momenti più difficili, la capacità di vedere qualcosa di positivo.
Se nella malattia avrai saputo trovare lo stimolo per guarire interiormente.
Se di fronte alla morte non ti sarai sentito morire dentro.
Se avrai fatto qualcosa per gli altri consapevole di non averlo fatto per altruismo, ma per un tuo bisogno personale che, combinazione, corrispondeva alla necessità di qualcun altro.
Se non avrai condotto oltre il lecito la tua vita sulla scia delle tue illusioni.
Se le tue parole non saranno stati semplici fonemi emessi per apparire, ma lo specchio del tuo sentire.
Se le tue emozioni avranno fatto capire a chi ti ama ciò che provi veramente e non riesci, magari, ad esprimere.
Se i tuoi pensieri saranno stati tesi alla ricerca dei tuoi veri perché, più che alla ricerca della felicità, perché non esiste vera felicità se non si è consapevoli di quello che davvero si desidera.
Se, infine, avrai compreso fino in fondo almeno una piccola verità su te stesso che non avevi mai sospettato.

Eliminando tutti quei «se », figlio mio, non avrai reso il tuo anno più o meno buono ma, senza alcun dubbio, lo avrai reso un anno degno di essere vissuto.
Se così non è stato, figlio mio, adoperati – per amor tuo – nel far sì che lo sia il nuovo anno che stai incominciando a vivere.
Che la pace sia con te e con tutti gli uomini. I tuoi fratelli


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13 commenti su “Il bilancio di un anno passato nel tentativo di comprendere”

  1. Grazie, per questa possibilità di riflessione che ci offri, in un giorno convenzionalmente dedicato ai bilanci. Proprio il bisogno delle convenzioni ci dice quanto siamo esseri limitati. Un pensiero in questi giorni mi attraversa: troppo i bisogni mi stanno condizionando, si affaccia il bisogno di essere cercata, guardata, accarezzata. Il mio Io reclama i suoi diritti e denuncia le presunte mancanze.
    La sfida allora diventa quella di trasformare il diritto in un dono, di svuotarmi di ogni pretesa, di diventare secchio vuoto, di stare in quello che c’è e accogliere quello che arriva come dono gratuito, in un atteggiamento di gratitudine alla vita.
    Buon anno.

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  2. Mi porta a riflettere sulla nozione di tempo, nozione che sto perdendo, e’ come se il tempo non avesse rilevanza… lo stare fa da padrone e in quest’ottica non vedo un vecchio anno o uno nuovo, ma semplicemente quello che c’è`e ogni momento diventa un’interrogazione, una valutazione e una riflessione che passa attraverso la mia parte più interiore.
    Grazie

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