Quanto vi è stato detto fin qua può aiutarvi a capire (anche se non a comprendere veramente) la relazione che esiste tra Archetipi Permanenti e Archetipi Transitori e a fornirvi un’idea un po’ più accurata sulla natura e la formazione degli Archetipi Transitori.
Oltre a questo, a indicarvi l’influenza che gli Archetipi Transitori hanno sulla formazione e lo svilupparsi delle diverse società attraverso il collegamento degli individui ad Archetipi Transitori comuni, e all’influsso che essi esercitano sullo sviluppo sociale relazionando strettamente tale sviluppo a quello degli esseri incarnati che si trovano a vivere all’interno di un determinato contesto sociale. Cerchiamo di ragionare assieme su questi punti.
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Gli archetipi transitori conseguenza degli attributi dell’Archetipo Permanente
Come abbiamo visto gli Archetipi Transitori sono riferibili ai vari attributi o aspetti che sono inclusi all’interno dell’Archetipo Permanente dell’Amore, elementi che appartengono a tale archetipo e che ne costituiscono il tessuto necessario affinché, grazie alle loro interconnessioni, si costituisca quella sorta di scala di comprensione lungo la quale il sentire di ogni individualità può continuare il suo percorso evolutivo avvicinandosi sempre di più all’identificazione con il fascio vibratorio della Vibrazione Prima, perseguendo, in questa maniera, un costante procedere verso l’identificazione di se stesso come parte integrante e indissolubile del Tutto. Tale processo si attua nel mondo fisico attraverso la ricezione e la decodifica da parte dell’individuo delle vibrazioni costantemente inviate nelle materie del mondo della percezione in cui l’individuo conduce il suo illusorio percorso evolutivo.
Il dispiegarsi dell’Archetipo permanente
Questo significa che le vibrazioni di tutti gli attributi dell’Archetipo permanente dell’Amore arrivano a pervadere l’intero ambiente cosmico, trasmettendo alle varie materie le informazioni che li contraddistinguono. Per sua stessa natura, l’Archetipo permanente – che, ricordiamolo, non è sottoposto alla dualità ma reca in sé tutte le informazioni e tutte le gradazioni possibili appartenenti a un determinato aspetto (per fare un esempio, nell’aspetto “Amore” contiene le informazioni di tutte le gradazioni possibili che riguardano tale aspetto, dall’amore più altruistico all’odio più intenso, nessuna di esse più giuste o sbagliate ma tutte necessarie per definirlo in maniera completa) – invia il suo fascio vibratorio contenente la totalità delle informazioni che lo definiscono, fino ad arrivare in contatto con le possibilità percettive dell’individuo incarnato.
Questi, a causa dell’incompletezza del suo sentire e quindi alle sue limitate possibilità di decodifica, inevitabilmente recepisce soltanto quelle informazioni che rientrano nelle sue possibilità percettive le quali, come ormai sappiamo, sono strettamente correlate all’ampiezza del suo sentire che variano in continuazione di pari passo con esso.
Come conseguenza di questo fatto ogni individuo incarnato avrà un diverso modo di decodificare e interpretare ogni aspetto dell’Archetipo Permanente, in gran parte diverso (a grandi linee o, magari, solo per sfumature) dall’interpretazione che dello stesso aspetto avrà dato un altro individuo.
La formazione degli archetipi transitori
A questo punto possiamo riuscire a individuare la maniera nella quale prende il via il processo di formazione degli Archetipi Transitori.
- Il corpo akasico dell’individuo recepisce le sfumature di comprensione acquisite nella sperimentazione sul piano fisico di un particolare aspetto e, ritenendole inadeguate, invia vibrazioni di richiesta di informazioni aggiuntive.
- Queste vibrazioni di richiesta posseggono una loro ampiezza vibrazionale particolare che possiede una sua atmosfera che si propaga lungo il percorso dall’akasico al fisico.
- Lungo questo percorso entra in contatto con le atmosfere degli altri individui i cui corpi akasici inviano a loro volta la richiesta di ulteriori informazioni per comprendere meglio quel particolare aspetto e dall’incontro e collegamento tra tutte queste atmosfere vibratorie accomunate da un indirizzo condiviso, nasce quella formazione vibratoria comune che abbiamo definito Archetipo Transitorio.
Dal momento che a tale Archetipo Transitorio si trovano contemporaneamente collegate individualità con un livello di comprensione e, quindi di sentire, diverso, l’Archetipo Transitorio si struttura inglobando in un unico processo vibratorio le diverse capacità percettive, mettendo così a disposizione dei vari individui che si rapportano con esso i collegamenti necessari per poter sperimentare nuove possibilità di comprensione.
Ogni individuo collegato all’Archetipo Transitorio porta all’archetipo la sua porzione di comprensione e l’insieme delle varie porzioni di comprensioni forniscono all’Archetipo Transitorio una gamma complessa di vibrazioni corrispondenti a diversi gradi di evoluzione, lungo le quali l’individuo può spostarsi a mano a mano che acquisisce nuovi frammenti di sentire.
L’Archetipo Transitorio, quindi, diventa un processo che favorisce e alimenta l’effettuarsi dei processi evolutivi interiori propri di ogni individuo che a esso è collegato e la sua ragione di esistere è data proprio dal bisogno di svolgimento dei vari processi individuali. Quando tali bisogni sono stati appagati, l’Archetipo Transitorio non ha più sostegno vibrazionale e, di conseguenza, perde forza e si “scioglie”.
A questo proposito può sorgere il dubbio su come possa continuare a esistere l’Archetipo Transitorio quando più solo poche individualità sono collegate a esso e come possa esserci abbastanza forza vibrazionale per tenerlo in funzione; la risposta, per altro semplice da individuare, risiede nel fatto che, comunque, le comprensioni raggiunte da chi ha terminato la sperimentazione di quel particolare aspetto sono allacciate tra di loro all’interno delle “isole akasiche” e costituiscono un substrato vibrazionale che contribuisce al perdurare dell’archetipo transitorio fino a che a esso è ancora collegata qualche individualità in via di sperimentazione.
Come certamente avrete notato, ci troviamo ancora una volta a un ripetuto manifestarsi di processi simili che si replicano a vari livelli e somiglianti tra loro per le dinamiche che li animano secondo il principio universale nella Realtà dell’economia delle cause: il processo di formazione dell’Archetipo Transitorio con il suo collegare e tenere uniti i sentire di individualità in via di sperimentazione ricorda in maniera lampante (anche se con elementi costitutivi diversi) il processo di formazione delle isole akasiche in cui, analogamente, dei sentire strutturalmente vicini si collegano tra di loro dando vita a strutture che sono più ampie e complesse della semplice somma dei sentire che collega. Ombra
Da tutto questo nostro complicato ragionare mi sembra appaia evidente come, nel mondo della dualità, gli Archetipi Transitori abbiano una rilevanza non indifferente non solo per la struttura delle società ma anche per l’influenza che esercitano su ogni singolo individuo, influenza chiaramente diversa per ognuno di essi in quanto diverse sono le sfumature sia delle sue comprensioni che delle sue incomprensioni.
E altrettanto evidente mi sembra che risulti il fatto che l’esaminare l’influenza degli Archetipi Transitori di riferimento dell’individuo nel suo rapportarsi con la vita, possa diventare un utile strumento per l’osservazione attiva dell’individuo che cerchi di individuare i perché che stanno alla base delle sue incomprensioni e, di conseguenza, dei suoi disagi interiori, il che ci riporta, ovviamente, al nostro percorso di individuazione della genesi dei somatismi che affliggono la vita dell’individuo incarnato. Scifo