Il sonno riequilibrante, l’elaborazione dell’Io nei sogni [sf12]

[…] Cosa succede all’uomo che dorme? È un fatto talmente naturale, che molti di voi non si sono mai soffermati a esaminare un attimo con attenzione quello strano fenomeno che si chiama “sonno”; eppure, se ci pensate bene, è uno dei pochi elementi che appartiene a tutte le creature viventi, siano esse esseri umani, siano esse animali, siano esse piante.

Ognuna di queste categorie di creature viventi ha un periodo di riposo in cui la sua coscienza abbandona più o meno estesamente la percezione del piano fisico e della materia fisica in cui è immersa per ritrovarsi in altre faccende affaccendata. 

Certo che otto ore – questa è la media del sonno di un individuo – possono sembrare tante, a pensarci bene; eppure, dagli studi fatti, è risultato evidente che impedire a una persona di dormire significa, alla lunga, arrivare ad alterarne l’equilibrio – e non soltanto l’equilibrio fisico, addirittura anche l’equilibrio psichico – portando la persona in questione ad avere reazioni di tipo violento o aggressivo, o di altro tipo a seconda del carattere, della personalità della persona stessa.

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Funzione del sonno

Per cosa serve il sonno? Voi, certamente, direte: “Per ricaricare le energie”. Questa è la concezione più comune. In realtà, non dimenticate che le energie, dentro di voi, esistono e continuano a fluire in continuazione; quindi quando voi dite di sentirvi “scarichi di energia”, di sentirvi senza forze, di aver bisogno di ricaricarvi, non si tratta davvero di una questione di energia: le energie voi, comunque, le possedete e basta vedere ognuno di voi, quando si trova in una siffatta condizione, come, se soltanto riceve lo stimolo giusto, si ritrovi immediatamente con tutte le sue energie disponibili per fare ciò che magari in quel momento gli interessa fare.

Allora, a cos’è che il sonno serve, come meccanismo, per il vostro corpo fisico? Serve non a caricare delle energie ma a permettere al vostro corpo fisico di riequilibrare le energie che si muovono all’interno della vostra materia; energie che possono essere state scompigliate, sconvolte, messe sottosopra dai vari avvenimenti che vi trovate a vivere, siano essi avvenimenti semplicemente fisiologici – dovuti, che so io, a un caldo eccessivo, per esempio – siano queste energie scompigliate a causa di movimenti interiori e, quindi, per vibrazioni non equilibrate dal punto di vista psicologico o astrale.

Ahimè, a questo punto bisogna ricordarvi quella famosa tabella che vi avevamo fatto pervenire parecchio tempo fa, in cui avevamo segnato – cercando di dare una veste grafica comprensibile – il cammino delle vibrazioni all’interno della materia, specificando che, per arrivare ad avere una comprensione all’interno del corpo akasico dell’individuo – che è il corpo della coscienza, il vero di ogni individuo (questo lo dico per chi non si intenda tanto di “corpo akasico”) – è necessario che vi sia un circolo di energie che va dal corpo della coscienza all’esperienza (quindi al piano fisico) e ritorni dal piano fisico all’interno del corpo akasico portando i dati ricavati dall’esperienza vissuta.

In poche parole, il corpo akasico deve comprendere qualche cosa, invia delle vibrazioni verso il corpo fisico, il quale – pur non rendendosene conto – le recepisce, dopo che sono passate attraverso il suo corpo mentale e il suo corpo astrale, fino a quando questa vibrazione, questa richiesta dell’akasico viene a scontrarsi con quello che l’individuo vive all’interno del piano fisico, quindi con l’esperienza.

Ecco, quindi, che l’individuo agirà nei confronti delle situazioni che gli si presentano secondo queste inconsapevoli direttive che gli arrivano dal suo stesso corpo akasico.

Nel momento che l’esperienza sarà compiuta, il cammino della vibrazione sarà fatto a ritroso, ovvero dal corpo fisico quello che è stato vissuto passerà attraverso il vaglio del corpo astrale dell’individuo, poi del corpo mentale, fino a portare i dati raccolti col proprio comportamento, le proprie reazioni a quello che si è vissuto nel corso dell’esperienza sul piano fisico, al corpo della coscienza.

Questo prenderà i dati raggiunti, sistemerà quelli che gli sembra vadano sistemati in un certo modo nel mosaico della sua composizione, della sua stessa fisionomia, e rimanderà poi una nuova richiesta di esperienza, di comprensione, rimettendo in moto il circolo.

Allora, il sonno, al di là del corpo fisico, per il quale abbiamo detto – e lo sottolineo perché è importante – essere necessario per ottenere un equilibrio della materia fisica dell’individuo, ha esattamente le stesse funzioni anche per gli altri due corpi dell’individuo incarnato; ovvero quella di permettere al corpo astrale dell’individuo e al corpo mentale dell’individuo di riottenere un equilibrio; equilibrio che era stato alterato, sconvolto, messo sottosopra dalla vibrazione di richiesta di esperienza emessa dal corpo akasico.

Ecco, così, che nel corso del sonno il corpo astrale e il corpo mentale si troveranno a essere interessati a cercare di ricostruire il loro equilibrio rimandando i risultati dell’esperienza vissuta al corpo akasico. È come se prima si riempissero di esperienze e, dopo, svuotassero questi dati dell’esperienza nel corpo akasico, cercando di ricreare la loro condizione iniziale per essere pronti a recepire una nuova richiesta di esperienza e, quindi, rimettere in atto il processo.

È quindi esattamente l’analogo di quello che accade al corpo fisico: un tentativo di riequilibrare le proprie energie e i propri meccanismi interni sconvolti.

A questo punto, forse possiamo avvicinarci a comprendere un po’ di più qual è la realtà del sogno; argomento su cui noi abbiamo sorvolato, svicolato, molte volte perché non avevate degli elementi per poter comprendere veramente quello che si sarebbe detto. Forse non li avete del tutto ancora adesso, ma cercheremo di adeguarli a quello che conoscete, in modo, intanto, da darvi un’idea della cosa ed eventualmente, se vi interesserà, ritornare sull’argomento.

Il sogno

Quello che l’uomo percepisce come “sogno” non è altro che l’elaborazione di questo circolo di vibrazione dal corpo akasico al fisico e dal fisico all’akasico all’interno di tutti i suoi corpi.

Quando arriva dal corpo akasico la vibrazione di richiesta dell’esperienza, questa vibrazione di richiesta arriva ai corpi inferiori dell’individuo e attraversa i corpi inferiori che fanno da tramite per la vibrazione, altrimenti non riuscirebbe ad arrivare a manifestarsi sul piano fisico. Ora, nel passare, entra in contatto con la materia mentale prima, e con quella astrale poi, fino a quella fisica; ma, entrando in contatto, provoca dei movimenti in questa materia, che potrebbero essere paragonati all’emissione di pensieri o di dubbi nel vostro corpo mentale, o la percezione di sensazioni e di emozioni nel vostro corpo astrale.

È quello che vi fa sentire vivi, in realtà; quello che vi fa sentire in relazione, in movimento con la realtà che vi circonda quando siete incarnati. La stessa cosa, ovviamente, è per la materia fisica: anch’essa viene messa in movimento da questa richiesta. 

Facciamo un esempio piccolo, nella speranza che vi chiarisca di più le idee: se il corpo akasico avesse bisogno di comprendere quanta paura voi avete, manderebbe la richiesta di far vivere all’individuo incarnato un’esperienza che metta alla prova la sua paura. 

Vi è dunque questa richiesta da parte del corpo akasico che arriva al corpo mentale. Attraversando la materia mentale dell’individuo gli mette in moto quella parte di materia – quindi anche di pensieri – che suggerisce un mettere alla prova quell’elemento che dal corpo akasico voleva essere messo alla prova.

Naturalmente, a quel punto, il corpo mentale cosa fa? Immediatamente – poiché ricordate che fa parte dell’Io – cerca di razionalizzare quello che ha ricevuto come spinta, che non capisce da dove arriva (perché l’Io, voi sapete, è un meccanismo un po’ sciocco, non è intelligente; è semplicemente una reazione, quindi non ha un suo cervello che possa pensare).
Allora, nel tentativo di razionalizzare, ecco che incomincia a costruirsi un suo perché di questa vibrazione, di questa spinta che riceve.

Allorché arriva sul piano astrale, il corpo astrale si comporta allo stesso modo del corpo mentale; anch’esso appartiene ai corpi dell’Io e anch’esso, quindi, cerca di rendere più facile (per l’Io stesso) quello che sta vivendo; ed ecco il nascere delle emozioni correlate a quanto veniva richiesto, attraverso la vibrazione, dal corpo akasico.

L’unione dei pensieri, insieme all’unione di queste sensazioni e di queste emozioni, arriva all’individuo incarnato che si trova in una determinata situazione, che so io, di pericolo immediato. L’individuo, già preparato da questa vibrazione a trovarsi di fronte a quell’esperienza, cosa fa?

Reagisce all’esperienza: ci sarà chi scapperà, ci sarà chi affronterà l’esperienza, ci sarà chi magari resterà bloccato dall’esperienza; fatto sta che, al termine dell’esperienza stessa, la vibrazione farà il cammino contrario, passerà nel corpo astrale, dove l’Io provvederà immediatamente a cercare di giustificare a se stesso le emozioni e le sensazioni vissute.

Il corpo mentale verrà lo stesso manipolato dall’Io in modo tale da cercare di dare una giustificazione razionale al comportamento tenuto, e da là tutti i dati arriveranno al corpo akasico, il quale li vaglierà e trarrà il succo dell’esperienza creando i collegamenti con quanto già sapeva, con quanto già aveva ipotizzato sulle reazioni e mettendo, quindi, nelle caselle giuste quello che penserà di aver trovato come giusto, e nelle caselle bisognose di una verifica ulteriore quello che non lo convince o non gli fornisce tutti i dati necessari per essere sicuro che sia la realtà.

Ora, i sogni scaturiscono da tutti questi corpi:
– dal corpo fisico perché indubbiamente mette a disposizione il suo strato fisiologico perché l’individuo possa, senza essere interrotto, portare avanti tutto questo processo;
– dal corpo astrale, che mette nel sogno tutte le componenti emotive, percettive, sensibili dell’esperienza;
– dal corpo mentale, che fornisce un supporto razionale – apparentemente – di quello che sta vivendo,
– e poi vi è la supervisione dell’Io, il quale riesce in qualche maniera a trarre delle sue conclusioni sul comportamento tenuto (è un po’ una versione in piccolo di quello che è il corpo akasico, una versione molto più relativa, molto più soggettiva e molto più interessata, non è spassionata come il corpo akasico) e allora ecco che incomincerà a interagire sui pensieri e sulle sensazioni ricoprendole di perché di molto tipi, in modo tale da cercare di “rifarsi un po’ il trucco”, di cercare di essere migliore di quello che in realtà è.

Ecco, quindi, che all’interno dell’individuo nasce il sogno, ovvero questa mistura di sensazioni astrali, di pensieri mentali, di manipolazioni dell’Io e anche di richiami provenienti dall’akasico.

Al suo risveglio, molte volte – se non sempre – l’individuo ha un leggero ricordo di quello che ha sognato; leggero ricordo che presto, solitamente, svanisce perché va di pari passo con quanto l’Io riesce a normalizzare all’interno di se stesso

Naturalmente, per fare tutto questo movimento di energie, tutto questo aggiustamento interno, questo riequilibrio – in qualche maniera – delle condizioni interiori dell’individuo nei suoi vari corpi, l’Io usa diversi strumenti e sono quegli strumenti di mascheratura, di censura, che la psicanalisi è riuscita in qualche maniera a quantificare (e che in qualsiasi testo di psicologia potete andare a trovare tranquillamente, senza che mi dilunghi molto io). Scifo

Dal ciclo Sfumature di sentire 2002-2007

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5 commenti su “Il sonno riequilibrante, l’elaborazione dell’Io nei sogni [sf12]”

  1. Ciao, trovo molto interessante il discorso del sonno e dei sogni
    Vorrei condividere un piccolo aspetto forse insignificante
    A volte per necessità dovute a rumori esterni, per dormire, sono costretto ad usare quei dispositivi che si usano negli ambienti di lavoro per ridurre la rumorosità e proteggere l’udito
    Non sentendo quasi niente del mondo esterno durante il sonno, ho notato di provare una immersione più profonda nel sonno tanto che al risveglio ci metto un po’ per ricordarmi cosa devo fare
    Ecco, volevo semplicemente confermare l’aspetto anche terapeutico del sonno
    Grazie

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  2. Molti gli interrogativi che sorgono là dove l’intenzione era quella di fare chiarezza.

    Partendo dall’esempio fatto: “se il corpo akasico avesse bisogno di comprendere quanta paura voi avete”.
    “Voi” chi?
    Chi è quel “voi” che vive la paura?
    (Quel voi al singolare diventa io? Oppure è l’insieme di più “individui”?) 

    La coscienza non ha senso che abbia paura, credo.
    Cosa gliene frega a lei che è eterna o giù di lì?

    Chi altri allora? Se dell’individuo estromettiamo la coscienza, resta l’io.

    Forse l’io quindi, anche se, come viene detto nel post: “l’Io, voi sapete, è un meccanismo un po’ sciocco, non è intelligente; è semplicemente una reazione, quindi non ha un suo cervello che possa pensare”.

    Quindi l’io è una reazione e una di queste reazioni potrebbe ben essere la paura.

    Qui già mi perdo, ma faccio finta di no.

    Ad un certo punto si dice: “e poi vi è la supervisione dell’Io, il quale riesce…”.

    Quindi dapprima l’io viene definito una semplice reazione, poi diventa un possibile centro di indagine della coscienza e alla fine assurge a supervisore; figura assai diversa dal meccanismo un po’ sciocco, non intelligente di cui si parlava prima.

    L’io diventa quindi un manipolatore dei sogni, poi un’entità che riesce a “normalizzare all’interno di sé stesso”…

    Infine l’io è uno che “usa diversi strumenti e sono quegli strumenti di mascheratura, di censura…”.

    Un bel salto di qualità direi per qualcuno che poche righe prima era uno sciocco, anzi non era nessuno se non una reazione.

    Quanto ho appena esposto non è tuttavia rilevante giacché ciascun post non può mai essere preso singolarmente ma va letto all’interno dell’insegnamento complessivo.

    Peraltro non era certo lo scopo del post quello di sviluppare il discorso dell’io.

    Però in me ingenera confusione.
    Bene.

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  3. Trovo ai fini evolutivi molto utile trascrivere i sogni al risveglio ed osservare gli eventi che accadono i giorni successivi, spesso in connessione sottile col sogno trascritto.

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  4. Molto interessante per me questo testo.
    Non ricordo mai i sogni, al punto che pensavo di non sognare.
    Mi è capitato, in un periodo di vacanza, il mattino di ricordarmi i sogni, che velocemente svanivano, ma avevo la certezza di averlo fatto.
    Cosa che ho perso, tornando ai miei ritmi.
    È necessario che indaghi questo aspetto e cerchi di capire dove il meccanismo si inceppa.

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  5. Al suo risveglio, molte volte – se non sempre – l’individuo ha un leggero ricordo di quello che ha sognato; leggero ricordo che presto, solitamente, svanisce perché va di pari passo con quanto l’io riesce a normalizzare all’interno di se stesso.

    Interessante questa prospettiva del sogno come prodotto collaterale dell’elaborazione del circolo vibratorio e della normalizzazione delle energie.

    Di solito non ricordo mai i sogni, se non delle piccole sfumature. Le uniche occasioni in cui mi capita di ricordare sono in corrispondenza di situazioni diurne impattanti, allora in quei casi i sogni sono chiari e articolati. Evidentemente c’è un qualche meccanismo che blocca la presa di consapevolezza del lavoro onirico.

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