La catena genetica e l’attivazione delle sue funzioni [IF16]

D – E’ un po’ difficile, però, fare il salto dal divenire all’essere. E’ una linea di demarcazione che per noi è abbastanza incomprensibile, se non si ragiona in maniera inusuale.

Certamente, ma se allora ci fermiamo a dirvi delle cose che dicono tutti è inutile anche che veniamo a parlare, mio caro. Se poi non volete fare lo sforzo di saltare, non siete obbligati a partecipare. Potreste anche decidere in cuor vostro che ciò che dice Scifo sono soltanto stupidaggini! Benissimo! Sarà per un’altra volta. Amici come prima. Io non mi offendo.

D – Volevo chiederti qualcosa sul modo di crescere della comprensione.

Io tornerei un po’, magari, sul complesso edipico, tanto per restare più in argomento. Avete qualcosa ancora da chiedere?

D – Il fatto della genetica, che avevi accennato…

Il fatto della genetica a questo punto mi sembra un falso problema, in realtà, in quanto è chiaro che all’interno della catena genetica effettivamente vi è inscritto tutto quello che l’individuo, allorché si incarna, può essere potenzialmente (come diceva il nostro genetista, prima); ovvero vi sono tutte le inclinazioni ma non vi è la certezza che l’individuo diventi quel tipo di individuo, sia fisicamente che psicologicamente (principalmente psicologicamente, comunque).
Com’è invece che accade che l’individuo diventi “quel tipo” di individuo, cioè che certi geni incomincino ad operare attivamente in quella direzione?

D – Influenza dell’ambiente?
D – Condizionamenti?
D – In genetica si dice “penetranza del gene”, ma perché?

E già, perché?  Semplicemente tutti i fattori genetici sono in un certo qual modo quiescenti, in partenza, e vengono poi attivati a seconda dei bisogni dell’individuo.
Se veramente i genetisti riuscissero ad arrivare fino in fondo non soltanto alla catena genetica normale ma anche a quella più fine, che ancora non sono riusciti a comprendere che esiste (avevamo già accennato una volta che esistono due catene genetiche, in realtà) ci si renderebbe conto che all’interno di ogni catena genetica alla fin fine vi sono tutte le possibilità. Non ve n’è soltanto una parte. Sono praticamente complete tutte le possibilità, sia fisiologiche che psicologiche dell’individuo.
È soltanto che, sotto gli impulsi dei bisogni dell’individualità, gli impulsi che invia il corpo akasico, certe caratteristiche vengono attivate o meno.

D – Abbiamo tutti lo stesso patrimonio genetico ma lo leggiamo in maniera diversa?

Sì, in un certo senso direi di sì. O meglio: viene attivato in modo diverso a seconda dei bisogni di esperienza dell’individuo. Certamente questo è un ruolo importante del sentire dell’individuo, perché come viene attivato il patrimonio genetico? 

Viene attivato attraverso le vibrazioni del sentire, e quindi sono le stesse vibrazioni del sentire che mettono in eccitazione certe parti della catena genetica facendole diventare attive invece che quiescenti, e quindi provocando questo manifestarsi di determinate caratteristiche ora psicologiche, ora fisiologiche e via e via e via.

D – Scifo, ma allora anche le predisposizioni a determinate malattie, per via ereditaria, sono messe in moto, o è un fatto karmico?

Beh, sai, distinguere a questo punto il fattore karmico da tutto questo discorso è un po’ difficile in quanto certamente il fatto stesso che il sentire abbia certi bisogni, certe necessità di comprensione, significa che l’individuo non ha capito qualcosa, e se non ha capito qualcosa significa che ha mosso (come dicevamo anticamente) un karma che gli serve per comprendere. Quindi, se le vibrazioni del sentire che smuovono la catena genetica per provocare certe reazioni dell’individuo sono mosse dalla sua non-comprensione significa che sono mosse anche dal suo karma.

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D – Per cui nel gene alcuni stimoli vengono creati subito, per cui si sviluppa lo stato fisico nell’uomo… e altri vengono creati dopo, e altri dopo ancora?

Certamente, senza dubbio.

D – Anche le mutazioni, allora, vengono condizionate in questo modo?

In buona parte sì. Vi sono poi, certamente, anche delle influenze esterne, però le influenze esterne vengono condizionate, poi, da altri fattori che esulano, logicamente, dal sentire dell’individuo; ma qua forse allargheremmo troppo il discorso, diventerebbe un po’ troppo specialistico.

D – Ma allora, non si ritorna quasi a dire che in fondo è il corpo akasico che “sceglie”? E’ lui che manda le vibrazioni e quindi determina (più che sceglie)?

Il fatto che dici “è lui che determina” implica che il corpo akasico “sa” quello che sta facendo, quello che vuol fare, ma in realtà il corpo akasico – fino a quando non è costituito del tutto – è come un bambino che si trova per le mani delle costruzioni e cerca di costruire una casa secondo quella che lui pensa sia la casa ma, siccome non ha ancora messo le fondamenta giuste, ecco che la casa continua a crollare e, allora, lui sceglierà altri pezzi per provare, e via e via e via fino a quando comprenderà quali sono i pezzi giusti, e allora la casa sarà costruita. 

D – Sì, ma allora è lui che muove le mani per costruire, per dare gli impulsi, ecc.? Se non ho capito male quello che hai detto, noi avremmo tutto nel nostro Dna, cioè biondi, bruni, castani, rossi, ecc. e, a seconda di questi impulsi, svilupperemo e saremo una persona bionda o bruna, e che ci sono queste vibrazioni akasiche a seconda dei bisogni, hai detto?

No. Le vibrazioni del sentire. E’ leggermente diverso. 

D – Del sentire e dell’akasico è diverso?

Non sono vibrazioni emesse dal corpo akasico per modificare qualcosa; sono vibrazioni del sentire acquisito dall’akasico che vanno a influenzare la materia genetica. E’ diverso il discorso.

D – Comunque le basi sono tutte uguali?

Sì, diciamo di sì. Scifo


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8 commenti su “La catena genetica e l’attivazione delle sue funzioni [IF16]”

    • Il patrimonio genetico, ha in sé tutte le possibilità.
      Il corpo akasicoo non determina le scelte, ma il Sentire che esso ha acquisito.
      Interessante.

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  1. Queste sono le meccaniche di ogni centro di coscienza ed espressione, ovvero come si articola l’intenzione dai piani superiori e sottili fino a quello più denso, che corrisponde al piano fisico. Ora, inizio ad intendere quanto sia infruttuoso tentare di attribuire la libertà ora all’identità, ora alla coscienza. Si guarda con lo sguardo duale e si divide (identità e coscienza) qualcosa che invece andrebbe contemplato unitariamente, ovvero il centro di coscienza e di espressione.
    Grazie.

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  2. Tante volte si è letta la frase “Se vuoi cambiare la tua vita ,cambiala”. Alla fine della lettura di questo post, sono affiorate le parole “Volere è potere” …nessuna scusa insomma!

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