La formazione dell’istinto e il suo differenziarsi dalla pulsione [IF30focus]

Dopo le molte cose che abbiamo detto nei precedenti cicli d’incontri, abbiamo senza dubbio molti più strumenti per arrivare a comprendere in maniera un po’ più chiara quell’insieme così difficilmente schematizzabile che è l’inconscio dell’individuo.

Inconscio proiettato nel mondo fisico in cui vi trovate a sperimentare faticosamente non tanto (come qualcuno afferma) la materia, quanto il vostro modo di porvi in rapporto a essa e di proiettarvi in essa, alla ricerca di una migliore visione di voi stessi attraverso il riflesso di voi che essa vi offre.

Questa volta, per iniziare in maniera più… soffice e meno faticosa il nuovo ciclo di insegnamento, parleremo di qualcosa di non molto complicato, almeno in apparenza, anche se coinvolge buona parte di ciò che abbiamo detto fino ad oggi e trova chiarificazione in molti degli elementi che vi abbiamo portato di recente.

Di che cosa parleremo, dunque? Di qualche cosa di cui non abbiamo quasi mai trattato ma che riveste un certo interesse: l’istinto.
Per non parlare tra sordi sarà bene, per prima cosa, intenderci su cosa vogliamo significare col termine “istinto”.

Definiamo istinto la spinta inconscia che talvolta muove l’individuo a determinati comportamenti senza passare attraverso alla fase dell’elaborazione mentale e che, talvolta, va addirittura contro a quella che potrebbe essere la volontà dell’individuo nel momento in cui subisce la spinta.

Siccome abbiamo parlato di alcune parti della psicoanalisi freudiana sarà bene, per prima cosa, chiarire un punto importante che potrebbe, altrimenti, portarvi fuori strada su quest’argomento così come lo vogliamo discutere: l’istinto quale lo intendiamo noi non deve essere confuso con il termine pulsione codificato nella teoria freudiana.
In quell’ambito, infatti, la pulsione è costituita da qualcosa che si costruisce a partire dal momento della nascita dell’individuo e si va finalizzando via via che l’individuo viene sottoposto ai vari incontri-scontri con la realtà che si trova a vivere. 

Diversamente, noi intendiamo qualche cosa che è già presente al momento della nascita (o forse prima? Voi che ne dite?) e non solo, ma che è anche già finalizzato e, addirittura, possiede una sua configurazione ben precisa per motivi che vi diventeranno ovvi andando avanti nel discorso.

Ma partiamo con calma nel modo più semplice, ovvero dall’inizio, inizio che, questa volta, faremo coincidere, per comodità, con la prima immersione dell’individualità nella materia.

Ormai sapete a memoria che la prima sperimentazione nel mondo fisico l’individuo la fa nel minerale, vivendo un’esistenza apparentemente statica ma, in realtà, dinamica nel protrarsi nel tempo, al punto da poter ipoteticamente assimilare lo sbriciolarsi del minerale alla morte così come siete soliti intenderla voi, ovvero come distruzione e abbandono dell’involucro fisico. 

E’ chiaro che il minerale non interagisce con l’ambiente a lui esterno: esso non ha ancora strumenti fisici, astrali o mentali per poterlo fare. Può essere considerato, in questa prospettiva, come completamente passivo, eppure, nella sua totalità di individualità, non è così: una certa, anche se minima attività può essere individuata nella materia akasica a esso collegata e che incomincia, proprio grazie a questa situazione di primo approccio con la fisicità (ovvero col sole, con la pioggia, con il vento e via e via e via) ad avere un orientamento, un ordinamento di qualche tipo. 

Certo, nulla che porti a un sentire ma, come avevamo osservato poco tempo fa, una preparazione della trama su cui il sentire costruirà la sua porzione di disegno con le sue straordinarie sfumature.

In questa fase certamente non si può individuare alcun tipo d’istinto, vero, creature? Però esiste un corpo akasico collettivo, la cosiddetta anima gruppo, costituito, per il momento di materia non organizzata, a cui fanno capo moltissime individualità incarnate nel regno minerale le quali portano, ognuna, la loro esperienza, per quanto limitata, sul piano fisico, contribuendo a modificare tutta la materia del corpo akasico collettivo non rendendola organizzata (cosa possibile solo molto più avanti nell’evoluzione) bensì, come accennavamo, orientandone in qualche maniera la materia, fornendole una matrice-punto di partenza su cui tessere il seguito dell’evoluzione di tutti gli individui che fanno capo a quel corpo akasico collettivo.

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Come sappiamo, allorché la vita come minerale non offrirà più possibilità di nuova esperienza l’individualità passerà a incarnarsi nel regno vegetale, dove è possibile ripetere praticamente (e quasi passo per passo) quanto abbiamo detto per la vita nel regno minerale.

Mettendomi dalla vostra parte mi sorge un dubbio: “Mentre mi è facilissimo immaginare che un cristallo non abbia alcun tipo d’istinto, per quanto riguarda il vegetale ho qualcosa che mi rode in senso contrario; infatti la pianta, periodicamente, produce semi che maturano e, in seguito, riproducono nuove piante. Perché? Questo mi ricorda l’istinto di conservazione della specie o l’istinto di vita freudiano!”.

In teoria è un dubbio legittimo ma in pratica, creature, significa che non siete stati ben attenti a quanto detto fino a questo punto! Per quanto riguarda l’istinto di vita freudiano esso è definito una pulsione e, come tale, abbiamo detto che si va formando dopo la nascita dell’individuo. 

Per quanto riguarda l’istinto così come lo abbiamo definito, ovvero qualcosa che è a monte della formazione del corpo fisico, esso non è riscontrabile neppure per il vegetale: cosa lo determinerebbe?
Un corpo astrale quasi inesistente? Un corpo mentale che non è minimamente costituito?
Un corpo akasico senza la pur minima comprensione? No, creature, non è proprio possibile. E allora? Allora non dovete dimenticare che esistono anche delle leggi tipiche della materia, regolate non da corpi akasici più o meno costituiti ma da quel “soffio vitale” (la materia divina indifferenziata, potremmo dire noi) che pervade tutto l’esistente e che, da sola, offre i perché all’avvio della realtà sui piani di esistenza, dettando di volta in volta le regole per far sì che, anche in assenza di una coscienza individuale formata, il Grande Disegno mantenga l’uniformità della sua trama.

Parecchie sono ancora le cose da dire, creature, ma ne parleremo assieme nel prossimo incontro, dove cercheremo di chiarire i vostri eventuali dubbi in merito. Scifo


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9 commenti su “La formazione dell’istinto e il suo differenziarsi dalla pulsione [IF30focus]”

  1. Non mi è chiaro come nella materia possano esserci delle individualità se c’è materia akasica indifferenziata, anima di gruppo. A questa materia akasica indifferenziata, non corrisponde anche una individualità indifferenziata?

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  2. Quindi prima della formazione di corpi akasici ben costituiti è il “soffio vitale ” che orienta e che crea le scene per dare ” corpo” all’ akasico.
    Mentre quando il corpo akasico è formato, allora le scene verranno dettate sempre dalla Scintilla ma attraverso l’interposizione della coscienza che andrà a creare quelle scene per la sua stessa evoluzione.

    Qualcuno mi dia conferma/smentita del ragionamento
    Grazie

    Rispondi
  3. C’è un soffio vitale, che si manifesta come istinto,che precede la formazione del corpo akasico e in una certa qualche misura lo condiziona in quanto domina l’isola akasica di cui il corpo akasico fa parte. Da ruminare. Molto spunti.

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  4. Ad una lettura più attenta ora mi è chiaro che ad un ‘anima di gruppo minerale danno capo più individualità minerali.
    Mi aveva tratto in inganno la parte di frase ” nella sua totalità di individualità”, portandomi a ritenere che ad un corpo akasico di gruppo corrispondesse una individualità minerale indifferenziata.

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