La sofferenza, la religione, la religiosità personale [sf1]

La sofferenza, questa compagna dell’esistenza, che vi sta sempre a fianco nel corso delle vostre giornate, dei vostri anni; la sofferenza, che può rendere il vostro modo di essere e di comportarvi qualcosa di così diverso da come siete realmente; la sofferenza che, quando si traduce in sofferenza del corpo fisico, fa paura, spaventa, fa tremare i polsi di ogni persona.

Se ci pensate bene, in fondo il chiedersi il perché della sofferenza, il cercare un modo per allontanarla è stato ciò che ha dato alla fin fine il via all’idea di religione. Moti

Eh già, creature, la religione – il concetto di “religione” – è nata all’inizio, tra gli uomini, non tanto come una ricerca di un Dio, di un Assoluto, quanto come la ricerca di una giustificazione a quello che lo faceva soffrire.

Ecco, così, l’identificazione di qualche cosa di esterno, di così grande e inconcepibile che difficilmente l’uomo dei tempi passati riusciva in qualche maniera a delimitare, significava riuscire ad attribuire una causa, un perché, a tutti i problemi che facevano soffrire, sia quelli interiori che quelli esteriori; quindi, a ben vedere, il concetto di sofferenza, quello che ha creato – come dicevo – le religioni, è quello che, alla fine, ha fatto sì che la religione, con tutte le sue diramazioni all’interno delle vostre società, sia diventata una parte importante della storia dell’uomo. Scifo

Voi sapete che noi non abbiamo intenzione – allorché veniamo a parlarvi delle cose che riteniamo di conoscere, di aver compreso – di proporre una nuova religione: come spesso diciamo, anche troppe ve ne sono state in passato. 

I tempi sono maturi perché il concetto di religione che fino a qua è stato portato avanti venga superato, venga sorpassato, e si vada oltre alla religione così come attualmente è intesa. 

Voi potete dire: “Ma, forse, il concetto di religione è diverso da paese a paese, da epoca a epoca”. Certamente, senza dubbio la manifestazione, l’esteriorità, la ritualità presente nelle varie religioni cambia, sia nel tempo che nello spazio, eppure quello che è diventato l’elemento portante di ogni religione è un elemento che accomuna tutte le religioni che esistono; questo elemento è la concezione che per poter comunicare con Dio sia necessario un tramite. Moti

Ed ecco, così, creature, tutti i tramiti di questo mondo, passati, presenti e futuri; dal piccolo parroco di campagna al grande Papa, assiso in una reggia imperiale e circondato da tutta la sua corte, ma – come diceva il fratello, prima – è il momento di rendersi conto che non è più necessario avere qualcuno che faccia da tramite per Dio, per l’Assoluto.

Facendosi sempre più largo la concezione, la comprensione del fatto che Dio esiste all’interno di ogni individuo, è ovvio che il concetto di tramite dovrà sparire, in quanto ogni uomo arriverà a comprendere che, in realtà, può arrivare a Dio semplicemente passando attraverso a se stesso. In quel momento, nessuna forma religiosa esteriore avrà più molto senso; ognuno sentirà non più una religione ma una religiosità personale che lo porterà a intrecciare il suo rapporto con Dio in una maniera più intima, diversa e più diretta.

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Può sembrare lontano, guardando i vostri tempi, quello che io sto dicendo; eppure, creature, siatene certi, così non è.
E allora, nel momento che tutti voi riuscirete, fra una, due, dieci, venti vite, ad acquisire veramente il fatto che quel Dio a cui così spesso fate riferimento, che così spesso chiamate – specialmente quando avete bisogno di qualche cosa – in realtà non è molto lontano da voi, ma vi appartiene, allora, a quel punto, la sofferenza sarà vissuta dall’individuo come qualcosa di diverso. 

È stato facile in passato dire: “Accetta ciò che Dio ti manda, perché è Lui che lo vuole”; non può bastare all’uomo, all’uomo che soffre, una concezione di tal fatta; eppure ha una certa verità, perché riuscendo ad accettare la volontà di Dio, riuscendo a imprimere in se stessi la consapevolezza, la comprensione, la certezza del “Sia fatta la Tua volontà e non la mia”, certamente la sofferenza acquista un significato diverso.

Tuttavia, non essendo ancora a questo punto, allorché ci si rende conto che Dio non è esterno, non ha bisogno di tramiti, ma esiste all’interno di ognuno di noi, ecco che ogni uomo tenderà a cercare la causa della sofferenza non più attraverso altre persone ma attraverso se stesso. Gli si schiuderà allora un mondo meraviglioso, poiché veramente riuscirà a comprendere quando noi diciamo che la miglior fonte per eliminare la sofferenza interiore, l’unica vera fonte che esista, è la conoscenza di se stessi.

Sarà allora che l’uomo si renderà conto che conoscere se stessi significa eliminare gran parte della sofferenza che attraversa; sarà allora che l’uomo si renderà conto che anche la sofferenza fisica, che sembra arrivare per malattie o per incidenti di vario tipo, in realtà può essere molto diminuita allorché l’individuo pone attenzione a se stesso con una consapevolezza diversa.

In quel momento non si farà più di un uomo messo sulla croce, sofferente, un’icona da adorare, ma si comprenderà che, attraverso quel passaggio della propria esistenza, il Cristo ha mostrato a tutti che la sofferenza può essere affrontata, combattuta, e alla fine vinta; ed è questo che noi vi auguriamo di riuscire a raggiungere nel tempo. Scifo

Dal ciclo Sfumature di sentire 2002-2007

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