L’evoluto, la sua condizione e la sua funzione

Fratelli, sorelle, quanta confusione nelle vostri menti, quanta incertezza nei vostri cuori! Sentir parlare di individui evoluti, vi fa perdere quasi il senso della realtà.
Forse voi confondete l’evoluto con il Maestro: ma l’evoluto per quanto sia grande la sua evoluzione non potrà mai pareggiare la grandezza del Maestro, e questo perché l’evoluto, per quanto cammino abbia percorso, per quanta strada abbia lasciato dietro alle sue spalle, è sempre e comunque un uomo, un essere incarnato, un essere soggiogato dai bisogni del corpo fisico.

Essere evoluti non significa – figli miei – essere sempre docili, ma significa soprattutto essere consapevoli del proprio ruolo. E poca importanza ha il fatto che questo essere evoluto abbia dei difetti, abbia dei bisogni, abbia delle necessità da espletare.
Comprendere veramente d’essere consapevoli del proprio ruolo, del posto che si occupa, in un mondo, in una società dove il gioco delle parti è portato quasi all’esasperazione, figli miei, è qualcosa di veramente grande di cui, forse, voi non comprendete pienamente il significato.

Essere evoluti significa lasciare andare avanti chi ha dei veri meriti, non imporsi, non volere a tutti i costi la riconoscenza quando ci si rende conto magari, che per il proprio benessere è necessario attraversare un’umile strada;

essere evoluti significa riuscire a non prevaricare i bisogni degli altri, ma lasciare il posto anche ad essi senza però che i bisogni degli altri finiscano con il soffocare i propri.

Essere evoluti significa non dimenticare mai le persone che si hanno accanto, con le quali si è deciso di dividere l’esistenza; significa soprattutto cominciare ad amare interamente e spassionatamente in principio queste persone e poi allargare il proprio amore anche a tutti gli altri.

Essere evoluti non significa dar sempre ragione a chi magari ha torto, a chi sta dicendo delle cose assurde o addirittura sciocche: significa far notare le cose sciocche o assurde che si dicono, senza per questo offendere chi sta parlando.

Essere evoluti significa non giudicare il comportamento altrui, non criticarlo, ma cercare di comprenderlo, di motivarlo e aiutare a modificarlo ove se ne scorga l’errore.

Essere evoluti significa che quando si crede di amare una creatura, si operi per il  bene di questa, qualsiasi sacrificio questo bene imponga.

Quindi vedete, fratelli, comprendete, sorelle, quanto essere evoluti significhi essere ancora ben lontani dalla figura del Maestro, incomprensibile nella sua totalità anche all’evoluto, perché ormai così lontano dai limiti della materia fisica.

Ho affermato che l’essere evoluto, che l’individuo che ha raggiunto un certo grado di “sentire” non è colui che dice sempre sì, non è colui che sempre è disponibile, accondiscendente nei confronti degli altri, ma è colui che al momento giusto e nel modo giusto sa indicare al suo interlocutore gli errori che può compiere, far notare le cose sciocche che può dire, senza nel far questo offendere il suo interlocutore.

Ma come spesso accade quando noi ci pronunciamo in questi termini, le nostre parole possono essere travisate, possono essere mal comprese, non possono essere capite nella loro essenza.
Nell’affermare quello, io intendevo dire che l’essere evoluto deve cercare di dire sempre la Verità, senza offendere, ma in questo “senza offendere” è implicato, miei cari, il fatto che l’idea di offendere non rientri nell’intenzione di chi sta parlando, ma la sua unica vera intenzione, miei cari, deve essere sempre e soltanto quella di agire per il bene, nel bene e con il bene.
Certamente poi, se chi sta ad ascoltare si sente ferito, si sente offeso, si sente bistrattato e maltrattato nel proprio Io, allora questo non è più un problema dell’evoluto, ma è un problema di chi sta ascoltando, il quale, messo di fronte ad una realtà, messo di fronte alla verità non riesce a comprendere quanto sia egli stesso nel torto, e preferisce quindi riversare le colpe e le eventuali responsabilità sull’evoluto o su chi gli sta parlando.

Ricordate sempre, miei cari, che è l’intenzione quella che conta e non l’azione che viene compiuta, non ci stancheremo mai di ripeterlo, perché questo spesso viene dimenticato, accantonato, abbandonato.
Se l’intenzione è pura, se l’intenzione è quella di muovere sempre e soltanto il bene, miei cari, allora qualsiasi azione ha la sua giustificazione.
Non dimenticatelo mai, siatene sempre coscienti e consapevoli, sono certa che tutto questo vi sarà di grande aiuto. Viola

D’altra parte, figli, come già più di una volta abbiamo accennato nei cicli scorsi, riuscire a comprendere quali possono essere le intenzioni dell’evoluto è sempre molto difficile.
Vorrei, brevemente, cercare di farvi comprendere finalmente, fino in fondo e motivandolo secondo il nostro insegnamento, secondo logica, perché vi è questa difficoltà. Voi sapete che l’evoluzione di un individuo corrisponde a quello che è il sentire raggiunto dall’individuo stesso, quella che è l’ampiezza del suo sentire derivata dalla somma delle esperienze compiute lungo il proprio percorso, esperienze assimilate e comprese e che hanno fatto da guide, da maestre affinché l’individuo arrivasse a conseguire quella certa quantità di evoluzione.

Ora, se prendiamo due ipotetiche persone, una di evoluzione alta, e una di evoluzione media, è evidente che queste due persone avranno due sentire molto diversi l’una dall’altra, infatti il sentire della persona di evoluzione più alta sarà più ampio di quello posseduto dall’altra persona e questo sta semplicemente a significare che mentre la persona di evoluzione più alta può arrivare a comprendere ciò che il meno evoluto sente, prova e vive, ciò che il meno evoluto possiede come spinta, come intenzione, come desideri e via dicendo, è praticamente impossibile, a meno di una intuizione improvvisa, che il meno evoluto riesca a comprendere tramite il proprio sentire tutti questi elementi propri di un sentire più evoluto.
Qualunque discepolo ad esempio osservi il proprio Maestro avrà sempre in fondo a delle perplessità, dei dubbi, magari inespressi, sul comportamento che questi tiene, senza rendersi conto che ciò accade proprio per il fatto che il Maestro ha un sentire più ampio, e che, quindi, in realtà, è incomprensibile nella sua totalità e nelle sue azioni dal sentire inferiore del discepolo.

Ma vediamo con un esempio teorico che cosa può accadere in pratica.
Supponiamo che un Maestro, o anche soltanto una persona di un’evoluzione molto alta, si avvicini ad un’altra persona di sentire inferiore la quale abbia dei grossi problemi, ad esempio che so io, dei forti problemi di natura sessuale.
Ora quale potrà essere la reazione della persona più evoluta? A seconda di quello che ritiene di pensare, grazie alla propria esperienza evolutiva, cosa potrà fare per l’altra persona?

1- O capisce che l’altra persona, pur avendo questi problemi non è in grado di comprenderli e di superarli ed allora non farà completamente nulla;
2- o capisce che questa persona, in realtà, si maschera dietro questi problemi e non vuole superarli perché appagano il suo Io, o perché gli tornano comodi per chissà quali motivi personali, e allora agirà con durezza, e apparentemente anche con cattiveria, o attraverso una sofferenza;
3- oppure comprende che basterebbe poco perché la persona arrivasse a comprendere quali sono i propri problemi e quindi a superarli, facendo un passo avanti nell’evoluzione.

In questo caso l’evoluto potrebbe anche arrivare alla menzogna, e questo apparentemente può anche sembrare un assurdo per chi considera l’evoluto il santo che non mente mai, ma io vi dico, figli, che in un ipotetico caso del genere, l’evoluto potrebbe addirittura dire a questa persona, per indurla a parlare, ad aprirsi, a comunicare, di possedere magari problemi dello stesso tipo o addirittura anche più forti, arrivare a costruire una storia, affinché l’altro sentendosi compreso, capito e sentendo l’altro disponibile e con un certo tipo di esperienza, riesca ad aprirsi, a comunicare e, quindi ad arrivare al nocciolo del proprio problema. Vorrei sottolineare comunque una cosa: io ho detto un attimo fa che in questo caso l’evoluto potrebbe arrivare ad una menzogna, ma in realtà, se voi pensate attentamente a cosa comporta il fatto che l’individuo abbia un’alta evoluzione, vi renderete conto che necessariamente l’individuo di tale fatta, nel corso delle sue varie esistenze ha vissuto e provato tutte le esperienze possibili e immaginabili compiute da coloro che hanno un sentire minore del suo; ecco quindi che un problema posto da una persona con un sentire inferiore, in realtà, in effetti, l’evoluto l’ha già vissuto, sentito, superato, e proprio per questo riesce a entrare in contatto, in comunicazione con questo sentire inferiore e reagire in modo tale da poter fare qualcosa. Moti


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5 commenti su “L’evoluto, la sua condizione e la sua funzione”

  1. Il post è chiaro. C’è da dire che chi segue un percorso spirituale non deve interessarsi tanto di quanto egli sia evoluto o di chi è evoluto. Chi compie un cammino spirituale, a mio avviso, deve solo porre attenzione a come vive, interagisce e alle reazioni emotive e mentali ai propri comportamenti. Il suo compito è di accorgersi dei propri limiti e delle comprensioni raggiunte.

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  2. Al di là dell’uso probabilmente provocatorio o forse solo didattico dei termini evoluto, maestro e discepolo è un passaggio fondamentale per la ricerca di equilibrio tra un io che necessita di manifestarsi e un altro da sé con esigenze diverse ma sostenute dalla stessa spinta.
    Insomma, credo che, fintanto un essere sia incarnato questo scritto debba essere letto almeno una volta al giorno.

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  3. Questa descrizione dell’evoluto ci dà delle indicazioni importanti sulla strada del “conosci te stesso”. Comprendere il proprio ruolo nel divenire, avere consapevolezza delle proprie intenzioni sono elementi non scontati, che richiedono un lavoro costante e influiscono sul modo in cui ci relazioniamo con gli altri. Grazie

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  4. Quello che dice Viola è uno stimolo per me.
    Ieri parlavo con un amico che commentava i fatti di Riace con le stesse parole di Salvini e io non ho ribattuto. Non ho avuto il coraggio di ribattere per non tagliare netto quel momento di vicinanza in cui lui mi stava raccontando se stesso ma non gli ho reso un buon servizio
    Poi quello che dice Moti sull’evoluto mi torna mille volte.
    Un evoluto parlando con me può inventarsi anche una menzogna per aiutarmi a comprendere ma probabilmente se riesce a contenere quel problema lo ha già vissuto, già compreso e la sua intenzione è di amore.

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    • La Via sarà sempre costellata da persone che camminano più avanti e più indietro, poco importa. Importante è guardare se stessi, le azioni e intenzioni…grazie per queste sottolineature.

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