Nel presente, il cambiamento senza fine di sé stessi

Il vostro valore all’interno dell’universo non è quello che voi, nella vostra arroganza, siete soliti attribuirvi. Non esiste una scala di valori tra l’essere delle cose, delle piante, degli animali e dell’uomo: esistono soltanto dei diversi modi di essere adeguati alle diverse necessità evolutive. Così è errato affermare che l’uomo è – per sua natura – superiore al fiore, poiché l’essere del fiore, all’interno del mondo in cui è inserito, è altrettanto adeguato e specializzato dell’essere umano. Si può parlare semplicemente di diversità, di differente ampiezza di sentire, ma non si può fare una graduatoria in cui un “sentire” sia classificato come migliore di un altro.
Il “sentire” se stessi ed il proprio ambiente è infatti, nella sua radice, identico per tutti gli esseri, perché tutti gli esseri hanno la stessa essenza. Se proprio volessi fare una scala del “sentire” (senza preoccuparmi di dire una grossa stupidaggine o, come minimo, un’enorme superficialità) allora potrei dire che è più elevato della maggior parte degli uomini colui che vive con semplicità la sua vita da fiore del giorno, sempre presente a se stesso e ai limiti che la sua natura gli impone.
E voi riuscite a fare lo stesso?
Oppure vivete il vostro tempo rimasticando dentro di voi ciò che è passato oppure rinnegando il vostro essere, nella speranza di un futuro che – nel momento in cui voi lo cercate – non è e non può essere il vostro in quanto non siete ancora pronti a viverlo? Vivete il vostro presente, creature, restando il più possibile aderenti a voi stessi.
Non voglio, con queste mie parole, affermare la logica del “carpe diem” in quanto il vivere alla giornata presuppone – nella concezione antica – il non porsi alcuna domanda e, quindi, il non scavare all’interno di se stessi. Voglio invece dirvi e farvi capire che il vostro presente, quel presente che vivete di solito con indifferenza e noncuranza voltandovi più volentieri all’indietro o protendendovi più volentieri in avanti, è in realtà quello che ha più importanza.
Esso, infatti, ha in i frutti del passato e i germogli del futuro ma, più importante di ogni altra considerazione, ha in sé il vostro “sentire” più vero, il vostro Io più reale perché è l’Io del momento, un Io diverso da quello di un attimo prima e diverso da quello che sarà un attimo dopo.
Il presente dunque – anche se a voi che lo vivete può non apparire tale – non è statico, bensì grandemente dinamico e vi dà esattamente la misura di ciò che siete, attraverso le risultanze di ciò che siete stati e le premesse di ciò che potrete essere.
Vivete il vostro presente con la coscienza di viverlo, poiché esso è contemporaneamente vostro passato e vostro futuro; dispiegate nel presente il vostro sentire e vivrete la vostra condizione umana nel modo più giusto e facendo l’uso migliore del dono che vi è stato fatto dal Creatore.
È il “conosci te stesso” che fa capolino dalle mie parole, ma un “conosci te stesso” che ha qualche sfumatura in più, un “conosci te stesso” che presuppone una coscienza sempre cangiante, una gara di voi stessi con voi stessi, quel voi stessi che non è più il medesimo da un attimo all’altro; quel voi stessi che, anche se saprete raggiungerlo in ogni momento della vostra esistenza, l’attimo successivo lo dovrete ancora cercare fino a quando non raggiungerete la più profonda radice di voi stessi.
Può sembrarvi frustrante tutto questo, può sembrarvi una crudele beffa dell’Assoluto, ma pensateci un momento e capirete che non è così, capirete che per allargare il vostro “sentire” è necessario acquisire sempre nuove frazioni di esso, e per poter fare ciò è necessario che anch’esso acquisti sempre nuove frazioni da porvi come mete al fine di darvi la necessaria spinta evolutiva verso un “sentire” sempre più sentito e più vero. Scifo

Così, uomo, sei. Sei ieri, sei oggi, sei domani e vivi come una continuità questo tuo essere nel tempo, mentre è sì importante il tuo essere, ma momento per momento, così come sono importanti – momento per momento – ogni tua sensazione, ogni tua emozione, ogni tuo atto.
Costretto dalle catene con cui sei uso impastoiare te stesso, perdi la nozione del tuo “essere” presente, e in ogni attimo che vivi commetti errori di valutazione, errori che vanno anche contro la stessa logica umana che tu stesso hai contribuito a creare nei tuoi momenti precedenti.
Quale errore profondo c’è nel poeta che pensa al suo amore trascorso, affidando ad immagini liriche ciò che egli chiama con convinzione amore!
Vedi, uomo, il poeta che parla con accenti lirici, dolci o tristi, o nostalgici, non sta più parlando d’amore, sebbene egli creda di farlo, credendo che la spinta provenga da quell’amore rimasto dentro di lui. Infatti quell’amore è, esiste, nell’attimo trascorso ma non è più nell’attimo in cui lo canta il poeta, perché ormai il suo sentire è diverso.
Quell’amore è dolcezza, è tristezza, è nostalgia o rammarico, o rimpianto, o dolore, ma non è più amore poiché l’amore di cui egli sta cantando con quegli accenti è solo negli attimi che egli non sta più vivendo. Se così non fosse – se fosse amore – allora esisterebbe ancora anche negli attimi del canto, ed allora il canto non sarebbe più dolcezza, tristezza, nostalgia, rimpianto o rammarico, ma sarebbe solamente amore.
Quant’è difficile spiegare con le limitate parole dell’uomo il significato preciso di un tale concetto!
È a mio conforto il fatto che le mie parole sono dette per chi è, nel momento della loro lettura, in grado di comprenderle, non per chi non può o finge di comprenderle per non sentirsi ottuso rispetto agli altri.
E tu, figlio che non comprendi, non temere di dichiarare la tua incomprensione perché essa è giusta: essa è adesso perché tu sei adesso ad un sentire che ti vieta di abbracciare compiutamente il loro significato, anche al di là degli impedimenti e delle incertezze dovute al mezzo espressivo.
È a tuo conforto il fatto che in un presente che verrà – e non ha importanza quanti altri presenti saranno necessari perché quel presente possa da te finalmente essere vissuto – tu “sentirai” il loro significato emergere alla tua consapevolezza e prenderti le mani per trascinarti nel presente successivo con il tesoro di una nuova sfumatura in più, nel bagaglio del tuo “sentire”. Moti


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7 commenti su “Nel presente, il cambiamento senza fine di sé stessi”

  1. Bello il paragone con il fiore. Verrebbe da considerarlo inferiore e sicuramente l ampiezza del suo sentire rispetto a quella di un umano lo è. Ma se consideriamo la capacità di essere presenti a se stessi e al proprio ambiente, quante volte invece l uomo si ritrova assai lontano dalla consapevolezza del fiore?
    Questo più o meno è quello che avevo scritto quando è uscito il post ma devo aver sbagliato qualcosa, perché poi non ho ritrovato il commento. Comunque nel frattempo mi è venuto in mente che il fiore non ha un corpo mentale e non può quindi identificarsi con i pensieri come capita all uomo…

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