Partire dalla propria realtà, non da un dettato morale

Noi non vogliamo cambiare radicalmente la tua essenza, non vogliamo sradicarti dall’ambiente in cui vivi dettandoti modi di essere che tu puoi seguire e vivere, per ora, più come concezione astratta e teorica che come parte di te stesso e della tua realtà.
Se facessimo questo verremmo meno ai nostri intenti e, invece di guidarti verso un sentire più ampio, ti guideremmo in cima a una vetta dalla quale scorgeresti orizzonti inimmaginabili, ma dalla quale non sapresti scendere, rimanendo isolato in te stesso e staccato dalla tua appartenenza al mondo materiale in cui hai bisogno di vivere, allo stesso modo di certe dottrine d’Oriente che porgono sì mete e concezioni altissime, ma che possono – se non vissute con maturità o dall’interno della loro crescita storica, e quindi con un sottofondo culturale omogeneamente progredito in quel senso – creare un autismo pericoloso e senza sbocco, perché non corroborate dal contesto sociale e culturale.
Siamo quindi consci – e vorremmo che anche voi lo foste – che le nostre parole, volte ad ampliare le vostre conoscenze interiori ed esteriori, debbono restare dentro di voi e germogliare molto lentamente; che le nostre parole vanno comprese fino al limite della vostra comprensione, ma che la realtà in cui siete inseriti è tale che la messa in atto di quanto vi diciamo è difficoltosa, se non impossibile.
Così, quando vi viene detto di amare gli altri come amate voi stessi, intendiamo proprio quello che le nostre parole significano, tuttavia non sempre potrete o saprete fare ciò che noi vi abbiamo posto come meta.
“Amare gli altri come se stessi” va inserito nella vostra attuale società, nel vostro Io attuale, tenendo conto quindi anche di voi stessi; cosicché, a volte, il mettere in atto queste parole potrebbe voler dire proprio non amare voi stessi. Ed allora? Se voi stessi dovreste essere gli altri e gli altri dovrebbero essere voi stessi, cosa dovete fare quando questa identità d’essere si scontra con la vostra realtà?

Vedi, figlio, il solo fatto che questa alternativa sia presente nel tuo sentire è segno che qualcosa non va bene, che qualche elemento è stato trascurato o male interpretato. Questo elemento è la “tua realtà”.
Non scordarti mai che tu vivi in una realtà nella quale devi muoverti e agire, altrimenti corri il rischio di perdere il tuo treno immerso in concezioni affascinanti e anche vere, le quali però devono restare in te come sottofondo mormorante e non come sostitutivo della tua realtà.
Se, infatti, è vero che queste concezioni sono – anche di un piccolo gradino – più avanti di quanto sia adesso il tuo sentire, lascia scorrere la tua realtà sopra di loro fino a quando il sentire tuo e di coloro che dividono con te questa frazione dell’esistenza non sia arrivato allo stesso piccolo gradino. Allora sì che potrai rendere operanti, sempre e in ogni occasione, quelle norme morali; allora sì che sarai diverso nel modo giusto, perché i germogli che erano in te saranno maturati cadendo da soli tra le tue mani, senza bisogno che tu li abbia staccati prima del tempo.
Tieni presente queste parole:
Sii uomo, non voler trascendere te stesso per forza, perché ciò è sbagliato;
sii te stesso nel modo che tu ritieni migliore, e lascia che le modifiche avvengano dentro di te, non a causa di un’imposizione tua, nostra, o di qualunque altro essere.

Ricorda che, se vuoi, puoi non subire imposizioni, e che il padrone più dispotico, il signore più irragionevole, l’imperatore più bizzoso e nocivo che tu possa mai avere sei proprio tu stesso”. Moti


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5 commenti su “Partire dalla propria realtà, non da un dettato morale”

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