Personalità: la sua strutturazione, il giusto modo di intenderla

Considerato che l’argomento di codesta serata è alquanto inconsueto ed ostico per le vostre menti, inizierei con qualcosa di semplice ed alla portata quindi della vostra comprensione.
Inizierei, per questi motivi, cercando di spiegarvi come l’essere nasce, incomincia a poco a poco a prendere contatto con gli altri suoi veicoli e a costruire, in questo modo e di conseguenza, la propria personalità.

Innanzi tutto l’entità che è chiamata a prendere posto in quel determinato corpo, comincia a prendere i suoi propri e veri contatti dopo il parto, immediatamente dopo la nascita vera e propria; questi primi contatti sono relativi al piano immediatamente successivo a quello fisico che, come tutti voi ricorderete, è il corpo astrale.
Questi primi contatti vanno, via via che il corpo fisico segue la sua inevitabile crescita fisica, ampliandosi fino a divenire completi, stabili; per compiere questo cammino, per arrivare al suo compimento sono necessari più o meno sette anni del vostro tempo, sette anni del piano fisico; questo, affinché quella persona abbia il suo corpo astrale ben strutturato e ben allacciati i contatti con il relativo veicolo fisico.

Più o meno contemporaneamente l’individuo che userà, per la nuova incarnazione, quel determinato corpo, comincia anche a formare i primi contatti con il proprio veicolo mentale; però per arrivare alla completezza, per arrivare al completamento dei contatti con il proprio corpo mentale dovranno passare più anni, anni che vengono genericamente indicati in 14.

A questo punto voi potreste affermare con tutta tranquillità, che la personalità dell’individuo è strutturata, formata verso i quattordici anni.
Ciò è errato, prima di tutto perché, per il momento, non abbiamo ancora fatto menzione dell’eventuale allacciamento con il corpo akasico (non dimenticatevene l’importanza) e poi perché dovete tenere sempre ben presente una cosa: questi limiti di tempo che noi abbiamo dato (in questo caso abbiamo parlato di sette e quattordici anni) sono indicativi e non validi, genericamente, per tutti gli individui. La differenza dipende soprattutto dal grado evolutivo dell’individuo che si incarna.

Vorrei ricordarvi ancora, prima di allontanarmi, che la personalità vera e propria, così come è stata definita dal paziente amico Boris (*vedi nota a fondo pagina), è comprensiva di qualcosa di più, direi anche di quegli impulsi (anche se piccolissimi) che il corpo akasico invia al corpo fisico; questo, per farvi comprendere come, molto spesso, nei nostri discorsi ci limitiamo per fornirvi una maggiore possibilità di comprensione, dandovi soltanto delle piccole gocce di Verità per volta. Vito

Capita spesso di sentir parlare di altri esseri umani dicendo che queste persone hanno una forte personalità e ciò viene detto quasi sempre con senso di ammirazione se non addirittura di invidia, quasi come se il fatto di avere una forte personalità potesse essere indice per catalogare l’evoluzione dell’individuo che la possiede.
Bene creature, io, tanto per andare contro corrente come mio solito, vorrei affermare questa sera che in realtà le persone che dimostrano di avere (secondo il giudizio umano per lo meno) una forte personalità, sono invece persone che spesso non hanno un’evoluzione molto alta.
Questo perché? Perché possedere una forte personalità – così come voi la concepite comunemente – significa avere un Io molto forte; significa sì arrivare a compiere una splendida carriera ma ciò è anche sinonimo di imporsi, farsi valere con qualsiasi mezzo e calpestare se c’è da calpestare, deridere se c’è da deridere, intascare se c’è da intascare… e tutto questo, creature mie, scusatemi, ma più che da ammirarsi, più che da definirsi indice di forte personalità è invece secondo me da definirsi indice di bassa evoluzione.

Voi direte però che coloro che l’umanità riconosce come maestri del passato hanno avuto una forte personalità; al di là di quella che può essere la differente valutazione del termine personalità, anche in questo caso posso dirvi che ciò non è assolutamente vero.
Prendiamo il Maestro che tutti voi conoscete meglio, ovvero Cristo: da che cosa potreste arguire che egli avesse un forte personalità?
Vedete, sotto un certo punto di vista si può dire che il Cristo avesse una forte personalità, perché in realtà aveva una grande evoluzione.
“Ma allora – direte voi – dopo quello che il nostro caro amico Scifo ha detto si deve dedurre che il Cristo aveva anche un grosso Io e tutto questo fa crollare il discorso facendolo diventare assurdo!”.
Niente affatto creature: perché vedete, la differenza tra quell’ipotetico arrampicatore sociale di cui parlavamo prima e il Cristo, è che questi non imponeva la sua personalità (che potremmo definire magnetica o carismatica) ma, senza bisogno che egli facesse nulla, le altre persone venivano da lui o erano da lui colpite; quindi senza che egli agisse, a differenza del nostro arrampicatore sociale che, se sta fermo e non fa nulla, si ritrova, alla fin fine, sempre nello stesso ufficio con le tasche vuote.
Mi sembra che questo possa chiarire abbastanza l’angolazione che io intendevo dare il mio discorso.

Se per personalità si intende una persona con alta evoluzione, allora il mio metro di giudizio non è ciò che la persona fa, ma quello che emana, quasi involontariamente, senza far nulla per emanare, ma che tuttavia gli altri percepiscono e da cui ricevono cambiamento e trasformazione.
Se invece si considera il termine personalità, così come viene da voi comunemente usato, allora non vi è via di scampo: è sinonimo di Ego e, quindi, di non molta evoluzione.

*Passiamo dunque a definire queste tre parole che sono: individuo, individualità, personalità.
Io definirei individualità quella che viene chiamata, solitamente in campo esoterico, la prima emanazione dell’Assoluto, ovvero il primo distaccarsi di quella che viene chiamata Goccia, (di cui era stato parlato qualche tempo fa) dall’unione con il Tutto.
Viene invece chiamato individuo, il cammino che questa goccia compie attraverso la sua evoluzione, nel corso di nascite e rinascite, attraverso i vari piani di esistenza; ecco perché molto spesso le Guide parlano non di “essere”, non di “entità” e via dicendo, ma di individuo, proprio perché questo è un termine molto più generico e molto più comprensibile di quello che può essere entità.
Se si vuole affrontare l’argomento dal punto di vista dei piani spirituali, si può dire che ci conviene, per una certa logica poi del discorso, dire che l’individuo può essere definito come quella parte dell’entità che si può immaginare composta dal corpo akasico e poi dagli altri corpi spirituali; quindi così, quando vi avevano detto che l’entità era l’insieme di vari corpi dell’individuo al di fuori di quello fisico, allo stesso modo possiamo dire che l’individuo è costituito dal piano akasico e dagli altri piani spirituali e quindi la risultante di questi piani.
Personalità, in apparenza; è un termine da definire, molto più semplice, perché tutti voi, più o meno avete un’idea della definizione psicologica. Comunque io la definirei in questo modo: la personalità è la risultante degli impulsi, degli influssi del corpo mentale, del corpo astrale, del corpo fisico, all’interno del
piano fisico; è quello che si manifesta dell’individuo, cioè della sua parte spirituale. Boris


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4 commenti su “Personalità: la sua strutturazione, il giusto modo di intenderla”

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