Psicosomatismi: il riflesso sul corpo del non compreso [67.1focus]

Noi per psicosomatismo intendiamo il passaggio, il riflesso sul corpo, sul soma di ciò che l’individuo non ha compreso. Questo può portare a dei sintomi psicosomatici, può portare dei disagi fisici, può portare anche a mettere in atto, scatenare dei fattori che conducono a malattie.

D – Scifo, scusa, come psicosomatismo potrebbe essere, ad esempio una frustrazione di un pensiero, di un desiderio dell’Io che viene represso oppure non soddisfatto?

Certamente potrebbe essere anche quello, perché se il desiderio lascia insoddisfatti ciò significa che vi è un’incomprensione alla base. 

Questo non toglie, nel discorso dello psicosomatismo, che esista – come continuo a ripetere in questi ultimi tempi – un ambiente esterno che ha la sua influenza. È evidente che esistono i virus dell’influenza (tanto per fare un esempio palese e attuale); certamente questi virus dell’influenza arrivano a tantissime persone, eppure vi sono delle persone che non prendono l’influenza e altre persone che la prendono.

Ora, dove sta lo psicosomatismo nelle persone che prendono l’influenza? Sta nel fatto che, a causa di certe incomprensioni che influiscono sul soma di quell’individuo, egli si predispone a essere più ricettivo nei confronti di quei virus; quindi uno psicosomatismo in senso lato, ciononostante pur sempre psicosomatismo, in quanto proviene da un bisogno dell’individuo di richiamare la propria attenzione su quello che gli sta succedendo attraverso l’innesco di un meccanismo di malattia.

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D – Per cui qualsiasi agente esterno ha questo effetto, in pratica? Dal virus all’incidente d’auto, qualsiasi cosa?

Tutto l’ambiente esterno – che abbiamo ripetuto essere importantissimo per ognuno di voi – ha la funzione di preparare le condizioni affinché voi reagiate a esso; quindi di aiutarvi a comprendere, perché attraverso la vostra reazione voi comprendete. Di conseguenza tutte le malattie, tutti gli avvenimenti, gli incidenti, le cadute, il taglio delle dita, e via e via e via, sono elementi esterni che accadono affinché, da questo accadimento, voi possiate arrivare a comprendere qualcosa di voi stessi. 

Voi parlavate prima della persona che si taglia e dicevate: “anche quello è psicosomatismo, perché…” e avevate fatto tutto un ragionamento sopra; ricordate, no? È vero che si può considerare che sia uno psicosomatismo; ma meglio ancora sarebbe dire che quello è “l’effetto” di uno psicosomatismo.
È qua forse che sbagliate nell’impostare il discorso: che l’effetto sia drammatico, una caduta o qualcosa del genere, d’accordo, ma che la caduta sia uno psicosomatismo su questo non posso essere d’accordo. È l’innesco dell’azione che poi porta a una reazione con l’ambiente esterno tale per cui succede qualcosa di sgradevole ed è quindi questo innesco che può essere definito psicosomatismo, non l’avvenimento in se stesso.

D – È la mancanza d’attenzione che provoca la caduta.

O la mancanza d’attenzione o, per fare l’esempio della caduta, qualche cosa che turba talmente l’individuo che in quel momento sta camminando che i suoi automatismi di “camminata” non gli permettono di porre abbastanza attenzione o non sono altrettanto efficienti come al solito, per cui inciampa e cade; ma la caduta in se stessa – ripeto – non è uno psicosomatismo.

D – Psicosomatismo è un particolare rapporto tra la mente e il corpo…

Io lo renderei ancora più veritiero ed efficace se ritenessi lo psicosomatismo un rapporto tra ciò che non si ha compreso e ciò che si vive con il corpo.

D – Quindi è sempre un disequilibrio delle energie, delle vibrazioni, o no?

Ma, sai, dire disequilibrio può essere anche inteso in maniera negativa… lo psicosomatismo – se ci pensate bene – non è così negativo così come voi lo vivete.
Lo psicosomatismo ha una funzione ben precisa che è utile, interessante e importante per tutti voi: quella di porre l’accento su qualcosa che riguarda voi stessi; quindi, che sia un disequilibrio senza dubbio è vero (d’altra parte, tutta la vostra evoluzione va avanti a forza di disequilibri, altrimenti non procedereste) però non ha quella connotazione negativa che voi sareste portati a evidenziare allorché vivete lo psicosomatismo, perché certamente reagite alla sofferenza, il vostro Io reagisce e chiaramente vivete quanto vi sta accadendo con sofferenza.

Naturalmente l’uscio da sbattere in faccia allo psicosomatismo porta sempre sopra la scritta non ‘Entrata’ e non “Uscita”, bensì “Conosci te stesso”. Nel momento in cui avete un sintomo psicosomatico, state vivendo una malattia, sentite nascere, insorgere una malattia, un problema fisico di qualche tipo, la cosa migliore è cercare, intanto, di vedere se vi è qualche elemento per cui voi interiormente, desiderate essere malati; magari… che so io… per attirare l’attenzione, o per punirvi per determinati comportamenti, o per sfuggire una realtà che vi è sgradevole, e via e via e via.

D – Nel caso di bambini molto piccoli, che ad esempio sviluppano delle allergie, quindi non si può pensare che sia il mentale che ha tutte queste cose che dicevamo per l’adulto… che cos’è allora che fa ammalare i bambini?

Direi che anche i bambini piccoli hanno un loro mentale, comunque sia.

D – Quindi anche loro possono avere un rifiuto di fare o subire qualche cosa.

Anche loro possono avere queste reazioni, così come l’adulto; ciò non toglie che resta il fatto da considerare che queste allergie, o cose del genere, sono anche dovute alle influenze dell’ambiente. Ricordatelo sempre che, comunque, l’ambiente influisce. Che poi il bambino reagisca meglio o peggio rispetto agli altri a questo tipo di energia, a quel punto può voler dire molte cose. Per un bambino non è mai facile capire quale sia la direzione in cui osservare dal punto di vista psicosomatico; potrebbe essere una mancanza d’affetto, ad esempio.

D – Va bene; allora poniamo lo stesso luogo e 10 bambini, di cui 5 si ammalano e 5 no, nello stesso ambiente fisico.

Questo significa che ci sono 5 bambini che sono più predisposti a reagire allergicamente a un certo tipo di sostanza, ad esempio.

D – Ma non “soltanto” questo. Non è soltanto una questione chimica.

Non soltanto; non c’è mai una causa sola per una reazione, questo senza ombra di dubbio. Vi sarà, poi il bambino che reagisce allergicamente per attirare l’attenzione (come dicevamo) oppure il bambino che reagisce allergicamente perché… che so io… i genitori stanno vivendo un momento difficile e quindi cerca in qualche modo di concentrare l’attenzione su se stesso stemperando i loro problemi in quel modo. Questo non presuppone un ragionamento del bambino sulla situazione che sta vivendo, ma una reazione del bambino alla situazione.

[…] Certamente sarebbe necessario formare una coscienza anche ambientale maggiore, più vasta, più sentita da parte di tutta la popolazione, però questa coscienza ambientale, questo nuovo modo di vivere diverso, rispettando l’ambiente e inserendosi nell’ambiente, invece che opporsi a esso, si dove formare per forza di cose attraverso una comprensione individuale, una conquista individuale, e non è molto facile aspettarsi che questa conquista, questa formazione individuale, questa comprensione individuale avvenga da un momento all’altro nel giro di pochi anni.

D – Comunque io ritengo che dovremmo modificare la nostra coscienza attraverso l’attenzione e la sensibilità che queste cose sollecitano.

Ma non puoi modificarla attraverso l’attenzione e la sensibilità: puoi modificarla soltanto attraverso la comprensione. Tu puoi stare attento finché vuoi, ma se non comprendi quello su cui stai attento il tuo comportamento porrà in essere sempre gli stessi errori.

D’altra parte, se bastasse l’attenzione, i vostri mezzi di comunicazione, le vostre televisioni non fanno altro che portare l’accento su questi problemi ambientali, ecologici che ci sono sul vostro pianeta, ma non sembra che siano serviti poi a molto, alla fin fine; né alle classi politiche né, tanto meno, alle persone comuni.

D – Sì, ma parlare di un problema significa già far scattare dentro di noi dei meccanismi, quando noi siamo sulla stessa lunghezza d’onda.

L’attenzione certamente è utile, però non basta l’attenzione, ci vuole la comprensione.

D – Quindi è sul piano akasico che deve venire questo aumento di coscienza generale?

[…] Vedete, un discorso che riguarda l’intera razza umana sul pianeta Terra, così ampio, così importante come quello dell’inserimento nell’ambiente in modo non traumatico né per la persona né per l’ambiente, questo argomento può essere raggiunto e compreso soltanto allorché buona parte dell’umanità avrà raggiunto una certa evoluzione e sarà stata a contatto con un certo tipo di archetipo che muove in quella direzione il sentire degli individui. 

Voi vi ci state avvicinando, stato andando verso l’avvertire questo archetipo, state incominciando ad avvertire la necessità di passare ad un archetipo più ampio rispetto a quelli che avete vissuto fino a questo momento, però è una cosa che richiederà del tempo e che richiederà – ripeto –  che buona parte dell’umanità attuale abbia raggiunto un certo tipo di evoluzione. A quel punto le cose si avvicenderanno, andranno avanti, in modo molto più veloce di quanto vadano avanti in questo momento.

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2 commenti su “Psicosomatismi: il riflesso sul corpo del non compreso [67.1focus]”

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