Carattere e personalità 7: il temperamento [A16]

C’è un’altra questione che mi sembra non sia stata capita: il discorso della Vibrazione Prima, se nasceva prima o nasceva dopo, cos’era che modificava il Dna, e via dicendo. La situazione, detta in termini semplicissimi, è questa: la Vibrazione Prima cosa fa? Influisce sul corpo akasico.

Il corpo akasico è quello che, sotto l’influenza della Vibrazione Prima alla ricerca della comprensione totale, influenza la costituzione dei corpi che le servono per fare esperienza, e quindi attiva il DNA per avere quel tipo di carattere, quel tipo di predisposizione e quindi quel tipo di personalità.

Praticamente è il corpo akasico che attiva il DNA ma, andando a livello superiore, ovviamente il corpo akasico è spinto dal richiamo della Vibrazione Prima. Quindi, non vi è una dicotomia tra quello che fa la Vibrazione Prima e quello che fa il corpo akasico; la Vibrazione Prima permea tutto ed è chiaramente il motore di tutta la Realtà.

D – La manipolazione da parte della scienza umana del DNA per cercare di modificare quelle che si chiamano «tare ereditarie», è una fatica inutile perché tanto il DNA soggiace ad altre regole…

Non è una fatica inutile e, col tempo, se usata nel modo giusto, vedrete anche i risultati e l’utilità della cosa. Il problema è che, senza dubbio, sarà impossibile fare una codifica di questo tipo d’intervento che abbia sempre gli stessi risultati, perché ci sono chiaramente degli elementi che sfuggono all’insieme dei meccanismi che regolano l’attivazione o la disattivazione di determinati geni. Senza contare che, ovviamente, dietro c’è il problema karmico e molte volte non sarà possibile intervenire o, quando l’intervento sarà fatto, non darà gli effetti che ci si aspettava.

D – C’è una modificazione continua del DNA che può rimettere a posto, per esempio, la modifica fatta dalla scienza.

Anche, ma non vorremmo che ci confondessimo coi termini: non è che il DNA si modifica, cambia la sua attivazione o meno di determinati geni!

[…] D – Mi sembra quasi che, se non avessimo l’Io, nei confronti della personalità riusciremmo ad acquisire un sacco di elementi, mentre l’Io blocca questa cosa.

Ma, a parte il fatto che l’Io è una creazione inevitabile, quindi non è che si possa dire «se non avessimo l’Io»; l’Io ci deve essere per forza perché nasce dallo scontro della reazione dei corpi dell’individuo con la realtà, però ha una sua utilità.
Come tutte le cose che frenano, pensate ai vari Comandamenti: ce ne sono alcuni che sono decisamente stupidi come Comandamenti, visti con l’occhio dell’uomo di oggi, eppure nel passato avevano una loro logicità, una loro utilità.

Lo stesso vale per l’Io; l’Io ha la funzione – pur non esistendo – di far sì che l’individuo non cerchi di assimilare o di comprendere troppo alla svelta e più velocemente di quanto può assimilare; perché rendetevi conto che al corpo akasico non arriva un dato o due dati, ma arriveranno milioni di dati.

Tanto è vero che, se ricordate, avevamo detto che il sonno è necessario per poter fermare un attimo l’acquisizione di dati e permettere che finiscano di rifluire fino al corpo akasico per la comprensione. E l’Io, in qualche modo, costituisce anche un filtro per permettere la più adatta possibilità di comprensione per l’individuo; senza contare poi tutte le altre tematiche che smuove la presenza dell’Io e che sono necessarie per affrontare le esperienze che, altrimenti, l’individuo non si sognerebbe neppure di affrontare!

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D – Riguardo al discorso «Io, personalità e carattere», l’aspetto «temperamento» di un individuo…

Bisogna vedere un attimo che cosa intendi per «temperamento». Il temperamento può essere considerato un modo di esprimersi, più che un modo di essere. Se lo consideriamo in questo modo, il temperamento non è altro che la messa in atto di quella che è la personalità e, quindi, il carattere. Il temperamento può essere considerato il modo di essere messa in atto la personalità sotto l’influenza del carattere.

D – Per cui il temperamento non si può modificare?

Certo che si può modificare! Il temperamento nasce dallo scontro tra il carattere e quello che l’Io desidera, ad esempio. La personalità dell’individuo e il suo Io possono entrare in conflitto, come accade molto spesso; e, a quel punto, allora cosa entra in gioco? Entrano in gioco le vere incomprensioni che ha l’individuo, sono quelle che l’individuo deve riuscire a trovare per mettere in atto il comportamento migliore nelle situazioni che sta vivendo.

D – Ma, all’atto pratico, quando ci dici: «mettete in pratica quello di cui stiamo parlando, in modo che non rimanga solo teoria», nel pensarci nel nostro quotidiano, essere, agire, fluire di emozioni, di azioni, di reazioni messe in atto e non messe in atto, come facciamo a distinguere: questo è carattere, questa è personalità, questo è Io?

[…] Allora, prendiamo questo elemento come esempio: la persona curiosa. La persona curiosa, indubbiamente, ha la curiosità come elemento attivo all’interno del suo carattere; questa curiosità però poi si deve manifestare sul piano fisico; giusto? Come si manifesterà? Si manifesterà modulata dall’Io dell’individuo; quindi potrà essere accentuata, insistente, repressa, eccessiva…

Ora, quello che noi vi chiediamo di fare è «semplicemente» – tra virgolette, perché non vi è mai niente di semplice per quello che riguarda la coscienza e la comprensione – è di stare attenti a voi stessi e cercare di rendervi conto quando veramente quello che fate fluisce spontaneo e libero, quindi proviene direttamente dal vostro carattere e dalla vostra coscienza, e quanta parte, invece, di quello che fate proviene da tentativi di modificare la realtà secondo i desideri dell’Io. Sembra difficile, ma non è poi così difficile!

D – Scifo, scusa; faccio molta fatica a riconoscermi negli archetipi transitori di questa società. Non è sofferenza, è «insofferenza»! È un aspetto caratteriale, questo, non della personalità.

Beh, in parte sì, ma in parte è anche una posizione abbastanza normale quando si arriva al termine della sperimentazione di un archetipo. Se ricordate, quando abbiamo parlato degli archetipi transitori avevamo detto che, all’interno di un archetipo transitorio, le coscienze delle persone legate a questo archetipo si collegano in varie fasi per sperimentare tutto l’archetipo.

Quando si arriva verso la fine della sperimentazione di quel tipo di archetipo, allora incomincia l’insofferenza perché si sente che quel tipo di archetipo deve essere abbandonato perché non soddisfa più abbastanza. Ecco quindi che, al di là della componente caratteriale, entra anche in gioco questa insofferenza verso un archetipo che si incomincia a sentire non più utile per se stessi.

D – Il che però non significa che l’archetipo abbia esaurito la sua funzione a livello più ampio!

Certamente. Probabilmente sta esaurendo la sua funzione per quell’individuo, ma gli altri individui collegati e che tengono in vita quell’archetipo hanno ancora bisogno che influenzi le loro azioni, il loro modo di esprimersi nella realtà.

D – Però il fatto che alcuni individui arrivino a un livello di fastidio, di insofferenza, questo già di per spinge alla modifica di quell’archetipo verso un qualcosa di differente, oppure dobbiamo aspettare un altro giro di vita?

Diciamo che spinge l’individuo, solitamente, verso l’aggancio con un’altra serie di archetipi transitori, che gli tornano più utili. Questo è il caso, molte volte, dei ribelli famosi della società, che però molto spesso si tende poi a idealizzare troppo, a considerare come persone eccezionali – che so io? – un Che Guevara; mentre era semplicemente una persona con dei grossi problemi che, senza dubbio, aveva anche la coscienza di una buona evoluzione, però non riusciva ancora a comprendere che l’archetipo che stava vivendo lo portava a vivere in maniera eccessivamente violenta, per esempio.

D – Io volevo tornare un attimo sul carattere. Se io sono fatta in una certa maniera, ho certe predisposizioni, quindi le mie esperienze di vita devo in qualche maniera, attraverso la personalità, esprimerle in quella maniera, con queste predisposizioni…

No, qua c’è una piccola inesattezza. Il carattere che ha l’individuo significa che l’individuo può esprimere quelle caratteristiche, non che «deve» esprimerle, il modo espressivo è poi dettato dal resto. Cioè, quello che hai inscritto nel carattere non ti dice «come» esprimere le caratteristiche.

Il carattere – te lo ripetiamo, allora – il carattere è la base sulla quale costruite la vostra vita; è la base con la quale voi vi manifestate all’interno del piano fisico. Questa è la base, però questa base viene poi modificata – trasformandosi in personalità – nelle azioni che voi fate, come voi interagite con il resto della realtà.

Quindi, che tu abbia caratterialmente la spinta di diventare un divo del pallone e non riesca a metterla in atto e finisca poi per vivere una vita da muratore, in realtà non sposta assolutamente la situazione perché il tuo carattere, comunque sia, viene espresso egualmente; probabilmente la tua personalità esprimerà questo desiderio inespresso (irrealizzato?) attraverso problemi di qualche tipo, che manifesterai come personalità o come reazioni, e via e via e via.

Tempo fa vi dicevamo: «parlate al vostro Io»; ricordate che ve lo avevamo detto? Ecco, questo intendevamo. Non ritenete il vostro Io un nemico, ma ritenetelo uno strumento che vi serve per comprendere e, quindi, a quel punto, invece di osteggiarlo, cercate di farlo diventare utile.

D – Scusa, Scifo, io volevo tornare un po’ sul discorso dell’ «osservazione passiva»; quindi significa in qualche maniera non permettere al nostro Io di giudicare come siamo, più che altro, ma accettare il nostro carattere per quello che è, anche se ci sono degli aspetti che non ci piacciono più di tanto?

No. Tu non devi intervenire, devi solo osservare. Non devi influire sull’Io mentre fai osservazione passiva, non serve a niente se si influisce! In che modo influiresti sull’Io? Usando l’Io.

Per voi è difficile da comprendere perché è molto lontana da quella che è la tradizione di pensiero occidentale. Certamente, in certe filosofie orientali sarebbe più facile far comprendere questo tipo di concetto, ma un po’ alla volta vedrete che ci arriverete, avete tante vite per arrivarci!

Ricordate una cosa: mentre noi facciamo questi discorsi, il vostro Io è in allarme, quindi tutte le cose che non riuscite a capire, molte volte sono tali perché il vostro Io si rifiuta di farvele capire!

Annali 2008-2017

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2 commenti su “Carattere e personalità 7: il temperamento [A16]”

  1.  “l temperamento può essere considerato il modo di essere messa in atto la personalità sotto l’influenza del carattere.
    […] La personalità dell’individuo e il suo Io possono entrare in conflitto” […]Entrano in gioco le vere incomprensioni che ha l’individuo, sono quelle che l’individuo deve riuscire a trovare per mettere in atto il comportamento migliore nelle situazioni che sta vivendo.”

    Questi i passaggi principali riguardo al temperamento. A seconda delle comprensioni raggiunte la spinta che proviene dalla coscienza e che si traduce nel carattere avrà la possibilità, più o meno cristallina, di manifestarsi nella personalità.

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  2. Bene il concetto di temperamento, un tantino complicato tenere a mente le interrelazioni tra le varie componenti :
    Carattere, personalità, io, temperamento.

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