Cultura, corpo mentale, comprensione (cm5)

Da quello che ho detto in precedenza sembra che io attribuisca un ruolo di poca importanza alla cultura.
Non potreste pensare niente di più sbagliato: la cultura è un’acquisizione importante per ogni essere umano perché gli fornisce gli strumenti per comprendere meglio, attraverso l’uso appropriato del suo corpo mentale, ciò che vive.

Inoltre, come ho accennato in precedenza, fornisce catene logiche, addentellati, possibilità di paragone, di connessione, di confronto con ciò che altri hanno detto o fatto nei secoli e che, magari, lui non ha mai esperito.

Se prendessimo un evoluto e gli facessimo vivere una vita situata in un ambiente culturalmente molto povero, teoricamente sarebbe un individuo che vive una vita tra le più infelici ed inutili perché gli verrebbero a mancare i mezzi per esprimere il suo livello evolutivo (anche se, come sempre accade in ogni incarnazione, l’evoluzione personale viene espressa soltanto in maniera limitata rispetto all’evoluzione reale posseduta).
Questo è vero solo teoricamente, però, e vorrei spiegarvene i motivi.

Innanzi tutto ogni individuo che si incarna lo fa nel tempo e nel luogo più adatti ad esprimere il proprio livello evolutivo.
In secondo luogo non dovete pensare che la vostra cultura sia data soltanto da ciò che avete appreso nel corso della vita corrente: il concetto di cultura andrebbe considerato, in realtà, molto più vasto e complesso, e dovrebbe abbracciare tutto quello che l’individuo ha imparato e conosciuto nel corso delle sue varie vite.

Infatti, ciò che è stato sperimentato e che si è appreso durante le varie reincarnazioni non è andato perduto ma ha lasciato, all’interno del corpo akasico dell’individuo, quelle tracce importanti e insostituibili che noi abbiamo definito comprensioni e che sono essenziali alla costituzione e a all’allargamento della coscienza, del sentire dell’individuo e, di conseguenza della sua evoluzione.

In altri termini: se si può affermare che il cervello del neonato, nei primi momenti di vita può essere considerato una «tabula rasa» (cioè privo di cognizioni), lo stesso non si può affermare per il corpo mentale che, per la sua vicinanza al corpo akasico che «gestisce» la sua costituzione, ritrova facilmente gli allacciamenti con ciò che ha appreso e compreso nelle vite precedenti, dando luogo ad una base su cui il nuovo individuo incarnato andrà ad aggiungere le nuove conoscenze e comprensioni che incontrerà nel corso della vita che si troverà a dover vivere.

Questo spiega determinate «inclinazioni» dell’individuo: per esempio chi ha trascorso una vita studiando musica può, nelle vite successive, mostrare una particolare facilità per tutto quello che riguarda la musica, trovando in capacità insospettate o particolare velocità di apprendimento (sarebbe meglio dire di riapprendimento) in quell’ambito.
Non dimentichiamo che il corpo mentale si costituisce certamente in base alle necessità evolutive dell’individuo nel corso della vita che va a vivere, tuttavia raccogliendo il tipo di materia mentale che l’evoluzione raggiunta (e quindi anche la conoscenza) gli permette di attrarre a sé.

Dire – come talvolta viene detto – che il corpo akasico «ordina» la costituzione di un particolare corpo mentale può, forse, trarre in inganno: è probabilmente più esatto dire che il corpo mentale si costituisce, ad ogni incarnazione, grazie alle sollecitazioni vibratorie dei bisogni di comprensione dell’akasico in maniera tale che viene data preminenza alla raccolta di quel tipo di materia mentale che può essere più valida nell’aiutare, appunto, a raggiungere le comprensioni di cui l’akasico sente la mancanza.

Vediamo di fare un esempio pratico. Supponiamo che l’individuo che si deve incarnare abbia necessità di comprendere che non è la cultura la cosa più importante della vita.
Sotto la spinta delle vibrazioni akasiche possono esservi – per non complicarci troppo le cose – almeno due diverse possibilità (ricordate, naturalmente, che stiamo semplificando molto le cose: non vi è mai un solo fattore vibratorio di richiesta akasica, ma molteplici, ed essi si combinano dando vita a un corpo akasico che risponde a tutti questi molteplici fattori a seconda dell’urgenza o dell’importanza delle cose da comprendere).

1- In un primo caso il corpo mentale raccoglie in sé principalmente materia dei sottopiani mentali superiori, quelli più rarefatti e preposti al ragionamento, fornendo così l’individuo che nasce di un corpo mentale portato a conoscere, a correlare, a paragonare, portato, cioè, a fare della cosiddetta «intelligenza umana» il perno, il motore della propria esistenza. E’ evidente che, possedendo un corpo mentale di tale genere, la sua vita sarà portata verso la sperimentazione delle proprie capacità mentali con la tentazione di considerarle il mezzo principe per agire nelle giornate. Ciò lo potrebbe portare alla comprensione che il ragionamento, la cultura, la conoscenza da soli non bastano a rendere l’individuo migliore.

2- In un secondo caso potrebbe accadere, invece, esattamente l’opposto: il corpo mentale si costituisce (sotto la spinta di altre necessità ritenute dall’akasico probabilmente primarie) raccogliendo materia dai sottopiani più densi del mentale, quelli a cui fanno capo la vita istintiva e la reattività fisiologica e fisica.
In questo caso l’individuo non avrebbe «l’intelligenza» adatta per occuparsi più che tanto della cultura e della conoscenza, ma potrebbe arrivare a comprenderne l’utilità e la necessità in determinati aspetti della vita; ecco che così potrebbe arrivare a rendersi conto – come nell’altra ipotesi che abbiamo fatto – che l’individuo ha necessità di tutte le sue componenti e che nel momento in cui ne adopera una sola a scapito delle altre crea una disarmonia e, quindi, una maggiore difficoltà di comprensione per l’akasico che riceve dati parziali, poco collegabili agli altri che gli giungono, inducendolo a rinviare le vibrazioni di richiesta di maggiori informazioni utili ad una vita successiva.

Tutto questo sta a significare che può accadere, per assurdo, che l’individuo di ottima evoluzione non abbia un corpo mentale tale da brillare per «intelligenza» agli occhi degli altri uomini che l’osservano.
Questo significa ancora che (lo abbiamo già accennato in precedenza, ma essendo un elemento la cui comprensione è basilare ci tengo a ripeterlo) è difficile giudicare l’evoluzione di un individuo incarnato sulla scorta di come si comporta nel corso della vita perché, certamente, non mostra tutta l’evoluzione che possiede ma soltanto quella che riesce a farsi strada nelle materie che compongono, in quel momento, i suoi corpi transitori.

Ai fautori della conoscenza non posso che rivolgermi ricordando loro che, come dicono sovente le Guide, conoscere non significa aver compreso. Se così fosse la via verso la Verità sarebbe semplicissima e ben delineata: basterebbe leggere per tutta la vita immagazzinando dati su dati.
Certamente avere una base ben articolata di conoscenza aiuta il corpo mentale a ben strutturare, a sua volta, i dati che gli provengono dall’esperienza fisica, ma non basta a dargli la comprensione di quello che sta vivendo. E ne è dimostrazione la vita «sconsiderata» o poco «intelligente» di molti dei cosiddetti «geni» della scienza.

A coloro che si dimostrano ansiosi di conoscere, nella speranza di fare più presto a comprendere, dico invece che la comprensione non è una formula matematica: inserisco una conoscenza e da essa ricavo una comprensione! Molte volte le conoscenze sono errate, sono incomplete, sono illusorie, si contrastano tra di loro, cosicché è lecito affermare che è meglio conoscere poco e ottenere da questo poco una piccola ma sentita comprensione, piuttosto che conoscere molto e, magari, non ottenerne alcuna.

A chi cerca, invece, di conoscere la Verità suprema ricordo che la strada verso di essa è costruita sui mattoni costituiti dalle piccole comprensioni di tutti i giorni, e che ogni piccola comprensione quotidiana trascurata nella ricerca della Verità suprema, non fa altro che rendere questa Verità più lontana, irraggiungibile e impossibile da comprendere anche se non da conoscere.

Ma la conoscenza – e questo lo ricordo a tutti – da sola non basta a dare evoluzione. Andrea


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2 commenti su “Cultura, corpo mentale, comprensione (cm5)”

  1. La prima parte del post, quando spiega la differenza tra il cervello di un neonato e il suo corpo mentale, mi ha fatto pensare a mia figlia minore. Lei fin da piccolissima ha avuto una particolare attenzione a non sprecare acqua, segno tangibile di una comprensione già acquisita…
    Interessante anche l’esempio pratico e infine credo che molti di noi abbiano sperimentato la differenza tra conoscere e comprendere.

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  2. E’ importante sapere che i mattoni della comprensione si accumulano attraverso le piccole comprensioni di ogni giorno.

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